“Stop alle bombe sui civili”: è la Giornata nazionale
ROMA – Il 2023 è stato anno un tragico e il 2024 rischia di essere anche peggio: le vittime civili dei conflitti armati sono tante, troppe, in tutto il mondo. A loro è dedicata la Giornata nazionale delle vittime civili delle guerre e dei conflitti nel mondo, istituita con la legge 25 gennaio 2017 n. 9, per conservare la memoria dei conflitti del passato e tenere alta l'attenzione sul dramma delle guerre attuali. I numeri del 2023 sono numeri da record: 33.846 le vittime civili dei 31 conflitti armati in corso nel mondo. Un numero che non era così elevato dal 2010 e che è legato al protrarsi del conflitto russo ucraino e a quello esploso in Medioriente dopo gli attentati del 7 ottobre.
È questo il drammatico contesto in cui si celebra il 1° febbraio la Giornata Nazionale
L’Associazione Nazionale Vittime Civili di Guerra, che rappresenta e tutela in Italia le vittime civili di guerra e le loro famiglie, rilancia insieme all’Anci la campagna “Stop alle bombe sui civili”, per chiedere con forza che vengano estesi, attuati e rispettati le Convenzioni, i Trattati e le Dichiarazioni internazionali per la protezione dei civili. Tra questi, la Convenzione di Ginevra e i protocolli aggiuntivi, il Trattato di Ottawa sulla messa al bando delle mine antiuomo, la Convenzione Onu sulle bombe a grappolo, la Convenzione delle Nazioni Unite sulle armi convenzionali, la Convenzione ONU per i diritti delle persone con disabilità, solo per citare le principali.
Per celebrare la ricorrenza, la sera del 1° febbraio centinaia di comuni italiani illumineranno di blu le facciate di Municipi, palazzi o monumenti simbolo, esponendo lo striscione “Stop alle bombe sui civili”. Si illumineranno di blu anche Palazzo Chigi, la Farnesina, il Viminale, i principali ministeri, insieme a Palazzo Madama, Montecitorio e molte Regioni.
Nell'occasione, viene presentata la dodicesima edizione dell’Atlante delle guerre e dei conflitti del mondo, diretto da Raffaele Crocco, di cui l’ANVCG è partner attraverso “L’Osservatorio”, il proprio centro di ricerca internazionale sulle vittime civili dei conflitti. La dodicesima edizione dell’Atlante è ricca di dati, approfondimenti sulle 31 guerre attualmente in corso nel mondo e descrive i nuovi equilibri mondiali nel pieno delle crisi in Ucraina e in Medioriente e nel mezzo di un cambiamento forte nell’Africa sub sahariana. Non manca un’analisi sullo stato dell’arte nelle politiche per arrestare il cambiamento climatico e un’analisi sulla “geografia dei diritti”, come strumento per analizzare quel che accade nel pianeta.
I dati dell'Atlante
Nel 2023, 108,4 milioni sono le persone in fuga dalla guerra, mentre gli emigranti nel mondo sono complessivamente 295 milioni circa. Negli ultimi sei anni è tornata a crescere anche la povertà assoluta: più di 3,4 miliardi di persone nel mondo vivono con meno di 5,5 dollari al giorno. Quasi 2,5 miliardi sono sotto la soglia della povertà estrema, cioè non raggiungono 1,9 dollari al giorno.
Per quanto riguarda gli armamenti, i dati dell'Atlante si riferiscono al 2022: in quell'anno, ci sono si sono registrati, tra i civili 31.273 morti e feriti per armi esplosive. Sono stati spesi 2.240 miliardi di dollari spesi per le armi e l’Europa ha aumentato i propri investimenti in armi del 13% rispetto all’anno precedente. La spesa militare degli Usa, la più alta del mondo, ha raggiunto 877 miliardi di dollari nel 2022 e costituisce il 39% dell’intera spesa militare mondiale. Al secondo posto c'è la Cina, che ha stanziato circa 292 miliardi di dollari: il 4,2% in più rispetto al 2021 e ben il 63% in più rispetto al 2011.
A inizio 2022, i 9 Stati riconosciuti come potenze nucleari (Stati Uniti, Russia, Regno Unito, Francia, Cina, India, Pakistan, Israele e Corea del Nord) avevano a disposizione circa 12.705 testate: 9.440 di scorta per uso potenziale, 3.732 dispiegate assieme a forze operative e di queste più o meno 2 .000 sono tenute costantemente in stato di alta allerta.