“Un orto d'amore” nell'hospice: da curare e per curare
ROMA – Un orto da curare, ma anche un orto per curare: in sintesi, “Un orto d'amore”: E così si chiama, infatti, l'esperienza inaugurata dall'hospice “Alba Chiara” di Lanciano, dove è stato realizzato un orto in terra piana di circa 500 metri quadrati, affidato alle cure dei pazienti presi in carico dalla rete di cure palliative e delle loro famiglie. L'iniziativa, presentata questa mattina in conferenza stampa, ha non solo un obiettivo terapeutico, ma intende anche rendere l'hospice un luogo aperto e partecipato, perché non sia più percepito, dagli ospiti e dai loro familiari, soltanto come luogo di dolore e di morte, ma diventi piuttosto “un luogo di cura diverso, caratterizzato da attività assistenziali e modello di organizzazione non sovrapponibili a quelle degli ospedali”, spiegano i promotori.
“Il nostro modello di assistenza dovrà sviluppare una forte connotazione territoriale - ha sottolineato l'assessore regionale alla Programmazione sanitaria, Silvio Paolucci - abbandonando anche l'idea che le eccellenze siano concentrate nella parte ospedaliera. L'hospice di Lanciano è uno straordinario esempio di sanità del territorio che esprime qualità ad altissimo livello, ed è per questa ragione che nuovi progetti che potranno essere sviluppati troveranno nel governo regionale supporto e sostegno adeguati, anche sotto il profilo economico. Abbiamo liberato risorse per 90milioni di euro, stornando alla sanità fondi che erano stati distratti dalla sanità, gran parte dei quali saranno destinati al territorio”.
L'accesso dei pazienti all'orto viene supportato dal personale e limitato all’attività amatoriale compatibile con le condizioni fisiche e cliniche degli stessi. Per la realizzazione dell’orto, è stato adottato uno stile ad aiuola per facilitare la raccolta; inoltre sono state scelte piante che amano stare vicine, risultando così più forti all’aggressione di malattie e parassiti. Nelle aiuole più importanti vengono coltivate specie principali come pomodori, patate, melanzane, legumi, mentre le piante officinali trovano una collocazione separata.
“Diversi studi affermano che occuparsi della coltivazione di piante e ortaggi, la raccolta dei prodotti della natura, anche il solo osservarne la crescita, abbiano una valenza psicologica positiva e terapeutica in diverse tipologie di pazienti - sottolinea il responsabile dell'unita operativa Hospice e cure palliative Pier Paolo Carinci - . In Italia questa modalità di cure integrativa è stata iniziata in diversi setting di cura mediante la predisposizione di vasconi di terra o la coltivazione di piante e fiori in aree adiacenti reparti di oncologia, hospice, residenze per anziani, case della salute. Per quanto è dato saperne, allo stato attuale non è presente, nel panorama delle reti di cure palliative italiane, un progetto strutturato di ortoterapia che preveda la coltura su terreno di piante da orto, come pomodori, melanzane, zucchine, cetrioli, peperoni, fagioli, zucche, cocomeri, fragole, peperoncini, e tutte le piante aromatiche. La nostra esperienza, perciò, è destinata a essere recepita con sicuro interesse anche dalla comunità scientifica, al fine di verificarne gli effetti sul paziente, poiché gli atti motori legati alla coltivazione favoriscono il mantenimento della motricità e l’incremento della forza residua. Anche l’apprendimento viene stimolato, cosi come la memoria che viene esercitata al ricordo dei tipi di piante, alla loro ciclicità e stagionalità”.