9 giugno 2017 ore: 13:37
Salute

"Resto a casa", dalle Marche progetto sperimentale per l'Alzheimer

Famiglie come risorse di sistema nella prima sperimentazione nazionale di assistenza domiciliare. In primo piano: sostegno, formazione e innovazione. Questa mattina in Regione, i risultati del progetto
Alzheimer - lettere scarabeo - SITO NUOVO

ANCONA - Famiglia in primo piano come risorsa di sistema e riconoscimento della persona nella sua globalità, valorizzando risorse, storia personale e identità. Passa per l’innovazione, la flessibilità e la creatività il progetto che arriva dalle Marche e, prima sperimentazione a livello nazionale, propone un nuovo modello di assistenza domiciliare per i malati di Alzheimer. Si chiama “Resto a casa”, è realizzato dalla cooperativa sociale di tipo A, Gea, di Macerata e vuole garantire sostegno a tanti nuclei che al ricovero hanno preferito l’assistenza domiciliare. Questa mattina ad Ancona, nella sede del Consiglio regionale, i risultati finali della sperimentazione che ha coinvolto 20 famiglie e si è svolta da ottobre 2015 a marzo 2017 all’interno dell’Ambito territoriale sociale 11, che coincide con il Comune di Ancona.

A presentare i risultati, il presidente della Gea, Luca Nardella. Accanto a lui, il presidente della Commissione regionale Sanità, Fabrizio Volpini, il direttore sanitario Asur, Nadia Storti, l’assessore ai Servizi sociali e sanitari del Comune di Ancona, Emma Capogrossi, il dirigente regionale Programmazione sociale ed integrazione socio sanitaria, Giovanni Santarelli, le 20 famiglie che hanno usufruito del Servizio di assistenza domiciliare pluridisciplinare del progetto e l’equipe che l’ha realizzata.

“Il modello di cura - ha spiegato Nardella - si basa su principi bio-psico-sociali che considerano la persona nella sua globalità”. Il servizio è stato garantito da un’équipe sanitaria multidisciplinare composta da operatori socio-sanitari, infermieri, educatori, fisioterapisti, logopedisti, psicologi, medici specialisti e con il coinvolgimento di medici di medicina generale. L’équipe ha interagito attraverso ausili tecnologici, come la cartella socio-sanitaria su cloud, sensori per il monitoraggio del paziente e strumenti di rilevazione dei parametri fisiologici che sono automaticamente inviati alla cartella, messa a disposizione della famiglia, dell’équipe e del medico di medicina generale. “Il fine - ha sottolineato Nardella - è investire sulla famiglia come risorsa di sistema, fornendo supporto e formazione e, allo stesso tempo, offrire una nuova forma di assistenza all’anziano, riconoscendone i diritti di persona”.

“L’Alzheimer - si legge nel report conclusivo - è la principale causa di demenza tra gli ultra sessantacinquenni e rappresenta uno dei maggiori problemi sanitari e sociali dei paesi industrializzati. Si stima che entro il 2025 oltre il 20 per cento degli europei avrà 65 anni o più e aumenterà rapidamente il numero degli ultraottantenni. Se consideriamo che l’incidenza della demenza aumenta esponenzialmente con l’avanzare dell’età e raddoppia progressivamente ogni 6,3 anni (passando da 3,9 casi all’annoogni 1000 persone con età tra i 60 e i 64 anni, a 104,8 casi all’annoogni 1000 persone dai 90 anni in su)ci rendiamo immediatamente conto della portata del problema e del perché l’invecchiamento repentino della popolazione stia diventando un’emergenza mondiale.

Il Rapporto mondiale Alzheimer di Adi (Alzheimer’s Disease International) rileva che nel 2015 c’erano al mondo 46,8 milioni di persone affette da una forma di demenza e che la malattia di Alzheimer rappresentava il 50-60 per cento del totale. In Italia, secondo il Rapporto, c’erano un milione e 241 mila persone con demenza, che diventeranno un milione e 609 mila nel 2030 e 2 milioni e 272 mila nel 2050, con 269 mila nuovi casi solo nel 2015 e costi che ammontano a 37.6 miliardi di euro.

Da un’indagine conoscitiva svolta dalla Cooperativa Gea nel primo trimestre 2015 risulta che nelle Marche su una popolazione di 1.545.155 (Fonte Istat 2015) vi sono 6.557 malati di demenza conclamati. “La Regione – ha detto Fabrizio Volpini commentando il progetto – guarda con interesse a questo tipo di sperimentazione, unica sul territorio nazionale. L’assistenza domiciliare fornisce una risposta globale e integrata non solo nei confronti del paziente ma nei confronti dell’intera famiglia. Operare in una logica di rete, collaborazione e condivisione, è la modalità assistenziale più appropriata ed efficace verso questi pazienti”. “Rilevante e degno di nota – ha aggiunto il presidente della Commissione Sanità - è anche il percorso formativo fatto dagli operatori e dai caregiver o dai familiari. Particolarmente interessante è stato l’aspetto innovativo e tecnologico del progetto, basato sui principi della domotica e che ha riguardato alcune famiglie”.

A conclusione del corso è stata sottoposta a ogni partecipante una scheda di valutazione. Dalle risposte emergono “in generale – si legge nella relazione - una incertezza e un disorientamento tra i familiari: da un lato, nel reperire informazioni, di cui i caregivers abbiamo appreso sono spesso carenti, dall’altro la necessità di ricevere maggiore aiuto da parte delle Istituzioni. Emerge inoltre l’esigenza di avere dei punti di riferimento ai quali rivolgersi durante il lungo e faticoso percorso della malattia. La partecipazione al corso è stata mediamente discreta, anche se in molti hanno espresso la difficoltà di allontanarsi da casa. Uno dei limiti riscontrati è stata l’assenza di una organizzazione di volontariato nella rete di partenariato. La disponibilità dei volontari avrebbe garantito uno strumento di sollievo, permettendo al famigliare di formarsi adeguatamente.
I partecipanti hanno restituito feedbacks molto positivi sul programma proposto, hanno mostrato un elevato interesse per il modulo relativo alla conoscenza di cosa sia la demenza di Alzheimer, come si evolva la malattia e come sia possibile essere attivi e utili verso chi ne soffre, applicando concetti e strategie efficaci per la gestione del malato nella vita quotidiana”. “E’ un’esperienza – ha concluso Volpini - che dovrebbe essere riprodotta in maniera più sistematica, che ci avvicina agli elevati standard assistenziali del Nord Europa, incentrati sul portare servizi qualificati a domicilio”. (Teresa Valiani)

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