9 giugno 2015 ore: 12:00
Disabilità

"Mio figlio in carrozzina e gli amici prigionieri della metro". Nella Roma del Giubileo

Una mamma è esasperata. Sabato sera l'ennesimo episodio: “Per la seconda volta in meno di un mese, l'ascensore non funzionava per mancanza di operatori. E' questa la prassi, mi hanno detto: turno scoperto, ascensore fermo. Ho chiamato i carabinieri e dopo 45 minuti è arrivato l'operatore”
Disabile in metro a Roma

ROMA - “Per due volte, in meno di un mese, mio figlio è rimasto intrappolato sotto la stazione della metro A per 45 minuti, in attesa che un operatore arrivasse dal capolinea ad attivare l'ascensore: è intollerabile che nella Roma del Giubileo questa sia la vita dei cittadini con disabilità e delle loro famiglie”: Maria Pozzuoli è esasperata, “mio figlio cerca di conquistare la sua autonomia, ma dobbiamo lottare per ogni cosa, nessun diritto cvi viene garantito, dobbiamo faticare per tutto!”. Stamattina ha chiamato la segreteria del sindaco Marino e l'assessorato alla Mobilità, per rinnovare la sua denuncia: “parlando con il personale di stazione, ho scoperto che non è un caso, ma la prassi: se un turno in stazione resta scoperto, gli ascensori vengono disattivati per ragioni di sicurezza. E se una persona disabile scende dal treno, deve chiamare i carabinieri, o il capolinea della metro, per essere 'liberato'. Con un'attesa media di 45 minuti”.

A Luca, il figlio di Maria, era già accaduto meno di un mese fa: “Era uscito insieme ai suo amici dell'associazione 'Otto passi': sono andati a prendere la metro a Subaugusta e l'operatore di turno li ha avvertiti che, se fossero rientrati dopo le 19, avrebbero trovato l'ascensore chiuso, perché il turno era scoperto. E così è stato: non hanno fatto in tempo a rientrare prima, così hanno dovuto chiamare la stazione Anagnina e aspettare che da lì arrivasse un operatore per attivare l'ascensore. Hanno passato 45 minuti così, sottoterra, con un caldo soffocante”. Dopo quel primo episodio, subito la mamma si è attivata: “Ho parlato con Fabrizio Di Staso, responsabile del presidio del territorio di Atac, che si è detto stupito e mortificato e si è mostrato molto disponibile. Non sapeva che gli ascensori fossero aperti e chiusi su turnazione e mi ha promesso che non sarebbe più accaduto”. 

Ma sabato sera è acceduto di nuovo: “prima di partire da Subaugusta, hanno chiesto se al ritorno avrebbero trovato l'ascensore attivo e si sono sentiti rispondere che no, probabilmente sarebbe stato chiuso. Allora, per non dover attendere, prima di ritornare hanno chiamato Anagnina dalla stazione Flaminio. Ma quando sono arrivati a Subaugusta, l'operatore era già andato via. Allora siamo scese noi mamme e io ho chiamato il 113, che si è messo in contatto di nuovo con Anagnina e ha fatto tornare l'operatore. 45 minuti di attesa, con un caldo insopportabile. Ho richiamato nuovamente Di Stasio, sempre più mortificato. Però un'operatrice della metro mi ha detto che tutti lo sanno, dipendenti e responsabili, ma fanno finta di non sapere: l'ascensore chiude, quando manca il personale. Allora mi chiedo: è possibile che Roma, la città del Giubileo, non consenta ai suoi cittadini disabili di muoversi in città? Possibile che ogni diritto fondamentale dobbiamo esigerlo e rivendicarlo con forza? Se questa è la situazione, consiglio a tutti i pellegrini con disabilità che pensassero di venire per il Giubileo: lasciate perdere, Roma non è capace di accogliervi”. (cl)

 

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