“Siamo autistici, non assassini”: non piace Crepet sugli omicidi di Colleferro e Lecce
ROMA - “Caro Crepet, siamo autistici, non assassini”: inizia così la lettera che l'associazione di persone autistiche “Neuropeculiar” ha inviato allo psichiatra e alla redazione dell'Huffington Post, che ospita il suo blog. Ieri, riferendosi ai recenti delitti, l'articolo firmato da Paolo Crepet titolava: “Da Colleferro a Lecce, la nostra gioventù affetta da 'autismo emotivo'” (ora cambiato in “Da Colleferro a Lecce, la nostra gioventù affetta dall'indifferenza”). Non bastavano le virgolette a placare lo sdegno di tanti, in prima linea persone autistiche e loro familiari, che si sono sentiti offesi da questa definizione e da tale accostamento.
“Siamo autistici, non assassini”
“Neuropeculiar” ha prontamente reagito, indirizzando la sua missiva: “Siamo un’associazione fondata e diretta da persone autistiche, votata alla diffusione di una visione etica e dignitosa dell’autismo e alla difesa del diritto all’autodeterminazione e autorappresentanza degli autistici – così si presenta - Assieme a molte altre persone tra cui autistici, genitori e professionisti del settore, abbiamo deciso di non rimanere in silenzio e denunciare l’ennesimo episodio di discriminazione nei confronti delle migliaia di persone autistiche”. Sottolineando l'importanza del linguaggio e della scelta delle parole nel creare una cultura non discriminante, l'associazione osserva che “siamo abituati a invitare giornalisti e professionisti della comunicazione a correggersi nella forma e talvolta nei contenuti quando parlano di autismo, raccontando loro di una comunità che non conoscono, sottolineando le conseguenze che l’uso di un certo linguaggio ha sulla vita delle persone e aprendo uno squarcio su un panorama che altrimenti non vedrebbero. Stavolta l’articolo incriminato ci è stato segnalato in quanto abusa del termine 'autismo', collocandolo al fianco di 'emotivo' per designare il vuoto cosmico che, secondo l’autore, aleggia negli animi dei giovani allevati a pane, noia e superfluo”, riferisce l'associazione, citando alcuni passaggi dell'articolo: “Abbiamo voluto dare tutto - soprattutto il superfluo - a una generazione di bambini e di adolescenti e sono cresciuti senza desiderio e passione – scrive Crepet - abbiamo tutelato i più piccoli in tutti i modi possibili (arrivando anche a condannare il professore che vuole bocciare) e li abbiamo resi incapaci di affrontare frustrazioni e sconfitte. Non avendo ricevuto anticorpi educativi, si è diffuso un 'autismo emotivo', ovvero l’indifferenza”.
Sdegnata l'associazione: “Essere descritti come persone vuote, prive di sentimenti, di prospettive, di educazione emotiva è offensivo, oltre che profondamente sbagliato, figuriamoci essere accostati a dei criminali assassini. Insinuare questo tipo di associazioni nella mente delle persone significa creare uno stigma gravissimo dove già ce ne sono fin troppi a pesare sulle nostre spalle. Significa creare una spaccatura tra le persone difficile da sanare. Usare l’autismo in questo modo non significa nemmeno fare pessima divulgazione, ma colpevole strumentalizzazione”.
Infine l'appello: “Per una volta mettetevi nei panni di chi deve vedersi definito da quelle parole, sapendo che domani ci sarà qualcuno in più che penserà agli autistici come a persone potenzialmente pericolose. Pensate ai loro genitori, ancora una volta colpevoli del presunto vuoto interiore dei figli autistici nonostante da anni sappiamo che l’autismo è una condizione costituzionale, e che le 'mamme frigorifero' non sono mai esistite se non nelle elucubrazioni di chi cercava colpevoli dove non ce n’erano. Per una volta mettetevi nei panni di chi si dedica a difendere la dignità e la legittimità della propria esistenza per poi trovarsi a leggere questo genere di atrocità. La diversità non deve essere motivo di discriminazione. La diversità non può più essere un capro espiatorio”.
Autismo e indifferenza, “niente di più lontano”
Commenta anche Fabrizio Acanfora, blogger autistico e vicepresidente dell'associazione Neuropeculiar, che proprio ieri ha lanciato un sondaggio su linguaggio e autismo: “appare chiaro che, per lo psichiatra Paolo Crepet, l’autismo è una condizione orribile fatta di apatia, isolamento, assenza di stimoli sensoriali e di emozioni. Ieri ha superato se stesso creando una nuova categoria diagnostica, l’autismo emotivo, e associandola direttamente agli omicidi di Colleferro e di Lecce con una leggerezza, una superficialità che non si addice a una persona che gode della sua visibilità. Il problema è grave – commenta Acanfora - perché prima di tutto Crepet dimostra di non sapere cosa sia l’autismo. Associando questa condizione all’assenza di stimoli e di emozioni ci fa capire quanto sia legato a una concezione dell’autismo vecchia e messa da parte già da un bel po’ di tempo dalla scienza e dall’esperienza clinica. L’autismo è infatti oggi considerato una condizione in cui gli stimoli e le emozioni possono essere particolarmente intensi ma è la modalità di gestirli e di comunicarli all’esterno che differisce da quella usata dalla maggioranza”. E grave è, per Acanfora, la traduzione di 'autismo emotivo' con 'indifferenza', proposta da Crepet all'interno del testo: “Indifferenza in italiano significa mancanza di interessi, ed è interessante notare come invece, nel DSM-5 (il manuale più usato dagli psichiatri di tutto il mondo) uno dei criteri diagnostici dell’autismo sia proprio la presenza di interessi considerati 'eccessivi' verso determinati argomenti a volte peculiari. L’autistico è quindi tutt’altro che indifferente al mondo, è soltanto interessato in modo diverso a quanto gli accade intorno.
Quanto ancora noi autistici dovremo sopportare lo stigma generato e alimentato dall’ignoranza nei confronti della nostra condizione? Quanto ancora dobbiamo soffrire nel vedere come perfino un professionista, che dovrebbe fare attenzione a ciò che dice, utilizza il nostro modo di essere esclusivamente come metafora negativa? Perché Crepet usa l’autismo in associazione a due omicidi terribili come quelli di Colleferro e Lecce?”, si domanda Acanfora. E confessa: “Il senso di frustrazione e la tristezza che provo in questo momento sono quanto di più lontano possa esistere dalla definizione che Crepet ha dato di noi autistici”.
Il commento di Angsa Lazio
“Ancora una volta il termine autismo viene utilizzato con una connotazione negativa e in maniera spregiativa: inoltre in questo caso - e non è la prima volta - lo si usa per dare un'accezione assolutamente sbagliata della condizione autistica: si vuole indicare l'indifferenza, il fatto di sentirsi al di fuori, di vivere in un mondo a parte, perché questo si voleva intendere con 'autismo emotivo', l’essere distaccati”. Così commenta Stefania Stellino, presidente di Angsa Lazio. “Ma la persona autistica non necessariamente è distaccata dal mondo – precisa – Anzi, le persone nello spettro dell’autismo forse sono quelle più ancorate alla realtà e al mondo, con la loro logica e le loro routine. Quindi parlare di autismo emotivo è assolutamente deprecabile – afferma la presidente di Angsa Lazio - soprattutto se a farlo è un professionista che dovrebbe parlare con cognizione di causa”.
L'invito è quindi a un chiarimento pubblico: “Mi piacerebbe molto avere un confronto con Crepet, magari un confronto pubblico, per capire che cosa pensa sia l'autismo e spiegargli che cosa effettivamente sia, vissuto dai genitori, magari da quelli che hanno più di un autismo in casa. Perché è troppo facile dire autismo per parlare sempre dell'isolamento – afferma Stellino - L'autismo non è questo”.
Inganna forse l'etimologia: “Forse Crepet si riferisce forse lui voleva riferirsi all'etimo authos, chiuso in se stesso. Ma questa cosa non è più possibile”. Non solo: “con questa definizione, Crepet rischia di stigmatizzare ancora di più le persone autistiche, etichettandole come potenzialmente pericolose, accostando il sostantivo autismo a degli assassini senza scrupoli. Aristotele direbbe: quei tre sono degli assassini, quegli assassini sono degli autistici emotivi, gli autistici sono degli assassini, almeno potenziali”.
Crepet risponde a una mamma
Intanto lo psichiatra ha replicato alle osservazioni di una mamma, che gli aveva manifestato il proprio disappunto in una mail: “Sapesse quanto sono dispiaciuto per la polemica e per le offese che ho ricevuto per quell’articolo – scrive - Il titolo non lo scrive mai chi ha fatto il pezzo ma la redazione, tanto è vero che il direttore, Mattia Feltri, mi ha chiesto scusa, proprio come io faccio ora con lei se una mia frase in virgolettato (che in italiano si suole chiamare traslato ) ha indotto dolore e sgomento. Lungi da me accostare l’autismo, come forma clinica, a due o più assassini, ma come lei ha ben letto mi riferivo all’indifferenza e mancanza di sensibilità che aleggia tra molti giovani di oggi. La prego di far pervenire queste mi scuse alle persone che si sono sentite offese da ciò che non penso”.
Poco fa dal titolo del post di Crepet è scomparso l'autismo emotivo, che però rimane nel testo, come sinonimo, appunto, di “indifferenza”.