9 marzo 2018 ore: 14:22
Economia

"Non si muore solo di freddo". Una preghiera per ricordare i senza dimora

La morte di Massimiliano Rovelli a Milano ha portato alla luce il tema del rifiuto dell'accoglienza. Ogni anno la comunità di Sant'Egidio organizza un incontro per ricordare i senza dimora deceduti ne giro di una decina d'anni. C'è chi è stato trovato senza vita in piena estate, chi è morto d'overdose, chi si è suicidato. "Rendere più dignitosi i dormitori"
Senza dimora dorme in strada

MILANO - La morte di Massimiliano Rovelli in via Vittor Pisani a Milano, mentre dormiva sotto i portici, ha fatto notizia. Anche perché è avvenuta il 27 febbraio, uno dei giorni più freddi di questo inverno. E si è scoperto pure che ci sono centinaia di uomini e donne che rifiutano l'accoglienza nei dormitori, offerta da comune e realtà del terzo settore. Quest'anno i posti letto sono 2.700, ma nei giorni in cui è morto "Max lo chef" (come era conosciuto tra i suoi compagni di strada) ce n'erano circa 300 liberi. Quando fa così freddo chi vive in strada rischia molto. Ma sarebbe riduttivo pensare che in strada si muoia solo in inverno. Ogni anno la comunità di Sant'Egidio organizza un incontro di preghiera, per ricordare i senza dimora deceduti ne giro di una decina d'anni, di cui leggono i nomi. È un elenco di 83 persone: italiani e stranieri, donne e uomini, giovani e anziani. La povertà e l'emarginazione colpiscono senza distinzione d'età, genere o nazionalità. C'è chi è stato trovato senza vita in piena estate, chi è morto d'overdose, chi si è suicidato. "Non ci sono statistiche, ma probabilmente l'aspettativa di vita dei senza dimora è più bassa del resto della popolazione italiana -afferma Ulderico Maggi della Comunità di Sant'Egidio-. La vita in strada consuma le persone. Cogli sul loro volto tutta la fatica che provano. Dormire all'aperto significa non dormire: si è sempre all'erta, ci sono rumori, capita di essere cacciati via. Se poi piove o fa freddo la situazione è ancora più difficile". 

Nel lungo elenco, Sant'Egidio ricorda Andreino e "tutte le persone morte a causa delle dipendenze", Omus Obas "e tutte le persone senza dimora morte in giovane età". "Con la donna morta a dicembre 2017 in un capannone abbandonato a Baranzate, a causa del fuoco acceso per scaldarsi, preghiamo per tutti coloro che vivono senza dimora in luoghi isolati, più esposti al pericolo e alla violenza". "Con Paulina, giovane donna polacca e Mussie, profugo eritreo, preghiamo per tutti gli uomini e le donne che, schiacciati dalla disperazione e dalla solitudine, si sono tolti la vita". "Ricordiamo Giulio Giuseppe Cardinale e tutti gli uomini e donne anziani che sono morti in strada". "Milano in questi anni ha cercato di fare veramente tanto per i senza dimora - aggiunge Ulderico Maggi - , ma il fatto che Max avesse rifiutato l'accoglienza non può diventare una giustificazione della sua morte. Davanti alla morte di un uomo, devono tacere tutte le voci scomposte a cui tristemente ci abituiamo, sicuramente quelle di critica e tanto più quelle che speculano per motivi biechi sulla disgrazia di chi è più povero, ma devono tacere anche le giustificazioni che sembrano ragionevoli parlando di queste persone come ‘irriducibili’ o e le ipotesi di soluzioni facili o quantomeno ingenue. C’è il momento del dolore e della preghiera. E c’è anche il tempo, che non vede interruzioni, del lavoro intenso e intelligente di tantissimi in questa città". 

"Non trovo giusto che si parli ora di senza dimora 'irriducibili' - insiste UIderico Maggi - : c'è il rischio che si finisca per colpevolizzare i poveri e così scavare un solco tra chi sta bene e chi è in strada". Sono invece due le sfide che istituzioni, politici, volontariato e terzo settore dovranno affrontare nei prossimi mesi ed anni. "Dobbiamo cercare di rendere più accoglienti e dignitosi i dormitori, magari in strutture più piccole - sottolinea Ulderico Maggi - . E bisogno superare il divario tra l'ambito sanitario e quello sociale. Tra le persone che vivono in strada c'è un grave problema di dipendenze e di salute mentale. Ed è a questo disagio che dobbiamo rispondere". (dp)

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