18 agosto 2015 ore: 11:44
Non profit

“Precaria” e gratuita: l’accoglienza dei frati minori per chi è in difficoltà

In 4 comunità francescane del Lazio sono stati accolte 178 persone in due anni, migranti, ex detenuti, disoccupati senza casa, diciottenni usciti dalle case famiglia. “Ci sostengono benefattori, associazioni gente semplice. Una precarietà bella che ci fa confidare nella provvidenza”
Convento di Valmontone

Il Convento di Valmontone

ROMA - Migranti, ex detenuti, disoccupati senza casa, diciottenni usciti dalle case famiglia, detenuti beneficiari dell’istituto della “messa alla prova”. Sono i destinatari del progetto Ripa - "Rinascere insieme per amore" - promosso dai frati minori del Lazio. Tre gli step: prima accoglienza, permanenza in fraternità, reinserimento nella società. A raccontare l'iniziativa è il portale informativo dei religiosi Altrodadiresostenuto dalla fondazione Comunicazione e cultura della Cei.

Il Convento di Valmontone
Convento di Valmontone

Il progetto, ad oggi operativo su 4 comunità francescane (Valmontone, Villa Adriana, Artena e Roma-San Francesco a Ripa), ha permesso dal 2012 al 2014 l’accoglienza di 178 persone in difficoltà e il reinserimento di 82. “Di migranti ne ospitiamo al momento una trentina: provengono dalla Siria, dal Mali, dal Bangladesh, Pakistan, ancora da Romania e Albania”. I servizi offerti vanno dalle pratiche per i documenti, al lavoro sulla propria interiorità, alla possibilità di un lavoro, al recupero di contatti con parenti o familiari. Costi? “E’ totalmente gratuito. - spiega Fra Domenico Domenici -  A sostenerci sono benefattori, associazioni, gente semplice. Così sperimentiamo quella precarietà bella che ci fa confidare nella provvidenza e favorisce il graduale coinvolgimento della comunità locale: alcuni fanno la spesa e passano a lasciarci qualche pacco di pasta, c’è chi prepara per la propria famiglia le fettuccine e ne fa un po’ anche per noi e così via. Le persone piano piano si avvicinano, si conoscono, si prendono per mano ed iniziano a camminare insieme”.

La comunità mira a non omologare: “Punti di riferimento sono la colazione alle 8.30, preceduta dalla preghiera libera per chi desidera e i pasti della giornata. Per il resto c’è chi gestisce la casa – lavanderia, giardino, orto – chi frequenta i laboratori di restauro mobili, mosaico, pelletteria o crea oggetti religiosi, bigiotteria, bomboniere solidali o chi gradualmente, mentre rinasce, manifesta il desiderio di cercare un lavoro fuori”. A novembre del 2014 è stato avviato anche un progetto di semi-autonomia: la casa “Il focolare” con l’Associazione San Vincenzo De Paoli. “Un appartamento in zona Prenestina dove, chi ha fatto un percorso di recupero ed ha trovato un lavoro, può soggiornare dai 6 agli 8 mesi, con un piccolo contributo e il supporto di un tutor per la gestione della casa”.

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