"Ok fondi statali, ma spreco di posti". Servizio civile sotto la lente di Asc
- ROMA - Un Bando volontari dalle “numerose caratteristiche specifiche, che, sul piano del finanziamento, lo rendono peculiare nel Servizio Civile Nazionale dal 2001”. È uno degli elementi più rilevanti che emergono dall’analisi che anche quest’anno Arci Servizio Civile (ASC) conduce sul bando ordinario di Servizio Civile Nazionale 2017 da 47.529 posti, scaduto lo scorso 26 giugno. Un bando che ha vissuto tra l’altro vicende alterne (vedi lancio precedente), con un numero di domande complessive che ha superato le 100 mila, ma con una copertura dei posti a macchia di leopardo tanto da costringere il Dipartimento della Gioventù e del Servizio civile a prevedere l’esplicito recupero dei candidati idonei non selezionati.
La pubblicazione del bando ordinario di Servizio Civile Nazionale 2017 – ricorda ASC – ha seguito di poche settimane l’entrata in vigore della riforma del Servizio Civile Universale, pertanto sarebbe “di utilità per il decisore politico, come per gli operatori istituzionali e del terzo settore e i vari stakeholders, conoscere nel dettaglio le caratteristiche di questo bando, che, per dimensioni numeriche, riporta il Servizio Civile Nazionale al periodo di massima espansione (2007-2008)”.
Questo ritorno al “periodo d’oro” del servizio civile emerge anche dall’aumento degli investimenti del Governo. “Se il bando 2015 – ricorda ASC - aveva come elemento caratterizzante, sul piano delle risorse, il raggruppamento di risorse finanziarie statali allocate su tre annualità, 2013, 2014 e 2015 tutte investite su quell’unico bando e quello 2016 aveva visto, oltre il fisiologico impiego di risorse residue del 2015, l’impiego di risorse statali 2016 e per la prima volta, l’assenza di risorse aggiuntive dalle Regioni e Province Autonome, questo bando 2017 ha beneficiato non solo dello stanziamento del fondo ordinario per il SCN, ma anche del conferimento a tale fondo dei residui non spesi della legge 106 di riforma del Terzo Settore. Si conferma l’assenza di finanziamenti aggiuntivi sia da Regioni che da privati o enti accreditati”.
E nella prospettiva del passaggio al Servizio Civile Universale e alla sue nuove e più consistenti dimensioni, la ricerca sottolinea come “1.865 enti fra i 3.550 accreditati agli albi regionali e provinciali ha depositato progetti: il 52,5%. Erano 1.178 nel 2016, cioè il 37,2%”. Questo significativo aumento di partecipazione al bando proporzionalmente fa crescere anche il numero degli enti con progetti a bando e quindi con l’opportunità di impiegare giovani.
“Sull’albo nazionale a fronte dei 135 enti accreditati, 88 hanno depositato progetti, pari al 65,2%. Incremento numerico più consistente si è avuto sugli albi regionali. Su 3.550 enti iscritti, 1.865 hanno depositato progetti, che però si ferma al 52,5% dei potenziali. Questo incremento di enti coinvolti ha anche ridimensionato il peso che in alcune regioni avevano singoli enti sul totale dei posti messi a bando, fenomeno non presente sull’albo nazionale. Delle 1.953 organizzazioni (erano 1.262 nel 2016) che hanno depositato progetti solo 29 si sono attivate per progetti all’estero”, si legge nel testo. Sul fronte della valutazione dei progetti “in termini assoluti dei 5.436 progetti depositati ne sono andati a bando 4.794. Quindi l’88,2% dei progetti depositati è andato a bando; era l’81,3% nel 2016. A differenza degli anni passati solo 71 progetti ammessi a graduatoria non sono andati a bando”. Inoltre “in 5 Regioni e Province Autonome tutti i progetti depositati sono stati ammessi, in 12 Regioni in percentuali superiori all’80%, mentre in nessuna Regione la percentuale si ferma sotto il 59%”.
“Venendo al bando in senso stretto, quello che conta per i cittadini – precisa la ricerca -, a fronte di 5.436 progetti depositati, di cui 112 all’estero (erano 4.269 nel 2016 e 93 estero, 4.285 nel 2015, di cui 70 per l’estero e 4.253 di cui 64 per l’estero nel 2013), 4.794 di cui 94 all’estero sono stati messi a bando con un consistente aumento rispetto al passato (erano 3.469 nel 2016, di cui 75 all’estero, 3.152, di cui 65 estero nel 2015), pari all’ 88,2% (erano l’80,3% nel 2016, il 73,6% nel bando precedente e il 42% nel 2013)”.
“Come nel 2016, quest’anno i migliori risultati sono stati raggiunti con i soli fondi statali – sottolinea ASC -, rendendo il bando giovani 2017 come il più consistente dal 2007, quando fu di 54.772 posti con finanziamenti statali”.
Tuttavia anche quest’anno si ripete una situazione emersa per la prima volta nel 2016: “A differenza degli anni con numero basso di posti a bando, quest’anno è nuovamente emerso un limite che era apparso nel biennio 2007-2008: la discrepanza fra progetti richiesti dai giovani e effettiva distribuzione dei posti. In concreto vuol dire che ci sono progetti con pochi posti a bando e molte domande e viceversa progetti con posti messi a bando e poche domande. Una situazione che crea spreco di possibilità di svolgere il servizio per i giovani e spreco di aspettative e attività per gli enti”.
La ricerca di ASC analizza anche la natura degli enti di servizio civile, evidenziando una predominanza di quelli di natura pubblica sugli Albi regionali, mentre sull’Albo nazionale si nota una fortissima presenza di organizzazioni del Terzo settore con progetti a bando. Diverso anche il peso relativo che hanno fra loro gli enti nei vari albi in funzione dei posti finanziati, nonché le stesse modalità di valutazione da albo ad albo, con ASCF che individua dei modelli di valutazione definiti come “a libera competizione di qualità”, “a partecipazione ristretta” e “a equità distributiva”.
Dalla lettura dei dati, per ASC trovano conferma due elementi già segnalati nelle ricerche precedenti: “il SCN, più che un sistema, si configura come una sommatoria di approcci politico amministrativi, diversi per finalità e modalità di relazione con le organizzazioni accreditate, in cui, il Prontuario di valutazione dei progetti, fondato su una valutazione di qualità dei testi, vige solo in alcuni albi”, accanto a questo “la compresenza, su alcuni territori, di progetti valutati su scala di merito (effettuata per l’albo nazionale) e su scala ‘redistributiva’ effettuata dalla Amministrazione competente, genera equivoci e frustrazione nella rete delle organizzazioni accreditate e valutazioni diverse da parte dei giovani sulla finalità dell’istituto”.
“È urgente per il Dipartimento Gioventù e SCN, le organizzazioni accreditate, le organizzazioni giovanili fare una concreta riflessione su più livelli. Dalle tendenze e vincoli posti dalle condizioni giovanili ai meccanismi di presentazione e ricezione delle domande. Da alcune parti si avverte la necessità di un’unica banca dati, ove far affluire le domande fatte dai giovani, ricorrendo alle piattaforme digitali, per avere un osservatorio generale e in tempo reale delle situazioni sul campo”, chiede infine ASC. (FSp)