2 marzo 2017 ore: 14:26
Disabilità

"Upgrade!", contenitore di incontri per approfondire il rapporto tra disabilità e tecnologia

Il progetto prende il via oggi presso la sede di Gruppo Polis a Padova, con l’incontro intitolato "Upgrade! #01. Superare le barriere grazie alla tecnologia". Gli incontri, aperti al pubblico, avranno come oggetto il ruolo della tecnologia nel miglioramento della qualità di vita delle persone che vivono in condizioni di difficoltà
Upgrade

PADOVA - Può la tecnologia migliorare la qualità di vita delle persone? A porsi il quesito è il Gruppo Polis, che prova a darsi una risposta con "Upgrade!". Un nuovo contenitore di incontri aperti al pubblico che avranno come oggetto il ruolo della tecnologia nel miglioramento della qualità di vita delle persone che vivono in condizioni di difficoltà.
Il progetto prende il via oggi alle 18 presso la sede di Gruppo Polis in Via Due Palazzi 16 a Padova, con l’incontro intitolato "Upgrade! #01. Superare le barriere grazie alla tecnologia". Al centro dell’attenzione il tema degli ausili tecnologici, che sarà approfondito attraverso un dialogo fra Luca Spaziani e Ferdinando Acerbi.

Entrambi hanno avuto modo di sperimentare personalmente tutte le difficoltà e le barriere che esistono nella vita quotidiana di una persona con disabilità. Luca Spaziani, autore di “DigitAbili” è cieco dalla nascita e si occupa di tecnologie assistive in qualità di "appassionato utilizzatore"; Ferdinando Acerbi, che nel 2004 ha perso l’uso delle gambe in seguito a un incidente avvenuto durante un’immersione, è CEO e fondatore di Henable, piattaforma online che cerca soluzioni digitali ai problemi quotidiani delle persone con disabilità.
L’incontro si aprirà con un aperitivo, a seguire un’introduzione di Stefano Michelon, Responsabile della Comunità "Il Biancospino", infine il confronto fra Luca Spaziani e Ferdinando Acerbi.

Tutto nasce nell’area disabilità del Gruppo Polis, composto da quattro cooperative padovane che si occupano di disabilità, salute mentale, emarginazione sociale e donne vittime di violenza. “Abbiamo iniziato a sperimentare qualche anno fa delle app su tablet per la comunicazione aumentativa - racconta Stefano Michelon -. Parallelamente, in comunità alloggio avevamo iniziato a ragionare su quali potessero essere degli strumenti tecnologici per aumentare la qualità di vita delle persone. Ad esempio, in comunità facciamo la spesa in autonomia. Può essere utile avere un’app che facilita questa azione”.

“Nel frattempo - aggiunge - siamo venuti a conoscenza del libro di Luca Spaziani sugli strumenti per le persone in difficoltà. Da lì è iniziato un percorso per coinvolgere lo scrittore, insieme a un esperto di tecnologie come Ferdinando Acerbi. Abbiamo dunque pensato che in seguito a questo primo incontro avrebbe potuto nascere un contenitore di appuntamenti non solo dedicati alle persone con disabilità, ma anche alle persone in generale, per aumentare la loro qualità di vita utilizzando la tecnologia”.

Confronto, partecipazione, rete, le parole chiave del progetto, che punta alla creazione di occasioni di incontro e collaborazione tra professionisti del sociale e del digitale, lanciando uno sguardo verso gli sviluppi possibili del Terzo Settore.
“Vorremmo creare connessioni e contatti con il territorio, per parlare di digitale e tecnologia a servizio delle persone - afferma Stefano Michelon -. A questo proposito, saranno ospiti questa sera gli studenti della specializzazione biennale post diploma dell’ITS Meccatronico di Padova, che abbiamo coinvolto affinché realizzino per noi due prototipi legati al miglioramento delle condizioni di vita delle persone con disabilità”.

Oltre agli specialisti di tecnologia, figurano fra i protagonisti dell’iniziativa coloro che vivono il disagio in prima persona: “Oggi si parla di co-progettazione e co-produzione dei servizi - spiega Michelon -. Si sta passando dai servizi caratteristici erogati storicamente, a qualcosa che si costruisce con i portatori di disabilità stessi e i loro cari. Esistono casi di informatici senza frontiere o familiari di disabili che mettono in rete progetti da loro ideati e che possono essere replicati da chiunque: una sorta di open source”.

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