"Matti a cottimo", ecco com’è la vita all’interno del Mad Pride di Torino
TORINO - C’è Simone Sandretti, che sogna “uno Stato di mille metri quadri in cui la pazzia sia legale”, e nel frattempo se ne va in giro a reclutare matti per le vie di Torino. E Luca Atzori, che crede che in fondo la gente “abbia bisogno della follia, delle persone moleste, perché permettono agli altri di mantenere le proprie certezze”. E c’è Cosimo Cavallo, il pittore che urla nel parco del Valentino, e che a un certo punto ha preso a disegnare, con una penna bic, infinite variazioni dello stesso volto. Sono loro i “Matti a cottimo”, protagonisti dell’omonimo documentario diretto da Mauro de Fazio e dallo stesso Sandretti, che racconta un anno vissuto all’interno del Torino Mad Pride, il collettivo di utenti, operatori e attivisti dell’anti-psichiatria che da tre anni organizza l’omonima marcia per l’orgoglio dei folli.
Girata nell’arco di due edizioni della parata, tra l’estate del 2013 e quella del 2014, la pellicola fotografa il periodo forse più intenso nella vita dell’associazione. Quello “Stato” che Sandretti sognava, ad esempio, si è manifestato nel maggio del 2014, con l’occupazione dei locali in disuso del Centro di salute mentale della Asl di via Gorizia, presto ribattezzati “Repubblica dei matti”. E ancora, i volti che Cosimo disegnava con la biro - e che, parole sue, non voleva “neanche vedere” - finirono in seguito sulle pagine dei giornali di mezza Italia, che in occasione della sua prima mostra azzardarono perfino paragoni col ben più celebre Antonio Ligabue.
- Tra tutto questo, ci sono le decine di riunioni, le iniziative artistiche (Atzori e Sandretti sono entrambi drammaturgi), i colloqui con gli psichiatri. E c’è soprattutto la ricerca di una dimensione e di un posto nel mondo che non si esaurisca nello stereotipo dell’“ex utente psichiatrico che vive di welfare”. Non a caso, gran parte del film è incentrata su quella che è stata la più significativa delle iniziative del Mad Pride: la creazione di una cooperativa di lavoratori (“Matti a cottimo”, per l’appunto), pensata per strappare alle fragili braccia dei servizi sociali quegli utenti “che ancora riescono a tirarsi su le braghe e a darsi da fare”. “Ciò che vogliamo fare - racconta alla telecamera Atzori - non è soltanto offrire un servizio. Cerchiamo di costruire un ambiente relazionale, in cui i soci possano smettere di vivere in una realtà parallela rispetto agli altri”.
E ancora, ci sono le crisi personali e i momenti di tensione, che a volte degenerano nel delirio tout court; perché se “Matti a cottimo” ha un pregio, è soprattutto quello di restituire il disagio psichico per ciò che è, senza edulcorazioni o paternalismi: un continuo susseguirsi di alti e bassi, che per Sandretti “non è però una malattia, ma una risorsa che richiede autodisciplina”. E se Simone Sandretti è, del resto, un utente di lungo corso, Mauro De Fazio ha lavorato per 15 anni come educatore nei servizi psichiatrici, e da sempre utilizza la videocamera “come strumento relazionale”: a loro si deve quello sguardo da “insider” che connota la pellicola, e che risulta prezioso in un momento in cui ognuno sembra voler dire la sua sul tema della follia. “Non è un caso - spiega De Fazio - se il film ha finito per ruotare soprattutto intorno alla continua lotta per l’autorealizzazione che accompagna la vita di queste persone, considerate improduttive da gran parte della società. Per i cosiddetti matti, il lavoro è molto più che un mezzo di sostentamento: loro più di altri sono coscienti dell’investimento emotivo che vi si ripone in quanto progetto di vita, proprio perché questo progetto gli è spesso negato”.
“Matti a Cottimo - Strategie di sopravvivenza” verrà proiettato alle 21.30 di stasera al circolo Arci “Officine corsare”, in occasione della Settimana della salute mentale, l’Ingresso è libero con tessera arci. Per informazioni leggi qui. (ams)