26 aprile 2013 ore: 11:09
Economia

“Ritrova”, il mercatino dell’usato che sfida la crisi e dà lavoro ai disabili

BELLE IMPRESE. Iniziativa della cooperativa Fratelli Francescani di Modena. A un anno dall’apertura sono già oltre 6 mila clienti. Bignardi, socio fondatore: "Lavoriamo per una riduzione dei consumi e degli sprechi"
Davide Monteleone/Contrasto Mercatino dell'usato

Mercatino dell'usato

MODENA – Antiquariato e modernariato, abiti, vintage, libri, dischi, giochi, oggettistica, articoli per la casa… Sono moltissimi gli oggetti che si possono trovare, spulciando qua e là, nel capannone grande più di 1.500 metri quadrati che ospita “Ritrova”, mercatino dell’usato di Modena che ad aprile ha compiuto un anno di vita. “Lavoriamo in nome del rispetto dell’ambiente e del recupero di materiali, per una riduzione dei consumi e degli sprechi”, commenta Flavio Bignardi, socio fondatore di “Ritrova”.

Il mercatino è gestito dalla cooperativa Fratelli Francescani, che realizza progetti per favorire il reinserimento lavorativo di persone in difficoltà. “La nostra è una cooperativa sociale – continua Bignardi –, che dunque deve avere tra i dipendenti il 33% di persone con grado di disabilità superiore al 46%. Oltre a me e a Massimo Sacchi, che è l’altro socio fondatore, ci sono 10 dipendenti, di cui 3 disabili assunti a tempo indeterminato. Due ragazzi hanno patologie neuromuscolari congenite, lavorano mezza giornata e si occupano di tutto: dal ritiro merce, alla valutazione, alla vendita. Il terzo è un utente di una struttura psichiatrica, che ci dà una mano a distribuire volantini che pubblicizzano il mercatino. Da poco tempo, abbiamo avviato anche un progetto di borsa-lavoro con un ragazzo seguito dal Sert, che ha appena terminato un corso di restauratore di mobili e che quindi ci è di grande aiuto”.

“Ritrova” ha aperto ad aprile del 2012, ma dopo solo un mese l’attività è rimasta paralizzata a causa del terremoto. Il lavoro è ricominciato dopo l’estate, e oggi si contano già 6 mila tesserati, che aumentano circa almeno 10 unità ogni giorno: molti di più dunque i clienti reali, se si pensa che una tessera vale per tutta la famiglia. Il reparto che attira maggiormente per ora è l’abbigliamento. Ma chi sono coloro che hanno più materiale da vendere? “Si tratta soprattutto di privati, ma con la crisi abbiamo anche molti negozi che hanno chiuso l’attività, e che si liberano delle rimanenze. Ci sono poi tutte le case che con il terremoto sono rimaste disabitate, ma che sono ancora arredate: tutti quegli oggetti dovranno essere smaltiti, ma è ancora presto per parlare, le cose stanno iniziando a muoversi solo adesso”.

In Strada Sant'Anna 651, girando per gli scaffali si trova veramente di tutto: da caffettiere a un vecchio cappotto firmato, da una poltrona da barbiere anni ‘70 a un’antica fisarmonica, da lampadari vintage alla classica macchina da cucire Singer. Ci sono molti oggetti da pochi spiccioli, ma si arriva anche a merci di grande valore, come quadri antichi, sidecar o calessi. Quando la merce arriva in magazzino, viene valutata e messa in vendita con una provvigione fissa del 40%. Dopo 60 giorni, se resta invenduta, può essere ritirata oppure lasciata in vendita a un prezzo dimezzato. Tutto ciò che non viene venduto e non è ritirato per 90 giorni va in beneficenza alla San Francesco Onlus, gestita da padre Romano Volpari: “Alla parrocchia di San Pancrazio, gestiamo anche noi un mercatino dell’usato con gli oggetti invenduti. Cerchiamo così di aiutare le persone bisognose: vengono da noi molti senza tetto, immigrati, poveri… Una volta al mese circa, raccogliamo una serie di materiali che poi inviamo in Africa con dei container, in particolare in Nigeria e in Ghana”. (alice facchini)
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