15 giugno 2011 ore: 12:49
Immigrazione

“Morire di Speranza”: veglia di preghiera per le vittime del mare

Dal 1990 almeno 17.597 migranti sono morti nel viaggio verso l’Europa. Iniziativa organizzata da Comunità di S.Egidio, Centro Astalli, Chiese Evangeliche, Migrantes, Caritas, Acli. “Richiamo alla responsabilità”
ROMA – Dall’inizio di quest’anno 187 migranti sono annegati sulla rotta tunisina, e 1633 in quella libica. Dal 1990 almeno 17.597 persone sono morte nel viaggio lungo le frontiere dell’Europa. “Di fronte a questi dati di Fortress Europe non si può rimanere in silenzio. Si tratta di uomini, donne e bambini in fuga da situazioni di conflitto, di gravi violazioni dei diritti umani e di persecuzioni. In cerca di un luogo sicuro sono, invece, andati incontro alla morte”. Lo dicono in una nota congiunta Comunità di Sant’Egidio, Associazione Centro Astalli, Federazione Chiese Evangeliche in Italia, Fondazione Migrantes, Caritas italiana, Acli, che organizzano insieme una veglia di preghiera in memoria delle vittime dei viaggi verso l’Europa. “La preghiera ‘Morire di Speranza’ è nata pensando a ciascuno di loro. Anche una sola di queste vite perse in mare in un viaggio di dolore e disperazione è una sconfitta per tutti che non può e non deve lasciare indifferenti”.

L’iniziativa, presieduta dal Monsignor Antonio Maria Vegliò, presidente del Pontificio Consiglio della Pastorale per i migranti e gli itineranti, avrà luogo domani 16 giugno alle ore 18 in occasione della Giornata Mondiale del Rifugiato. Alla veglia che si terrà  presso la Basilica di Santa Maria in Trastevere, parteciperanno comunità e associazioni di immigrati, rifugiati e organizzazioni di volontariato, rappresentanti ecumenici e parenti delle vittime.
 
Il cambiamento degli assetti geopolitici che sta interessando i Paesi del Nord Africa e in particolare il conflitto in Libia hanno spinto molte persone ad intraprendere le pericolose traversate in mare. In questo contesto sono allarmanti i dati dei primi 5 mesi del 2011: si registrano già 1820 morti in tutto il Mediterraneo, di cui 1633 in viaggio verso l’Italia. Il bilancio è, probabilmente, più tragico se si pensa a quanti si trovavano a bordo di imbarcazioni delle quali non si è avuta più notizia e che non sono mai riuscite a raggiungere le nostre coste. 
 
Due le rotte principali da cui si sono originati i flussi di migranti via mare dall’inizio del 2011: la Tunisia e la Libia. La rotta che desta maggiore preoccupazione è quella libica: solo in questo anno sono morti in mare 1633 migranti sub sahariani. La condizione di chi proviene dalla Libia in guerra è di estrema vulnerabilità: minacciati da tutte le parti in conflitto sono costretti ad intraprendere la traversata su imbarcazioni fatiscenti e sovraccariche pur di raggiungere un rifugio sicuro in Europa. “Queste morti sono un richiamo alla responsabilità, per guardare alla realtà della migrazione mettendo sempre in primo piano la vita di ognuno e il pieno rispetto dei diritti umani”.
 
Anche in occasione di questo evento, le organizzazioni promotrici fanno appello alla comunità internazionale e alle istituzioni affinché si proceda all’apertura urgente di canali umanitari e si garantisca il trasferimento delle persone verso luoghi sicuri. Solo uno sforzo congiunto in questo senso può permettere alle persone in fuga di non rischiare la propria vita in mare.
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