25 gennaio 2013 ore: 15:52
Non profit

“Salvamamme” a rischio: la regione Lazio non eroga i fondi

La onlus romana da 10 anni dona cibo e vestiti ai bambini e alle famiglie in condizioni di povertà. Lanciate diverse iniziative di sostegno e appelli alla politica. La presidente Passeri: “Siamo in prima fila contro la crisi”
Salvamamme Salvamamme - Due donne e un neonato
ROMA – Un’altra associazione di volontariato, che si occupa di persone in difficoltà, costretta a chiudere a causa della crisi e della pessima gestione dei fondi pubblici. Questa volta tocca a Salvamamme, la onlus romana che da oltre vent’anni offre sostegno alle famiglie più povere e a rischio di esclusione. L’associazione opera in rete con la Croce Rossa Italiana, le Asl, i comuni, la Caritas, gli ospedali e oltre 300 altre associazioni e, oltre a rispondere ai bisogni primari della famiglie attraverso la donazione di beni e generi di prima necessità, fornisce anche servizi di assistenza pediatrica, legale e psicologica e di formazione. E’ presente a Roma con cinque sedi, di cui due interne ai reparti maternità degli ospedali San Camillo e Umberto I, un numero di emergenza attivo 24 ore su 24, e con la Boutique Salvabebè, uno spazio solidale in cui arrivano, su segnalazione dei servizi sociali, le famiglie più disagiate a cui vengono donati generi di prima necessità per l’infanzia come corredini per neonati, vestiti, scarpe, carrozzine, passeggini, prodotti igienici e giocattoli accuratamente raccolti e selezionati dai volontari.

Stando alle cifre finora 8000 bambini si sono vestiti grazie alla Boutique Salvabebè e 5000 famiglie, prevalentemente residenti a Roma e nel Lazio, si sono rivolte all’associazione, provenienti da 89 nazioni diverse, e che Grazia Passeri, presidente dell’associazione definisce “un popolo, con un solo cuore”. Mentre prima a recarsi a Salvamamme erano soprattutto mamme single e migranti, da qualche anno, con la crisi economica, sono aumentate anche le richieste da parte di famiglie italiane con genitori disoccupati o cassintegrati che attualmente costituiscono circa il 22% dell’utenza. “Un’ associazione in prima fila contro la crisi e unica nel suo genere” secondo Passeri “vicina ai veri bisogni delle persone, perché se in Italia si fanno tante relazioni sulla povertà, manca sempre una risposta effettiva, mentre Salvamamme ragiona su quello che vuole la gente, sui bisogni, sui desideri delle persone a cui sta veramente vicino- ha concluso- con l’obiettivo non di fare della carità, ma di mirare a ricostruire la dignità delle persone”.

Oggi tutto questo rischia di venire bruscamente interrotto a causa della mancata erogazione dei fondi regionali. Dall’inizio di gennaio la Boutique Salvabebè ha sospeso, con la speranza di riattivarla al più presto, l’attività di presa in consegna di prodotti per l’infanzia e la maternità donati dalle famiglie nella sede storica della Balduina, un lavoro oneroso che richiede un grande sforzo logistico e organizzativo, oggi non più sostenibile vista la situazione economica in cui versa l’associazione. Le altre sedi restano appese a sottile filo di speranza. Grazia Passeri sottolinea che per lo svolgimento delle sue attività Salvamamme va incontro a una serie di spese vive non comprimibili che vanno dalle bollette ai costi di trasporto, dal facchinaggio per caricare e scaricare i prodotti alle spese assicurative e per il personale, costituito al 90% da volontari e per il restante da dipendenti stipendiati in virtù delle loro specifiche professionalità. L’associazione ogni anno riceve i fondi per lo svolgimento delle sue attività in parte dalla Regione Lazio (200 mila euro) e in parte dal Comune di Roma (100 mila euro), con l’aggiunta di circa 5 mila donatori privati. Con la mancata liquidazione dei fondi assegnati per il 2011/2012 (finora ne è stata versata solo la prima metà) l’associazione è stata costretta ad anticipare le cifre necessarie, indebitandosi con le banche e con Equitalia. Un meccanismo che è diventato ormai una prassi per molte realtà del privato sociale. Prima dei fondi pubblici promessi e dovuti, dunque, arrivano le tasse, le multe, le more e le cartelle esattoriali che stanno letteralmente strangolando l’associazione. Vittima di una burocrazia elefantiaca, Salvamamme ha più volte sottolineato il paradosso della riscossione dei tributi da cui sta per essere schiacciata: per l’erogazione dei fondi è richiesto il preliminare versamento delle tasse, ma le associazioni no profit possono versare quelle stesse tasse solo con i soldi assegnati e mai ricevuti. Da questo controsenso deriva l’ulteriore onere di multe spropositate da pagare. “Siamo trattati come evasori, quando noi abbiamo fiducia nello Stato e nelle sue istituzioni e non vogliamo evadere neanche un centesimo” dichiara la presidente, secondo cui basterebbe che lo Stato, quando finalmente verserà i fondi spettanti, trattenga le tasse dovute sospendendo, nel frattempo, i provvedimenti di riscossione che condurrebbero alla chiusura.

E’ dalla primavera scorsa che l’associazione sta combattendo per scongiurare la chiusura con iniziative di sensibilizzazione e informazione: una lettera aperta al premier Monti, un appello alla presidente della Regione Lazio uscente Renata Polverini, a cui è stata recapitata anche una calza della Befana vuota a simboleggiare che Salvamamme non può più dare nulla a chi, invece, ne avrebbe ancora tanto bisogno, e un incontro con i dirigenti di Equitalia per cercare di trovare una soluzione. Con Equitalia si è giunti ad un accordo per la rateizzazione del debito, mentre Polverini si è impegnata a versare entro la fine di gennaio la seconda metà dei fondi spettanti per il 2011. L’auspicio della presidente Passeri è che chiunque guiderà la nuova giunta regionale si renda conto dell’importanza di Salvamamme e faccia qualcosa per aiutarla. Proprio in questi giorni, inoltre sono state lanciate altre due iniziative di sostegno. La prima è un appello dal titolo “Chi mangia da solo si strozza”, indirizzato a tutti i candidati in lizza per le prossime elezioni. La richiesta è che il 10-15% del budget destinato dai partiti e dai candidati per feste e banchetti da offrire ai potenziali elettori, come si è soliti fare in periodo di campagna elettorale, venga trasformato in voucher e reso disponibile presso negozi e farmacie per essere utilizzato da varie associazioni per la distribuzione di prodotti a famiglie in condizione di bisogno.La seconda iniziativa, dal titolo “Adotta un corredino”, è una raccolta fondi: scaricando l’applicazione per smartphone YouGive, nuova frontiera tecnologica del fundraising, sarà possibile sostenere l’associazione con una donazione di 50 euro che servirà a fornire un corredino completo ad un bambino. (giulia lo giudice)
© Riproduzione riservata Ricevi la Newsletter gratuita Home Page Scegli il tuo abbonamento Leggi le ultime news