"Oltre i confini del corpo", la danza aiuta i malati di Parkinson a stare meglio
BOLOGNA - “Non è terapia, ma arte. Gli insegnanti sono artisti”: Roberto Casarotto, consulente per i progetti legati alla danza del festival Gender bender, descrive così ‘Oltre i confini del corpo. Danza per Parkinson’, tre appuntamenti di danza e movimento dedicato alle persone affette dalla malattia e ai loro familiari. Il progetto si ispira alle esperienze olandesi (Dance and health with Parkinson) e venete, a Bassano del Grappa per la precisione, da dove viene Casarotto e dove tutto è cominciato un anno fa: due appuntamenti a settimana presso il museo civico, 70 partecipanti, soprattutto uomini tra i 43 e gli 85 anni. “I malati di Parkinson – spiega Casarotto – si vergognano. Spesso vengono fermati dalle forze dell’ordine per il loro incedere traballante. Tutto questo, ovviamente, non facilita il loro inserimento nella società. Grazie ai nostri corsi, non hanno solo un beneficio fisico: la loro vita e il loro coinvolgimento nella comunità risbocciano”. - Lo scorso agosto l’incontro con Daniele Del Pozzo, curatore di Gender bender: “È rimasto colpito, e ha subito chiesto di portare la nostra esperienza a Bologna durante il festival delle identità di genere”. Ai primi due appuntamenti bolognesi hanno partecipato oltre 80 persone: non solo malati di Parkinson, anche persone affette da altre malattie o semplicemente anziane. “Lavorare con loro è divertente. Sono particolarmente disinibiti nel darti un feedback. Così, alla fine della seduta, tutti dicevano la loro: chi finalmente era tornato a sentirsi stanco, chi si era divertito, chi raccontava di non aver mai provato prima simili emozioni, chi ci chiedeva quando saremmo tornati. Il terzo e ultimo appuntamento sotto le Due Torri sarà venerdì 31 ottobre dalle 9.30 alle 11.30 al Centro sociale Scipione dal Ferro”.
Nel corso, si riscopre anche il contatto, magari semplicemente prendendosi per mano, muovendosi in cerchio: “Noi non guardiamo i limiti, ma puntiamo sulle opportunità. Cerchiamo di coinvolgere tutti, per questo oltre al maestro principale ci sono 5 o 6 insegnanti in movimento. Vogliamo farli divertire, far loro incamerare un carica adrenalinica da spendere una volta finito il corso. Stimoliamo il loro sistema neurologico attraverso immagini e musiche, lavoriamo sul ritmo e sulla coordinazione. Li portiamo a fare movimenti che nella vita quotidiana credevano di non essere più in grado di fare”. Il segreto della danza è l’utilizzo dello strumento che il Parkinson attacca: il corpo. “Dal Parkinson non si guarisce, ma la danza può aiutare a stare un po’ meglio e a recuperare un ruolo nella società”.
Come detto, l’esperienza di Bassano del Grappa, è la prima, del genere, in Italia. Un fondo sociale europeo ha permesso la formazione del personale qualificato che tiene i corsi, mentre grazie alla fondazione ‘Only the brave’ di Renzo Rosso i corsi sono gratuiti: “Ci rivolgiamo a persone che, nella maggior parte dei casi, non potrebbero permettersi di pagare corsi di danza. Così, Diesel ci ha aiutato”. E dopo il successo degli appuntamenti nel calendario del Gender Bender bolognese, l’idea di renderli stabili e permanenti. “Abbiamo riscosso moltissimo entusiasmo, sia da parte dei malati che degli operatori. Al primo incontro una neurologa ci ha chiesto maggiori informazioni: la medicina sta cercando nuovi approcci a questa malattia di cui si sa ancora molto poco e che, talvolta, diventa quasi un contenitore di altre patologie simili. Tra l’altro, l’età si è molto abbassata: oggi colpisce molti quarantenni, soprattutto maschi. È il momento di intervenire”. (ambra notari)