7 aprile 2008 ore: 09:46
Società

''Tra la terra e l'acqua'': il valore della diversità spiegato ai bambini

Un libro e un reading per insegnare il dono dell'unicità. Appuntamento della rassegna della libreria Esquilibri di Roma sull'intercultura. Un racconto al confine tra due mondi, che ricalca la condizione dei migranti

ROMA – E’ sabato pomeriggio alla libreria Esquilibri di Roma, ma non è un giorno qualsiasi. Nel cuore del rione Esquilino, a pochi passi dall’abituale frenesia della stazione Termini, c’è una piccola folla di bambini che attende impaziente di assistere alla lettura di una curiosa storia ambientata in uno stagno. Sono tutti seduti per terra, gambe incrociate e orecchie ben dritte, pronti ad ascoltare le avventure del piccolo Crok, un girino che si è perso e vaga alla ricerca dei propri genitori. Inizia così “Tra la terra e l’acqua”, il libro scritto da Alessandro Ghebreigziabiher e illustrato da Alessandra Fusi, edito da Zampanera, che in occasione della sua uscita in libreria viene letto ed interpretato davanti ad un pubblico composto da giovanissimi e non solo.

L’appuntamento fa parte della rassegna “Parole dal mondo”, l’iniziativa di Esquilibri dedicata alla presentazione delle produzioni letterarie incentrate sul tema dell’intercultura. Un racconto al confine tra due mondi, quello dell’acqua e quello della terra, che ricalca la medesima condizione di sospensione tra due realtà in cui si trovano i migranti e tutti coloro che, per qualche ragione, sono “diversi”.

 

La storia del ranocchio Crok e del suo viaggio alla scoperta della propria identità rappresenta un’occasione per spiegare ai bambini il valore della diversità e di quanto sia importante conoscere se stessi per poi scoprire e comprendere gli altri. Attraverso un linguaggio semplice e, allo stesso tempo, ironico gli uditori vendono catapultati in un mondo fantastico dove vivono un vecchio pesce rosso cieco, alcuni pesci rossi beffeggiatori, una zanzara bugiarda e una lucertola dall’aria snob.

 

Secondo Alessandro Ghebreigziabiher, l’autore del racconto: “La diversità fa parte di tutti noi. Non si tratta tanto di insegnare ai ragazzi, quanto di fare con loro un lavoro di riconoscimento che consiste nella trasmissione del dono dell’unicità. Il linguaggio teatrale è uno dei canali per dare sfogo alla fantasia. Ma è anche uno dei migliori mezzi di comunicazione, che permette di interagire e di affrontare con leggerezza temi importanti”. In questo modo il gioco teatrale diviene un mezzo per comunicare l’importanza della accettazione della propria identità, della scoperta delle proprie particolarità e delle affinità che ci legano agli altri. (Raffaella Sirena)

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