18 settembre 2017 ore: 09:43
Immigrazione

"Migranti continuano a morire sulle nuove e vecchie rotte per l'Europa"

Centinaia di persone, italiani e stranieri, a Palermo per dire no alla chiusura delle frontiere. Le richieste del Forum antirazzista: no alla criminalizzazione di migranti e ong, apertura delle frontiere, no agli accordi di morte e ai migranti relegati nei lager libici
Presidio antirazzista Palermo - 16 settembre 1

PALERMO - Sensibilizzare e informare  italiani e stranieri su quello che accade sull'altra sponda del Mediterraneo e sulle condizioni di forte fragilità pisico-fisica dei migranti che desiderano raggiungere l'Europa. Questo l'obiettivo del presidio antirazzista, organizzato a Palermo sabato a piazza Verdi davanti al teatro Massimo, che ha avuto una larga partecipazione, in cui il Forum antirazzista ha ribadito le proprie richiese al governo italiano e all'Unione europea: no agli accordi di morte e ai migranti relegati nei lager libici; no alla criminalizzazione dei/delle migranti e delle ong; apertura delle frontiere; sì alla redistribuzione delle risorse a garanzia dei servizi e dei diritti all'accoglienza degli immigrati; sì per una politica che metta al centro i migranti come persone e non come numeri.

"Mentre tutti i nostri rappresentanti governativi, da quelli italiani a quelli europei, plaudono alla riduzione dei flussi di arrivi - scrive in una nota il Forum antirazzista di Palermo -, uomini donne e bambini continuano a morire sulle nuove e vecchie rotte per arrivare in Europa, nel deserto e in mare, o intrappolati, subendo torture indescrivibili, nei lager libici. Plaudono i movimenti di estrema destra sdoganati da politiche che nulla hanno a che vedere con chi ha a cuore i valori della democrazia, della difesa dei diritti umani e della solidarietà. Si imbrigliano le organizzazioni che in questi mesi hanno cercato di riportare al centro i valori della solidarietà, del salvare vite umane, si costruiscono notizie, si soffia sul fuoco delle paure, si inventano misfatti inesistenti, si continua a mettere gli uni contro gli altri, si continua a esaltare l’insicurezza per continuare a fare alzare le barricate, a usare a volte anche violenza fisica farcita di intolleranza razzista. Non pensavamo si arrivasse a tal punto. Pensavamo che le basi democratiche del nostro Paese fossero più solide. Ci sbagliavamo".

Al centro della piazza, oltre ai cartelli e alla lista numerosa di tutti i migranti morti in mare, un giovane tunisino, bendato e con le braccia aperte, ha esposto un cartello con la scritta "Io mi fido di te. Tu ti fidi di me? Se sì abbracciami". L'iniziativa ha avuto notevole successo e in molti, soprattutto ragazzi e ragazze molto giovani, si sono stretti in un abbraccio forte. "Finalmente in questa città avviene qualcosa di veramente significativo - ci tiene a dire la giovane Roberta di 16 anni studentessa di un liceo linguistico -. L'accoglienza verso tutti deve essere la prima cosa su cui dobbiamo puntare. E' veramente inutile chiudere le frontiere perché sappiamo che gli immigrati sono persone come noi che hanno diritto a vivere nella nostra stessa maniera. E' inutile avere i pregiudizi non fondati perché la differenza non è dettata dal colore della pelle o dalla religione. Si vede che la maggior parte di loro sono buoni e pacifici e l'intolleranza non porta a niente".

Presidio antirazzista Palermo - 16 settembre 1

"Accogliere significa in primo luogo informarsi per superare pregiudizi e chiusure. La chiusura di tutte le frontiere - dice con forza Lassaad Fezzani, cuoco tunisino da 25 anni in Italia - sta uccidendo tante vite umane. Occorre ancora una volta dire no al grande egoismo dell'Europa alimentato continuamente da ignoranza e stupidità dettata dalla cattiva informazione, strumentalizzata soltanto a fini politici. Purtroppo c'è anche la memoria corta perché la gente dimentica quanti italiani, anni addietro, si sono spostati anche in Tunisia per cercare un lavoro. In alcune città tunisine ci sono quartieri che si chiamano 'la piccola sicilia'. Per non dimenticare anche gli altri italiani ormai in pensione che hanno deciso di stabilirsi sempre in Tunisia perché la loro retribuzione economica rende molto di più".

Al presidio di sensibilizzazione civile hanno partecipato parecchi giovani immigrati ospiti nei centri di accoglienza della città. "Ringrazio le associazioni della città per il grande lavoro di corretta informazione che fanno - sottolinea il giovane gambiano di 27 anni Batch, da un anno e sei mesi a Palermo che oggi lavora come mediatore culturale -. Grazie ai ragazzi dell'Arci, non sono rimasto solo perché sono stato aiutato e accompagnato a fare la richiesta di asilo dopo che la questura di Agrigento mi aveva dato il foglio di via che diceva che in 7 giorni avrei dovuto lasciare l'Italia. Queste manifestazioni per tutti noi sono davvero importanti perché, ognuno, al di là della propria storia e sofferenza personale, si sente sostenuto e supportato nel suo cammino di costruzione della nuova vita".

"E' molto bello che oggi siamo tutti e presenti ed uniti in questa piazza - afferma anche Kamal giovane ambulante marocchino - perché dobbiamo dimostrare che siamo tutti fratelli a prescindere dalla nostra religione o dal colore della pelle e per condannare tutti gli accordi disumani che sono stati firmati in Libia e con altri paesi africani. La soluzione vera deve essere lontana dalla discriminazione dei più deboli perché tutti devono essere messi in condizioni sicure, con i corridoi umanitari, di potere arrivare in Europa senza rischiare la vita in mare. Ricordo la Libia e so bene che ci sono aree di quel paese dove molti libici, armati e legati solo ai soldi, sono molto violenti ed intolleranti con gli altri fratelli immigrati. In questo momento, soprattutto in alcune città, quando parliamo di disumanità non riusciamo realmente ad immaginare le torture e le condizioni di violenza terribile di chi è schiavizzato nei centri libici". (set)

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