A Milano 2.700 posti letto per i senza dimora, ma c'è chi rifiuta
MILANO - Per i senza dimora ogni notte ci sono a disposizione 2.700 posti letto e otto unità di strada che setacciano le vie della città per distribuire coperte, bevande calde e invitare chi dorme all'aperto ad accettare l'accoglienza in uno dei 15 centri di accoglienza. Nonostante questo sforzo di Comune e terzo settore e nonostante il gelo, c'è chi rifiuta un letto caldo. Ci sono ancora oltre cento posti liberi. Il Comune periodicamente rivolge un appello (l'ultimo è di settimana scorsa) ai cittadini, perché segnalino la presenza di senza dimora, così da poterli raggiungere con una delle unità di strada: sono arrivate 170 segnalazioni nel giro di pochi giorni. Ma perché rifiutano l'accoglienza? "Si tratta soprattutto di giovani, con problemi di droga o di alcol -spiega Magda Baietta, presidente della Ronda della Carità, associazione che con un'unità di strada è presente sulle strade di Milano tutte le sere-. Non accettano il dormitorio perché ciò comporta l'accettazione di un minimo di regole". Persone che hanno di fatto la loro casa in un luogo preciso della città: alcuni sono in largo Corsia dei Servi, altri sotto i portici di piazza XXIV Maggio o nel piazzale antistante la Borsa (per citare solo i posti in cui la loro presenza è più numerosa). "Quelli che dimorano in largo corsia dei Servi hanno addirittura le tende - aggiunge Magda Baietta-. È però una situazione di degrado che bisogna fermare. Non possiamo accettare che delle persone vivano in questo modo. Per loro dobbiamo pensare a qualcosa di diverso, non basta portare bevande calde e coperte. La nostra proposta è che siano istituite anche delle unità di strada diurne, con educatori e volontari che sappiamo allacciare rapporti con questi giovani, offrendo loro reali alternative alla vita che conducono. Dobbiamo essere in grado di offrire un percorso di uscita dalle dipendenze, con progetti di formazione e di lavoro. Spesso si tratta di ragazzi che hanno alle spalle famiglie disastrate. Non hanno studiato, non hanno professionalità: sono insomma tagliati fuori da tutto. E bisogna anche essere piuttosto duri con loro: o accetti un percorso o intervengono le forze dell'ordine. Dobbiamo farlo per il loro bene".
"Rimangono in strada le persone più fragili, che hanno magari anche problemi di salute mentale", aggiunge Tina Regazzo, direttrice del Progetto Arca, onlus che gestisce un'unità di strada, alcuni dei centri di accoglienza e alcuni appartamenti per senza dimora. "Ci sono poi quelli che non vogliono lasciare il posto o la zona in cui bivaccano -aggiunge-, perché sono riusciti a crearsi una rete informale di cittadini che li aiutano. Ogni giorno magari ricevono bevande calde, cibo e coperte da chi abita nel quartiere e temono di perdere questo sostegno se vanno a dormire in uno dei centri predisposti per l'inverno. Sono insomma situazioni molto delicate. Noi cerchiamo di creare una relazione con queste persone, nella speranza che si fidino di noi e accettino di intraprendere un percorso che li porti a cambiare vita".
L'urgenza di questi giorni rimane comunque quelle di evitare che qualcuno muoia per il freddo mentre dorme su una panchina. I numeri telefonici ai quali è possibile segnalare la presenza di senza tetto o persone in difficoltà sono: 02/88447645–646-647–648–649. È possibile anche rivolgersi direttamente al Centro Aiuto (Casc) di via Ferrante Aporti 3 aperto dalle 9 alle 24 dal lunedì al venerdì, dalle 12 alle 24 il sabato e la domenica e dalle 12 alle 20 nei festivi.
E continua la raccolta e la distribuzione di coperte e abiti caldi. Progetto Arca ha finora distribuito 4 mila coperte termiche a Milano e Roma. Durante lo scorso fine settimana, oltre 200 cittadini hanno donato alla Casa della Carità maglie e maglioni, pantaloni, giacche, scarpe e coperte. "È stata una risposta importante, che ci dà la possibilità, soprattutto in questi giorni di grande freddo, di garantire un cambio caldo e pulito ai tanti senza dimora e persone in difficoltà che aiutiamo. Negli ultimi mesi ci eravamo infatti trovati a fronteggiare un crescente numero di richieste che in alcuni casi, a malincuore, non siamo stati in grado di soddisfare", dice Ciro Di Guida, responsabile del servizio docce della Casa della carità. Nel 2017 sono 1.170 le persone che hanno chiesto di fare una doccia alla Casa della carità (+19,27% rispetto all'anno precedente). (dp) (dp)