"Sin Bin", la squadra di rugby del carcere: una storia di conquiste
- BOLOGNA - Sin Bin”, nel rugby, “è la panca della penalità, quella su cui siedono i giocatori che hanno infranto una regola, in attesa di poter rientrare in campo”. Ma è anche il titolo di un racconto fotografico che prende le mosse due anni fa dietro le sbarre del carcere di Bologna per continuare sui campi da rugby del campionato in C2. Fino al 15 ottobre, in Sala Borsa, nel capoluogo emiliano, 46 scatti in bianco e nero dei fotografi Valentina Gabusi ed Enzo Di Somma ripercorrono la storia di “Giallo Dozza”, la squadra della palla ovale del penitenziario bolognese, nata nell’agosto 2014 dalla collaborazione tra la società sportiva Rugby Bologna 1928, il Provveditorato regionale dell’amministrazione penitenziaria dell’Emilia Romagna e la Casa Circondariale Dozza. Obiettivo, usare lo sport come strumento di recupero sociale, per ridare ai detenuti motivazione e energia. VAI ALLA PHOTOGALLERY>>
I giocatori sono in tutto 27, età compresa tra i 22 e i 36 anni di varie nazionalità (italiani, romeni, georgiani, albanesi, tunisini, marocchini, venezuelani), selezionati da diversi penitenziari della regione. “Per entrare in squadra hanno dovuto superare test fisici e attitudinali – dice Valentina – alcuni di loro sono stati trasferiti alla Dozza di Bologna per poter partecipare agli allenamenti”. Denominatore comune, zero esperienza.
“Nessuno di loro aveva mai giocato a rugby prima di cominciare questa avventura, ma sono tutti molto entusiasti”. Così ogni giorno, dal lunedì al venerdì, i detenuti seguono un programma di allenamento molto intenso: palestra al mattino, allenamento in campo tutti i pomeriggi, una lezione teorica a settimana. Anche le partite si disputano nel penitenziario, in deroga al regolamento della Federazione Italiana di rugby. Tutto documentato nella mostra “Sin Bin”, organizzata per aree tematiche con diversi pannelli: dagli allenamenti alle partite, fino a quel che accade fuori dal campo. “All’inizio del progetto ero un po’ imbarazzata, non ero mai stata in carcere prima – confessa Valentina – Invece entrare in contatto con i ragazzi non è stato difficile, si sono dimostrati interessati finta subito. Con Enzo, periodicamente stampiamo un po’ di foto e le portiamo loro”.
In due anni il “Giallo Dozza” (protagonista anche del film “Un centimetro alla volta” di Enza Negroni), di strada ne ha fatta. Nel 2012, a quattro mesi dal fischio d’inizio ha debuttato nel girone “Emilia” del campionato regionale, per collezionare, alla fine del primo anno, ben due vittorie. E oggi può vantarsi di essere “una squadra affiatata”, conclude Valentina, nonostante il frequente turnover dei giocatori che finiscono di scontare la pena e tornano in libertà”. Alcuni di loro, portando il sogno della palla oltre le sbarre. (Silvia De Santis)