A Roma è polemica per le panchine anti bivacco. E si valuta rimozione
Le panchine di via Giovanni da Procida |
ROMA - Qualcuno stamattina ha lasciato una busta con gli oggetti personali, ma da quando ieri è scoppiata la polemica sui social la piazzetta del Carroccio, nel secondo municipio, è pressoché deserta. Siamo nella zona est di Roma, dietro piazza Bologna, in via Giovanni da Procida. Qui sono state istallate alcune panchine con i braccioli di ferro al centro, con l’obiettivo dichiarato di non permettere ai senza dimora di dormirci la sera. Le foto delle panchine antihomeless postate a ridosso di Natale da Silvia Garroni, una residente della zona, e rilanciate dagli attivisti di Baobab experience, hanno fatto rapidamente il giro del web. “Qualcuno nel mio quartiere ha pensato di festeggiare il Natale mettendo sbarre alle panchine, così che nessuno possa sdraiarsi per riposare. c'è chi apre la porta e invita alla propria tavola e chi mette le sbarre alle panchine – scrive la donna -. Chi cerca di aiutare e chi alza fili spinati. Non è cominciata così qualche tragedia del passato? Una canzone diceva Dio è morto. In questo Natale qualcuno ha voluto di nuovo uccidere Gesù”.
L’istallazione delle panchine antibivacco è nata per iniziativa del comitato di quartiere ed è stata autorizzata dal secondo municipio, come spiega Giulio Soana, residente e membro del comitato. “Noi viviamo lì da sempre, io ci sono nato, è una piazzetta molto carina – sottolinea -. Lì intorno ci sono case popolari, scuole, e spesso i bambini ci giocavano. Il municipio non se ne è mai particolarmente curato, ma se ne occupavano principalmente il bar e la pizzeria che danno sulla piazza. Poi il bar ha chiuso e progressivamente la situazione è peggiorata. Hanno iniziato a venirci sempre più persone la sera: bevono, fanno i loro bisogni lì, si lavano alla fontanella. Per noi residenti era diventato un posto poco sicuro. Così abbiamo sollecitato più volte il municipio”. Alla fine, spiega Soana, dopo diversi incontri con i rappresentanti del municipio la decisione è stata quella di istallare le panchine con i braccioli come strumento di dissuasione e di illuminare la piazza con un faretto. Tutto a spese dei cittadini, come dimostra la richiesta di autorizzazione redatta dai condomini del palazzo di via Giovanni da Procida 31 e inviata dall’avvocata Laura Rosa a Luciano Belardi, responsabile dell’ufficio tecnico del secondo municipio e per conoscenza alla presidente Francesca Del Bello. Nel documento, che Redattore sociale ha potuto visionare, si parla di una situazione di degrado ignorata per mesi.
“Abbiamo deciso di risistemare le panchine, che per lo più sono rotte – scrivono i condomini – e di far mettere tre braccioli, in modo che queste persone, che ad oggi non si riesce a mandar via, visto che i vigili più volte avvertiti non intervengono, non ci possano più dormire”. Il costo complessivo è di 700 euro che – aggiungono i residenti – “sarà a nostro totale carico”. L’autorizzazione da parte di Belardi arriva a stretto giro: “si autorizza la sostituzione/sistemazione delle panchine e l’istallazione della luce nell’ingresso principale a propria cura e spese”. “Ora che è nata la polemica il municipio vuole scaricare su di noi la responsabilità – aggiunge Soana – non ci stiamo a passare da razzisti. Ma che cosa dovevamo fare? Nessuno ha fatto niente in questi mesi, abbiamo chiesto più volte un aiuto. Soprattutto quando in piazza restavano persone ubriache. Nessuno ha mosso un dito. E alla fine ci hanno autorizzato le panchine, anzi, ad essere sinceri ci hanno suggerito questa soluzione. Non ci stiamo a questo scaricabarile, né ci stiamo ad essere accusati. Se gli attivisti del Baobab pensano che dormire sulle panchine sia dignitoso, vengano qui, vengano a vedere”.
Francesca Del Bello, presidente del secondo municipio, dice di aver autorizzato l’istallazione pur non conoscendo nei dettagli che si trattasse di panchine antibivacco. “I cittadini che vivono sulla piazzetta del Carroccio hanno scritto al municipio chiedendo di poter fare qualcosa – spiega -. Già in passato si erano fatti promotori di una serie di iniziative volte alla cura degli spazi pubblici. In particolare, negli ultimi mesi ci hanno sollecitato rispetto alla situazione della piazzetta, che si trova vicino alla stazione Tiburtina, e dove spesso si radunano persone ubriache, che lì bivaccano. Ci dormono, vomitano, urinano all’aperto. I cittadini hanno chiesto di intervenire per ripristinare il decoro e noi abbiamo autorizzato. Non siamo scesi nei dettagli”, ribadisce. “Siamo stati a fare un sopralluogo insieme a loro – aggiunge Del Bello - c’era una signora ucraina che dormiva lì e a cui abbiamo trovato un ricovero alla Caritas. Il problema a mio avviso non sono le panchine, non si tratta di una misura contro i senza fissa dimora, si tratta di eliminare i problemi che si creano ai cittadini. Pensare che si possano accogliere le persone su una panchina è profondamente sbagliato. L’intervento dei cittadini, che io condivido, era volto a evitare situazioni di pericolo, gli ubriachi sono spesso anche molesti – aggiunge – E’ sbagliato parlare di iniziative contro chi ne ha bisogno”. Dopo le polemiche, Del Bello è però pronta a fare un passo indietro: “al comitato ho detto che se l’iniziativa viene strumentalizzata dobbiamo valutare insieme se rimuoverle. Non è giusto che queste persone siano tacciate di essere xenofobe, razziste o fasciste. Le intenzioni erano chiare, non c’è nessuna guerra ai poveri, le persone vanno aiutate nei ricoveri opportuni”.
Di “barbarie” continuano a parlare gli attivisti di Baobab experience. “Barbierie al pari di quelle di tanti comuni che si accaniscono contro homeless e poveri – scrivono su Twitter -. Grave è anche che la presidente rivendichi "sicurezza e decoro" e poi spieghi come un comitato abbia in appalto dal municipio "la cura" del giardino dove sorgono le panchine. Ancora più grave in questo clima xenofobo dove in nome del decoro si attua una guerra ai poveri. Non aver capito i rischi creando la consulta per le associazioni che operano per il decoro urbano, è da incoscienti”. Sulla stessa scia anche Giovanna Seddaiu, consigliera di opposizione: “sono mesi che ci battiamo contro questa modalità di far gestire ai cittadini i beni comuni –sottolinea -. Ora di chi è la responsabilità di queste panchine? Se autorizzi una richiesta palese di mettere le sbarre vuole dire che sei d’accordo. Ma è un segnale brutto di discriminazione. Si discriminano gli obesi, che non potranno sedersi. Le persone stanche o i senza tetto che vogliono sdraiarsi. Le panchine sono un bene pubblico ma ora non sono più per tutti. Questa non è accoglienza. Tra l’altro ora i senza dimora si sono spostati solo poco più in là, su alcune lastre di marmo”. (ec).