"Vincersi", la squadra di paraclimbing del Cus Bologna si racconta
BOLOGNA - Matteo Stefani ha 22 anni ed è uno studente del corso universitario per Educatore professionale sanitario. Matteo è cieco e nel 2011 si è "laureato" campione del mondo ai primi Campionati del mondo di paraclimbing tenutisi ad Arco, in provincia di Trento, nelle specialità di Lead e Speed (di quest’ultima detiene tutt’oggi il titolo). Nel 2012 e nel 2014 Matteo è salito sul terzo gradino del podio ai campionati del mondo sempre nella specialità Lead. Nel 2013 ottiene l’oro di Boulder alla paralimbing cup di Laval e l’argento ai campionati europei Lead di Chamonix. Tutt’ora, dal 2010, è al primo posto in Italia, ossia da quando vi esistono competizioni di paraclimbing. Matteo fa parte della squadra non vedenti Arrampicata Sportiva/Paraclimbing del Cus Bologna, un’eccellenza del tutto bolognese, protagonista del docufilm “Vincersi” di Mirko Giorgi e Alessandro Dardani. Ed è anche grazie a questo progetto che il suo team, composto da Giulia Poggioli, 18 anni, Giulio Cevenini, 21 anni, Pietro Dal Pra, arrampicatore di fama internazionale, l’allenatrice Carla Galletti, ideatrice e anima della squadra, il tecnico Federico Stella, trentino, studente di scienze motorie a Bologna e istruttore Fasi, ha lanciato il crowdfunding “Vincersi” su Ginger, per partecipare ai Campionati europei 2015 di Chamonix, ai Campionati del mondo 2016 di Parigi, e alle altre competizioni internazionali di Paraclimbing Cup e le gare del circuito nazionale in calendario, per il momento Montebelluna, Torino, Milano e Gessate. Sì perché, come dice Matteo: “‘Vincersi’ è un po’ il racconto della nostra storia con l’arrampicata e il suo ruolo, ovvero vincere i propri limiti, non come superuomo ma attraverso una dimensione realistica e umana. Superare gli ostacoli e le difficoltà più difficili della vita attraverso un percorso individuale e di condivisione con gli altri”, e per gli altri, in questo caso specifico, s’intende la squadra.
Cosa vuol dire essere una squadra d’arrampicata di persone cieche in uno sport, a primo impatto, profondamente individuale? “ È una peculiarità, siamo una realtà, se non unica nel mondo, sicuramente rara – spiega la giovane promessa del paraclimbing italiano – E credo che la nostra squadra possa fungere da esempio nell’arrampicata per persone cieche a livello nazionale”. Carla, Giulio, Matteo, Giulia e soprattutto Pietro, che si sta spendendo molto per la sua organizzazione, sono, infatti, i promotori della prima “Giornata nazionale dell’arrampicata per non vedenti”, che si terrà in 10 palestre italiane, ancora da definire, in cui il team, ormai esperto in materia, si occuperà della formazione base dei vari istruttori di arrampicata per accogliere al meglio le potenziali nuove leve di questa neonata disciplina agonistica. “Obiettivo della Giornata è far conoscere il paraclimbing, non necessariamente l’agonismo”, sottolinea Matteo.
Il gruppo si conosce da diversi anni. “Nel film ‘Vincersi’ e quando partecipiamo ai vari campionati, i principali protagonisti siamo Giulia, Giulio e io ma l’arrampicata mi ha permesso di comprendere gli altri ragazzi in un altro modo: con stima e fiducia – confessa Matteo –. Questo perché arrampicare ti mette davanti a limiti oggettivi: fisici e psicologici. Non puoi sfuggire. Non puoi crearti scuse. Sei obbligato ad affrontarli e a vincerli. E così anche nella vita di tutti i giorni”.
Quando parla, Matteo, trasmette sicurezza e si può notare, dalla sua voce, la voglia e la determinazione che lo contraddistinguono. Ma, come dice lui stesso, tutti i suoi sforzi non sono volti tanto al mantenimento della leadership, quanto, piuttosto, a un forte senso di responsabilità perché “sono tra i pionieri di questa specialità agonistica e sento che il mio ruolo è di promotore”. Il suo appello, a tutte le persone che vogliono ‘vincersi’ è: “Abbiate voglia di rischiare ma comunque in maniera giocosa, perché nel gioco si accettano le sconfitte e si condividono i propri limiti per alleggerire il peso della responsabilità negli errori, perché gli altri possono darti i consigli giusti, anche se a volte è difficile accettarli”. (Francesco Palomba)