"Porti sicuri: salvare vite umane sia la priorità": appello all'Ue
La nave Fiorillo arriva nel porto di Vibo Valentia
ROMA - Lo scorso 17 giugno a Valencia – dopo l’Odissea forzata, pericolosa e degradante della nave Aquarius – SOS MEDITERRANEE ha esortato gli Stati membri dell’Ue a trovare subito un accordo europeo che potenzi le operazioni di ricerca e soccorso in mare e a dare priorità alsalvataggio delle vite umane.
"Mentre la Aquarius naviga verso la zona SAR, non sappiamo ancora se questo campanello d’allarme, rilanciato da innumerevoli voci e da una vasta mobilitazione dei cittadini europei che non possono accettare altre morti, sia stato ascoltato", riferisce l'organizzazione, rimarcando come "sia stato proprio il fallimento dell’Unione europea nel ridurre il numero delle morti nel Mediterraneo a costringere le organizzazioni umanitarie a intraprendere l’attività di ricerca e soccorso per prevenire ulteriori perdite di vite umane. Accogliamo quindi con favore l’annuncio che il prossimo Consiglio europeo, in programma il 28 e il 29 giugno, discuterà questo tema. Accogliamo con favore anche la riunione preparatoria informale indetta dal presidente della Commissione europea per domenica 24 giugno a Bruxelles - continua Sos Mediterranee - Nel riconoscere tanto gli enormi sforzi che l’Italia per anni da sola ha compiuto per garantire l’accoglienza nei propri porti alle persone soccorso in mare, quanto le straordinarie capacità dispiegate dalla Spagna in occasione del recente approdo della nave Aquarius a Valencia, SOS MEDITERRANEE auspica un piano europeo che metta insieme tutte le risorse disponibili per consentire sbarchi sicuri e rapidi delle persone soccorse nel Mediterraneo centrale.
L'organizzazione raccompanda che, "nell’elaborazione di un modello europeo di ricerca e soccorso, gli Stati membri dell’UE garantiscano che tutte le convenzioni internazionali, umanitarie e marittime, vengano rispettate e che le navi di soccorso possano agire nel pieno rispetto dei regolamenti dell’Organizzazione marittima internazionale. Secondo le convenzioni in vigore - ricorda l'organizzazione - le persone soccorse in mare devono essere condotte in un porto sicuro dove possano essere garantiti i loro bisogni primari,comprese specifiche esigenze mediche, e dove possano chiedere la protezione a cui hanno diritto sulla base del diritto internazionale e delle leggi nazionali. Deve essere assicurata in particolare la protezione da qualsiasi ulteriore forma di abuso, sfruttamento e traffico. Al Consiglio dell’Unione europea della prossima settimana il tema della tutela e della protezione delle persone in pericolo in mare deve essere discusso prima di ogni altra considerazione politica", ribadisce Sos Mediterranee, rivolgendosi all’Ue, che da mesi persegue la strada pericolosa del finanziamento e della formazione della Guardia costiera libica in modo che intercetti in mare persone in fuga da abusi e gravi violazioni dei diritti umani. "Il risultato - fa notare - è che le operazioni di soccorso non sono coordinate, vengono ritardate e ostacolate e rese caotiche. Inoltre i naufraghi, già in una situazione estremamente rischiosa, vengono messi in ulteriore pericolo mentre cresce la probabilità di morire in mare dal momento che le persone corrono sempre più rischi per tentare la fuga. Il risultato è stato anche le migliaia di persone riportate nell’"inferno libico" dal quale cercavano di fuggire. Questo vìola il diritto internazionale ed è contro i valori umanitari su cui si fonda l’Unione Europea. Questa politica ha fallito e dev’essere interrotta immediatamente. È urgente una soluzione concreta che garantisca la sicurezza e la protezione di uomini, donne e bambini soccorsi in mare. In assenza di altre indicazioni o di analisi indipendenti sul fatto che il progetto di "piattaforme europee" possa garantire la sicurezza e la protezione delle persone, SOS MEDITERRANEE, con il supporto dei cittadini europei, esorta di Stati membri ad assumersi senza ulteriore ritardo le proprie responsabilità e a fornire una soluzione condivisa. Una soluzione che dovrebbe tenere in considerazione il fatto che i porti maltesi e siciliani, nelle immediate vicinanze della zona di ricerca e soccorso, si sono dimostrati finora sicuri".