"Mai più soli", così i ragazzi stranieri trovano accoglienza nelle famiglie italiane
ROMA – “All’inizio pensi solo ad arrivare. Poi inizi a chiederti: adesso, dove mi portano? Al centro per minorenni eravamo tanti ragazzi senza genitori. Avevo 17 anni, un giorno, mi dicono, dovrò andar via. Avevo paura di diventare maggiorenne. Alcuni amici sono finiti per strada”. Amadou è arrivato in Italia due anni fa come minore non accompagnato. La sua storia è simile a quella degli oltre 15mila minorenni stranieri sbarcati da soli nel nostro paese dall’inizio dell’anno. Proprio come lui questi minori, poco più che ragazzi, intraprendono una traversata pericolosa per costruirsi una vita più dignitosa in Europa. Un percorso scandito spesso dalle stesse tappe: il viaggio a piedi e su mezzi di fortuna fino al Niger; il tratto di rotta nel deserto - chiamato la “strada verso l’inferno” - per raggiungere la Libia, dove più del 90 per cento dei migranti subisce violenza e tortura, in in luoghi di detenzione e sequestro; la traversata del Mediterraneo su un gommone; l’arrivo, per i più fortunati, in Sicilia. Ma la vita di Amadou in Italia ha preso una direzione diversa, una strada che l’ha portato ad incrociare Marianna, Marco e la loro figlia Isabella. Dopo un anno in un centro per minori, e una breve parentesi in una struttura per adulti, Amadou è stato accolto, dalla famiglia Mengoni, con cui vive da circa un mese. La sua è una delle prime esperienze del progetto Mai più soli, promosso da Refugees Welcome Italia e Cidis Onlus, assieme ad Asgi, Cooperativa Nuovo Villaggio, Comune di Corigliano calabro e Comune di Mugnano, con l’obiettivo di sperimentare nuove modalità di accoglienza per i minori stranieri non accompagnati. Dedicato ai neo-maggiorenni, il progetto, è uno dei primi in Italia ad occuparsi di questo particolare target.
Come funziona. Nello specifico, Mai più soli prevede la possibilità per i ragazzi arrivati come minori non accompagnati di essere ospitati in famiglia una volta diventati maggiorenni. “Abbiamo pensato a questo target perché spesso i ragazzi, al compimento della maggiore età, si trovano in una condizione di grande vulnerabilità. Devono infatti lasciare le strutture dove sono ospitati – spiega Fabiana Musicco di Refugees Welcome -. La nostra idea è di mettere in campo un’accoglienza in famiglia, che prevede un’ospitalità di sei mesi e che ha l’obiettivo di sostenere i ragazzi e accompagnarli verso l’autonomia”. Le famiglie possono mettere a disposizione la loro casa, candidandosi sul sito Welcome Refugees. “Noi facciamo innanzitutto una valutazione di idoneità della famiglia – spiega ancora Musicco -. Poi facciamo formazione, spieghiamo cioè chi sono questi ragazzi, che cosa hanno alle spalle e capiamo se la famiglia se la sente. Una volta decisa l’accoglienza, accompagniamo la famiglia in tutto il percorso con un’équipe multidisciplinare”. L’idea è quella di costruire un modello da presentare alle istituzioni, che sia replicabile in diverse città. Per i neomaggiorenni, oltre all’accoglienza in famiglia, saranno avviate pratiche di “alloggio leggero” ovvero accoglienza in strutture turistico ricettive co-gestite dagli stessi ragazzi. Trasversalmente vengono condotte campagne di informazione e sensibilizzazione, interventi di advocacy e tutela legale. Per ora Mai più soli è sostenuto dai comuni Corigliano Calabro e Mugnano. Ma le regioni in cui è prevista la realizzazione sono Campania, Umbria, Lazio, Calabria e Veneto. “Pensiamo di chiedere anche al comune di Roma – aggiunge Musicco –L’obiettivo è costruire reti solide che restino per rafforzare il sistema di accoglienza dei minori soli. Questo progetto si iscrive nel percorso tracciato già dalla recente Legge Zampa. Quello che deve essere chiaro è che ospitare un ragazzo in casa non può essere inteso come un arricchimento per le famiglie. Noi diamo un piccolo sostegno di 300 euro ma che serve per le spese vive: dalla tessera dell’autobus alle medicine. Oppure può essere utilizzato per far frequentare qualche corso. Recentemente uno degli accolti ha chiesto di poter prendere la patente, per esempio”.
- Il contesto di riferimento. Sono migliaia i minorenni soli giunti in Italia: 15.648 quelli sbarcati sulle nostre coste da gennaio al 18 dicembre 2017, 18 mila quelli censiti dal sistema di accoglienza italiano. Sono ragazzi, la maggior parte di età compresa fra i 14 e i 17 anni, con alle spalle storie drammatiche, segnate dal distacco dai propri famigliari e dal pericoloso viaggio intrapreso per arrivare in Europa. Una fragilità che rischia di crescere col tempo, in particolare al compimento della maggiore età: diventare maggiorenni è spesso un salto nel buio e l’inizio di una fase di nuova incertezza che rischia di vanificare i passi in avanti nel difficile percorso verso l’inclusione nel paese che li ospita. A 18 anni, i ragazzi arrivati in Italia soli, sono costretti a lasciare i centri per minori che li hanno accolti per essere trasferiti, se nel frattempo hanno inoltrato domanda di asilo, in centri per adulti spesso poco idonei alle esigenze di un adolescente e geograficamente lontani dal posto in cui hanno vissuto sino a quel momento. Il rischio, in questo caso, è di essere nuovamente sradicati e perdere gli affetti e le abitudini faticosamente costruiti: gli amici, la scuola, gli operatori. Nella peggiore delle circostanze, invece, per questi ragazzi non c’è alcuna alternativa ad attenderli all’uscita dai centri per minori: si ritrovano soli, senza un posto dove andare, diventando facile preda del circuito dello sfruttamento.
La campagna. Mai più soli fa parte dell’iniziativa Never Alone, per un domani possibile, finanziata dalle fondazioni italiane allo scopo di promuovere in Italia percorsi di inclusione per minori non accompagnati e giovani stranieri. Never Alone, per un domani possibile si inserisce nel quadro del programma europeo Epim “Never Alone – Building our future with children and youth arriving in Europe”. (ec)