“Morire di Speranza”: veglia di preghiera per le vittime del mare
L’iniziativa, presieduta dal Monsignor Antonio Maria Vegliò, presidente del Pontificio Consiglio della Pastorale per i migranti e gli itineranti, avrà luogo domani 16 giugno alle ore 18 in occasione della Giornata Mondiale del Rifugiato. Alla veglia che si terrà presso la Basilica di Santa Maria in Trastevere, parteciperanno comunità e associazioni di immigrati, rifugiati e organizzazioni di volontariato, rappresentanti ecumenici e parenti delle vittime.
Il cambiamento degli assetti geopolitici che sta interessando i Paesi del Nord Africa e in particolare il conflitto in Libia hanno spinto molte persone ad intraprendere le pericolose traversate in mare. In questo contesto sono allarmanti i dati dei primi 5 mesi del 2011: si registrano già 1820 morti in tutto il Mediterraneo, di cui 1633 in viaggio verso l’Italia. Il bilancio è, probabilmente, più tragico se si pensa a quanti si trovavano a bordo di imbarcazioni delle quali non si è avuta più notizia e che non sono mai riuscite a raggiungere le nostre coste.
Due le rotte principali da cui si sono originati i flussi di migranti via mare dall’inizio del 2011: la Tunisia e la Libia. La rotta che desta maggiore preoccupazione è quella libica: solo in questo anno sono morti in mare 1633 migranti sub sahariani. La condizione di chi proviene dalla Libia in guerra è di estrema vulnerabilità: minacciati da tutte le parti in conflitto sono costretti ad intraprendere la traversata su imbarcazioni fatiscenti e sovraccariche pur di raggiungere un rifugio sicuro in Europa. “Queste morti sono un richiamo alla responsabilità, per guardare alla realtà della migrazione mettendo sempre in primo piano la vita di ognuno e il pieno rispetto dei diritti umani”.
Anche in occasione di questo evento, le organizzazioni promotrici fanno appello alla comunità internazionale e alle istituzioni affinché si proceda all’apertura urgente di canali umanitari e si garantisca il trasferimento delle persone verso luoghi sicuri. Solo uno sforzo congiunto in questo senso può permettere alle persone in fuga di non rischiare la propria vita in mare.