“Ma cosa intendiamo per terzo settore?” Partito il cammino della riforma
ROMA – Pronti, partenza, via: è davvero iniziato il cammino parlamentare della legge delega sulla riforma del terzo settore. La discussione sul testo approvato dal Consiglio dei ministri dello scorso 10 luglio ha preso il via ieri pomeriggio, 1° ottobre, in Commissione Affari sociali a Montecitorio e qui proseguirà nelle prossime settimane, in sede referente.
L’esordio si è concretizzato in una seduta di trenta minuti interamente dedicata alla relazione introduttiva presentata da Donata Lenzi, capogruppo Pd in Commissione e appunto relatrice del provvedimento. Un documento di 12 pagine in cui si ripercorre il senso e il contenuto del ddl delega ma nel quale si possono anche individuare alcuni spunti sui primi emendamenti che saranno presentati al testo nel corso delle prossime sedute, ad iniziare dall'invito ad arrivare ad una definizione di cosa si intenda per ‘terzo settore”.
box “Proseguiremo certamente l’esame del testo la prossima settimana – ci dice la relatrice, raggiunta all'indomani della prima seduta – e poi ancora continueremo nelle successive, tanto più che anche in audizione il ministro del Lavoro e Politiche sociali Giuliano Poletti ha sollecitato tempi rapidi: mi rifiuto invece di indicare un termine perché in questo momento è davvero prematuro”. Il governo ha in effetti sempre auspicato tempi rapidi ma “la discussione non è neanche iniziata – afferma Lenzi – e al momento non so quali siano le posizioni dei colleghi: penso allora che dobbiamo fare il prima possibile e che non dobbiamo fare opera di ostruzionismo occulto. Ci metteremo tutto l’impegno possibile, ma questa è la prima lettura e bisogna tenere conto che ci sono anche tante richieste di audizione e di partecipazione al confronto: questa parte non si può comprimere”.
“E’ chiaro – dice invece Lenzi sul merito del provvedimento – che una delega rimanda sempre a dei provvedimenti successivi, e quindi molte cose vengono chiarite solo in un secondo momento, ma la direzione di marcia deve essere già scritta nella delega: peraltro, se è vero che non sempre le deleghe hanno una giustificazione, è altrettanto vero che in questo caso la delega è necessaria perché sono talmente tanti i punti da coordinare e da prendere in considerazione che se un Parlamento tentasse di farlo, non finirebbe mai”. Ciò detto, precisa la relatrice, vi sono alcuni punti “nei quali a mio giudizio va messa qualche parola in più per indicare la direzione di marcia, sapendo che non potremo scrivere tutto ma che qualcosa va aggiunto”.
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