“Pane a chi serve”, a Roma ogni giorno pasti per più di 2 mila poveri
ROMA - “Viviamo il paradosso dell'abbondanza: in una città come Roma il cibo c’è per tutti, ma non tutti ne hanno accesso. Il 7 per cento della popolazione romana è in deprivazione alimentare”. Così Lidia Borzi, presidente Acli Roma a margine di un convegno dal titolo 'Le virtù del riciclo alimentare’. Si tratta di persone che non hanno la possibilità di fare “un pasto adeguato, con una proteina nobile, se non ogni due giorni. E 200 mila persone sono in povertà assoluta di cui 30 mila bambini minori e 7 mila senza fissa dimora”. Acli di Roma tre anni fa ha attivato “il progetto 'Il pane a chi serve 2.0', una buona pratica che stiamo portando avanti anche grazie a un piccolo contributo della fondazione cattolica e al volontariato, che è la risorsa più preziosa che abbiamo”. Questo progetto ha tre obiettivi: “Recuperare gli sprechi, contrastare la povertà ed educare”.
La presidente Borzi racconta: “Incontriamo gli esercenti e li invitiamo a donare il pane del giorno prima, non più buono da vendere ma molto buono da mangiare. Il progetto ha poi due filoni: uno per le grandi organizzazioni sociali come Caritas e Croce Rossa, dove noi portiamo il pane con i nostri volontari. L'altro filone è più micro e capillare nel territorio: mettiamo insieme gli esercenti, i fornai e le organizzazioni del territorio per piccoli fabbisogni e questo aiuta molto nella costruzione della rete sociale romana”. Le Acli dunque forniscono “pane ogni giorno a più di 2.200 poveri a Roma, in un anno abbiamo portato più di 400 mila pasti e in tre anni quasi un milione”, sottolinea Borzi. Anche “l’ente pubblico gioca un ruolo importante, noi andiamo nei municipi, insomma è un percorso di sussidiarietà circolare”. Infine, un nuovo progetto che partirà nei prossimi giorni: “In collaborazione con l'istituto Gioberti, l'istituto alberghiero e il I municipio abbiamo dato agli studenti la possibilità di essere tutor di 15 migranti a cui proponiamo un corso di cucina mediterranea perché migliorare la professionalità è una strada per dare dignità alla persona; infatti la strada maestra dell'inclusione è proporre un lavoro degno”.(DIRE)