Alcuni minori stranieri accolti nei centri palermitani si vedranno assegnare un tutore da parte del giudice tutelare: in 55 sono pronti ad assumere il ruolo, ma l’obiettivo è quello di arrivare ad offrire la tutela a tutti i 500 minori presenti in città. Il garante infanzia D’Andrea: “Non solo una tutela legale ma un rapporto di cura e relazione”
©UNICEF/UN020011/Gilbertson VII Photo
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PALERMO – La cura della persona e della relazione sono al centro del ruolo del tutore nel progetto educativo che riguarderà i minori stranieri non accompagnati presenti a Palermo che sono attualmente circa 500. 55 sono, per il momento, i tutori a cui verranno presto assegnati dal giudice tutelare alcuni minori stranieri accolti negli 85 centri di accoglienza di Palermo. A parlare di questa nuova figura è il garante dell'infanzia e dell'adolescenza Lino D'Andrea che, auspica che il numero di quest'ultimi possa arrivare con il tempo proprio a 500, considerato il fabbisogno della città.
Com'è nata l'idea?
C'è il bisogno forte di fornire un sostegno adeguato ai tanti ragazzi/e stranieri che arrivano sul nostro territorio. I tutori di fatto già in Italia esistono. Il Veneto è stata la regione apripista seguita poi da altre regioni come l'Emilia Romagna e la Toscana. Però, nella sperimentazione che si sta facendo a Palermo, abbiamo smontato il principio del tutore come figura esclusivamente legale. Il ragionamento è che l'assistenza di questi ragazzi non può esaurirsi soltanto nella tutela legale ma debba essere basata sulla cura e sulla relazione riconoscendo al minore tutta la soggettività che merita. Poi naturalmente la legge Zampa di fatto ha ufficializzato il percorso che stavamo facendo noi anche se siamo partiti dalla legge 176 del'91 della convenzione Onu. In questo caso Palermo è il primo comune che ha fatto un protocollo che va in quella direzione. Proprio il protocollo, firmato lo scorso novembre, prevede l'impegno di tutte le istituzioni (Comune, Tribunali, Procura, Questura, Università, Azienda Sanitaria, Ufficio Scolastico Regionale) e del terzo settore per creare progetti educativi integrati a misura delle ragazze e dei ragazzi stranieri.
Come si articola il ruolo del tutore?
Da una parte c'è un livello fortemente demandato al mio ufficio che è preposto a formare e sostenere i tutori. Poi si devono avere le comunità che accettano in chiave collaborativa il tutore e nel contempo un territorio pronto ad accogliere il minore straniero in un progetto educativo. Con una trentina di comunità di accoglienza della città stiamo facendo un patto educativo. L'intento è quello per quanto possibile di riproporre gli stessi modelli educativi di una famiglia. Il lavoro dei tutori è quello intanto di conquistarsi la fiducia di questi ragazzi per poi costruire dalla loro storia e dai loro desideri il loro progetto educativo.
Come siete arrivati al riconoscimento dei 55 tutori?
Nel novembre scorso abbiamo messo l'avviso pubblico. Subito dopo abbiamo avviato i colloqui, operati da un equipe multidisciplinare presieduta da me, delle 89 persone che avevano presentato domanda. Di queste, 6 persone si sono ritirate, 11 non sono risultate idonee e 72 le abbiamo ammesse al corso di formazione. 8 di queste si sono ritirate durante il corso di formazione che si è articolato in 8 incontri. Il numero complessivo di tutori oggi è di 55. Si tratta di 47 donne e 8 uomini. Due persone hanno la licenza media, 11 sono con diploma e 42 con laurea. Tra loro, ci sono anche due nigeriane. 32 tutori hanno un'età che va dai 25 ai 50 anni e 23 dai 50 ai 70 anni. Si tratta di persone, per gran parte con figli, tutte fortemente motivate dal punto di vista etico e sociale. Alcuni di loro hanno buone competenze perchè erano dirigenti pubblici o scolastici in pensione, assistenti sociali in pensione o in servizio, operatori ed educatori del terzo settore. La lista dei tutori è stata data ufficialmente al garante regionale dell'infanzia affinchè questi la consegnasse al tribunale dei minori.
Di quanti minori si può essere tutori e quanto dura la tutela?
Si può essere tutori di più minori purchè siano fratelli o sorelle anche se, considerato il numero di minori stranieri in crescita, stiamo pensando come potere attribuire almeno due minori a ciascun tutore. Tre giorni a settimana come ufficio del garante ci si occuperà di supportare i tutori in una sede operativa specifica. Ormai è questione di giorni e il giudice tutelare inizierà a dare le tutele. La tutela dura fino ai 18 anni ma si può chiedere una proroga fino ai 21 anni se il ragazzo/a ha un percorso di studi. In più abbiamo raccolto tutte le opportunità che ci sono nel territorio come borse lavoro, di studio, gruppi appartamento, famiglie di appoggio e tutte quelle che sono le possibilità in modo da facilitare i tutori nell'elaborare il loro progetto educativo con il minore.
Il percorso del minore si articola in quali fasi?
La prima è quella della relazione, la seconda è quella collegata alla storia del minore e la terza è quella dei suoi desideri. Una commissione composta da tutore, noi e dai servizi, propone al ragazzo un progetto che può avere due direzioni. La prima è quella dell'affido. Grazie all'Unicef non solo stiamo incentivando quello locale ma con un accordo con una decina di città del nord i ragazzi potranno andare in affido in famiglie di quelle città. In più, oltre all'Unicef che si fa carico del monitoraggio delle comunità con Intersos, un'altra organizzazione di sostegno è il Cnca nazionale. Oltre all'affido c'è la possibilità che, per il minore che rimane in città, venga fatto un progetto personalizzaato. Ricordiamoci che il tutore è un volontario ma stiamo cercando anche di recuperare delle economie in modo da garantire un eventuale rimborso spese da riconoscere per alcune spese come visite mediche, acquisti scolastici ecc.
Che consiglio si può dare a chi volesse iniziare questo percorso a fianco dei minori?
La prima qualità di un tutore deve essere soprattutto di tipo relazionale. E' una bellissima avventura ma non è una passeggiata: e' un'esperienza di grande arricchimento reciproco altamente formativa. L'augurio è che le domande possano crescere. Per potere dire che Palermo è la città dell'accoglienza, l'obiettivo alto resta quello di arrivare almeno a 500 tutori. (set)