“Troppo neri”, un libro racconta i viaggi dei migranti
ROMA - “Non si accoglie per religione, credo, pietà o fede. Non si accoglie neanche per convenienza o ragionamento. In fondo non si accoglie neanche perché ne hanno diritto, o pensiamo ce l’abbiano. Si accoglie perché sono esseri umani, e noi siamo esattamente quella stessa cosa che sono loro. Perché in qualche modo stiamo affogando anche noi, insieme a loro, ogni volta in mezzo al mare”. Con queste parole il giornalista e scrittore Saverio Tommaso presenta il suo nuovo libro “Troppo Neri”, edito da Feltrinelli, in libreria da domani.
Un viaggio tra le storie dei migranti arrivati nel nostro paese via mare, per descriverne le atrocità e svelare le trappole della propaganda. “C’è una sola regola fra gli immigrati in partenza: Non si inizia mai un viaggio insieme a un congiunto - spiega Tommasi -. Troppo rischioso per due fratelli, per un fratello e una sorella, impensabile per un marito e una moglie. Per questo i congiunti si separano prima della partenza, dandosi appuntamento solo all’arrivo, raccontandosi delle bugie a cui fingono di credere, pur sapendo che probabilmente non si rivedranno mai più”.
L’autore ricorda che in Italia solo una parte residuale (16%) dei migranti è salvato dalle navi delle Ong. “Fra loro ci sono donne all’ottavo stupro in due anni di viaggio, alcune si carezzano con violenza una pancia cresciuta senza volontà, ma ci sono anche figli piccolissimi che sono per le madri l’unico bagaglio che valga la pena portare con sé e salvare, in mezzo al mare” aggiunge. A completare il lavoro di Saverio Tommasi ci sono le immagini del fotogiornalista Francesco Malavolta,che da anni lavora sul tema, raccontando i viaggi delle persone lungo le rotte del mondo.Una parte del libro è riservata anche alle storie delle cosiddette seconde e terze generazioni. “Ragazze e ragazzi arrivati in Italia piccolissimi, senza conoscere i Paesi in cui sono nati se non nel racconto delle famiglie, o semplicemente nati sul nostro suolo. Ragazzi e ragazze senza cittadinanza, senza passato, troppo neri per essere considerati italiani, o troppo italiani per essere considerati nigeriani, etiopi o afghani - sottolinea ancora l’autore - Ragazze e ragazzi che vanno a scuola con i nostri figli, con loro fanno sport, musica, teatro: con loro giocano e sognano, qualche volta partecipano ai compleanni. A scuola imparano la storia italiana, la letteratura, l’educazione civica, ma non hanno gli stessi diritti dei loro compagni italiani. L’immigrazione ha tanti volti e sono tutte persone”.