26 gennaio 2010 ore: 12:53
Società

“Mongoloide” al Grande Fratello: le scuse arrivano in diretta tv

Giungono dalle voce della conduttrice le scuse chieste nei giorni scorsi dall’Associazione italiana persone down. Alessia Marcuzzi ai concorrenti della casa: “Dimostrate ignoranza e poco rispetto, ci scusiamo noi a nome vostro”
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ROMA - “Dimostrate ignoranza e poco rispetto per chi è affetto dalla sindrome di Down: ci scusiamo noi a nome vostro”. Scuse in diretta al Grande Fratello: a pronunciarle, con tanto di rimprovero verso i concorrenti, è la conduttrice Alessia Marcuzzi, che critica il continuo utilizzo della parola “mongoloide”, usata in senso dispregiativo. Un termine comunemente riferito, in passato e non solo, alle persone con sindrome di down e che infatti, nei giorni scorsi, aveva causato la protesta dell’Associazione italiana persone down (Aipd), che aveva chiesto delle scuse a nome di tutte le persone offese. Ieri, durante la trasmissione, l’accenno rapido alla questione e le scuse indirizzate dalla conduttrice a nome dei concorrenti. Fino alla diretta televisiva, nessuna comunicazione era arrivata all’associazione da parte della rete (Canale 5) e della casa di produzione (Endemol).
 
Il frequente utilizzo del termine “mongoloide” – aveva fatto notare l’Aipd - fa male alle 49 mila persone con la sindrome di Down e alle loro famiglie che vivono in Italia e che lottano ogni giorno per far capire che avere la sindrome di Down, essere “mongoloide”, non vuol dire essere sciocchi e incapaci e quindi degni solo di disprezzo”. “Avere la sindrome di Down – continuava - vuol dire avere un ritardo mentale, ma essere comunque persone, persone che vanno a scuola, che si sforzano di acquisire una certa autonomia, che qualche volta lavorano, che ridono, che piangono, che hanno dei sentimenti, che sanno dare e ricevere”. “Da tempo – faceva notare l’associazione - lavoriamo per abbandonare il termine “mongoloide”, proprio perché troppo spesso usato in senso dispregiativo, ma quello che davvero vogliamo non è solo abbandonare la parola, ma abbandonare l’idea che si possa disprezzare una persona: chi fa televisione sa che molte persone lo vedranno e lo ascolteranno, deve sapere di avere delle responsabilità, di fare, a volte suo malgrado, cultura: e se domani due bambini giocando davanti alla scuola si scherniranno chiamandosi “mongoloide”, deve sapere che ha contribuito a rinforzare questo comportamento anziché ridurlo”. “Le scuse – concludeva l’associazione - non servono a cancellare l’offesa, ma aiutano a rimettere al centro le persone: per queste ragioni l’Aipd – concludeva la lettera - chiede alla trasmissione Grande Fratello di chiedere scusa a questa, forse piccola parte di italiani, ma non per ciò meno degna di rispetto”. Scuse che, in diretta televisiva, alla fine sono arrivate.
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