4 giugno 2015 ore: 15:48
Società

"No al Ttip": ecco le ragioni per fermare il trattato Usa-Ue

Alberto Zoratti, Monica Di Sisto, Marco Bersani scrivono nero su bianco i motivi per opporsi al partenariato che mette a rischio la salute, l'ambiente e i contratti di lavoro, in nome dello strapotere dei mercati
Campagna Stop-Ttip
Ttip, ossia Partenariato transatlantico per il commercio e gli investimenti è la sigla che racchiude il trattato in corso di negoziazione, tra Stati Uniti ed Europa. La conclusione dei negoziati è prevista per la fine del 2015. Il Ttip consentirebbe alla finanza internazionale e alle multinazionali di piegare le leggi degli stati nazionali ai loro interessi, compromettendo la tutela dell’ambiente e della salute, la riconoscibilità dei prodotti alimentari italiani, i diritti dei lavoratori e molto altro ancora. Molte le ragioni per dire “no al Ttip”, e per questo “Nelle mani dei mercati. Perché il Ttip va fermato” (Emi editore) scritto da tre persone unite in prima fila nella mobilitazione contro il trattato: Alberto Zoratti e Monica Di Sisto – rispettivamente presidente e vicepresidente di Fairwatch – e Marco Bersani che è, fra l’altro, uno dei fondatori di Attac in Italia. A completare il libro l’appello promosso da Alex Zanotelli contro il Ttip, una post-fazione di Ugo Biggeri (presidente di Banca Etica) e una sitografia. 

In più di 750 città in tutto il mondo, 40 solo in Italia, il 18 aprile 2015 migliaia tra organizzazioni della società civile, sindacati, associazioni di consumatori, ambientaliste, organizzazioni non governative, religiose hanno ribadito la necessità di cambiare rotta e che non sarà più possibile negoziare trattati così importanti senza il diretto coinvolgimento della società civile e dei cittadini e senza un serio ripensamento nei metodi, negli obiettivi e nella strategia politica dell’Unione europea e del Governo italiano. Il Ttip compromette la tutela dell’ambiente e della salute, la riconoscibilità dei prodotti alimentari italiani, i diritti dei lavoratori, la sovranità nazionale e molto altro ancora. Sotto attacco pertanto, non sono soltanto servizi pubblici e beni comuni, a rischio di privatizzazioni e svendite selvagge, ma quegli standard come la sicurezza dei cibi, dell’ambiente, dei luoghi di lavoro, della chimica, gli stessi contratti di lavoro, rispetto ai quali Europa e Stati Uniti hanno idee e pratiche molto diverse, spacciando il tutto come una delle soluzioni più efficaci per uscire dalla crisi permettendo alle imprese europee di fare più affari negli Stati Uniti.
Qualche esempio, secondo gli autori, che ci coinvolge direttamente, se passeranno questi trattati non sarà più possibile per un paese come l’Italia mettere al bando del proprio territorio gli Ogm, ma anche il made in Italy dell’agroalimentare come del manifatturiero avanzato, non potrà più difendersi dalle falsificazioni.
Nelle pagine tanti altri sono gli esempi e le analisi di studio che affrontano in modo concreto le ragioni per cercare di fermare il Ttip. Il libro è rigoroso anche nello svelare gli intrecci di poteri e lobbies come nell’avanzare ragionevoli supposizioni rispetto a ciò che resta chiuso nei cassetti. 
 
E’ da porre l’attenzione – affermano gli autori - nelle pagine dedicate al progetto dell’Isds (Investor state dispute settlment): che toglie potere agli Stati per darne alle multinazionali, eliminando la magistratura e affidando “le controversie” a strutture private di arbitrato. Il libro risulta un testo da studiare perché una parte del nostro futuro dipende dal Ttip. Come ha scritto Zanotelli: “Dobbiamo muoverci perché i poteri forti vogliono chiudere la partita al più presto possibile". (sp)