26 novembre 2015 ore: 17:46
Immigrazione

“Rifugiato a casa mia”. Caritas rilancia: trovati mille posti tra famiglie e parrocchie

Dopo una prima fase sperimentale, il progetto riparte coinvolgendo 170 famiglie, 150 parrocchie e 30 istituti religiosi. “Esperienza nella totale gratuità e vedrà la famiglia essere perno di questa iniziativa”. Una risposta concreta agli Skinhead
Progetto rifugiato a casa mia - mani che si stringono da logo

ROMA – Caritas italiana rilancia il progetto “Rifugiato a casa mia” dopo la prima fase sperimentale: oltre 170 famiglie, 150 parrocchie e 30 istituti religiosi in tutta Italia mettono così a disposizione circa mille posti per cittadini stranieri in difficoltà. Risponde così la Caritas alle “inqualificabili azioni” contro dieci sedi del Nord Italia per l’impegno a favore dei migranti e all’appello di Papa Francesco di aprire le comunità e le parrocchie agli immigrati. Il progetto, infatti, prevede la possibilità di “trascorrere almeno 6 mesi in un contesto familiare protetto che cercherà di ridargli fiducia e speranza - spiega una nota -.  Sarà dunque la famiglia il perno di questa iniziativa: anche nel caso di accoglienza in parrocchia o nell’istituto religioso, infatti, il beneficiario sarà comunque seguito da una famiglia della comunità che dovrà accompagnarlo in un percorso di integrazione che oggi, più che mai, appare la vera sfida dell’immigrazione”.

Un’esperienza portata avanti “nella totale gratuità”, ci tiene a precisare la Caritas. “I costi relativi all’accoglienza saranno interamente a carico delle famiglie e delle parrocchie – aggiunge la nota -. I costi finali saranno circa 6 volte inferiori a quelli ordinariamente sostenuti dalle Istituzioni per la sola accoglienza”. Tuttavia, spiega Francesco Soddu, direttore della Caritas italiana, il progetto “non vuole in alcun modo costituire un ulteriore sistema nazionale di accoglienza, che già esiste e nel quale stiamo operando, ma essere complementare soprattutto rispetto all’integrazione che appare ancora l’aspetto più debole”. Per i beneficiari, spiega la Caritas, sono state messe a disposizione “risorse economiche da parte della Cei e delle Acli – continua la nota - che serviranno per sostenere un kit per attività formative, culturali, professionalizzanti, rivolte contestualmente al beneficiario e alla famiglia che accoglie”. Con questo progetto, conclude Soddu, “la Chiesa vuole rafforzare il suo impegno accanto ai profughi attraverso la testimonianza viva delle parrocchie, delle famiglie e degli istituti religiosi che hanno deciso di aprire le porte ai più sfortunati per avviare insieme non solo un percorso di accoglienza, ma soprattutto un cammino di incontro tra culture”.

© Riproduzione riservata Ricevi la Newsletter gratuita Home Page Scegli il tuo abbonamento Leggi le ultime news