11 giugno 2016 ore: 09:47
Salute

A Torino torna il Mad Pride. E chiede che "i matti diventino operatori"

Partirà alle 14 la manifestazione che da 5 anni porta utenti e operatori della salute mentale a sfilare per il centro della città Appello alle istituzioni perché riconosca il “supporto tra pari”, modello in cui pazienti psichiatrici siano formati per aiutare chi ha un disagio
Torino Mad Pride - murales
Torino Mad Pride - murales

TORINO - Il 14 ottobre del 2012, Lukasz Mrozinski cercò di togliersi la vita nella sua casa del quartiere torinese di San Salvario. Mrozinski, un cantautore di origine polacca che in quel periodo andava riscuotendo i primi successi, compiva 31 anni proprio in quel giorno. Ma quel compleanno era arrivato al culmine di una pesante crisi depressiva, che lo aveva portato a ingogliare un mix di ogni farmaco che aveva sottomano; e ad aggredire i paramedici chiamati dal suo coinquilino Alberto, che a quel punto si trovarono costretti a chiedere l’intervento dei carabinieri. A evitare che la situazione -degenerasse, quella sera, furono Chiara Abbà, psicologa ed educatrice, e Simone Sandretti, regista di film e documentari al quale, qualche anno prima, era stato diagnosticato un disturbo psichico: entrambi erano parte di un movimento spontaneo, che da un anno aveva iniziato a riunire i pazienti psichiatrici del capoluogo sabaudo per rivendicare il diritto “a vivere il proprio disagio mentale senza per questo essere sedati o rinchiusi”; e così, quando le cose avevano iniziato a precipitare, Alberto aveva telefonato anche a Sandretti, che di quel gruppo era il presidente. “In qualche modo - ricorda Mrozinski - Simone e Chiara convinsero l’ambulanza a tornare indietro, gli agenti a non richiedere il Tso e me a lasciarmi ricoverare”.

Non era la prima volta che Abbà e Sandretti si trovavano di fronte a situazioni di quel tipo: da quando avevano iniziato a riunirsi per organizzare il Torino Mad Pride - la parata annuale degli utenti psichiatrici che da il nome al loro movimento - a molti nel gruppo era già capitato di intervenire quando qualcuno andava in crisi: “il punto - spiegava Sandretti, qualche mese addietro - è che a volte solo un matto riesce a farsi ascoltare da un matto. Perché quando attraversi una crisi psicotica, tu e il medico non parlate la stessa lingua. E allora c’è bisogno di qualcuno che faccia da interprete”. Il termine tecnico è “supporto tra pari”, un modello di lavoro che prevede che i pazienti psichiatrici vengano formati per mediare tra istituzioni e utenti della psichiatria; ma che in Italia - pur essendo stato oggetto di un ddl presentato alla Camera nel 2014, dopo i notevoli risultati ottenuti negli Stati Uniti e in Nord-Europa - non è ancora ufficialmente riconosciuto da alcuna legge.

Per questo, oggi pomeriggio, la quinta edizione del Torino Mad Pride servirà a chiedere alle istituzioni italiane di riconoscere una volta per tutte la figura dell’ “Utente esperto” all’interno dei servizi di psichiatria. L’appuntamento, come per la prima edizione del 2012, è in piazza Carlo Felice, di fronte alla stazione di Porta nuova: di lì, un serpentone composto da "matti", artisti di strada, operatori della salute mentale e simpatizzanti di varia provenienza si muoverà per il centro fino a raggiungere i locali occupati della Cavallerizza reale. Con loro ci saranno gli acrobati e i giocolieri della scuola di circo di Teatrazione e Circus Ability, i rappresentanti del Comitato piemontese per la salute mentale, i radicali dell’associazione “Adelaide Aglietta” e delegazioni dalla Rivista Segn/Ali, dal Caffè Basaglia e dal laboratorio urbano “Mente locale”, storiche iniziative gestite o ampiamente partecipate da utenti psichiatrici. E ancora, per il secondo anno consecutivo, Paride Gavalotti (autodefinitosi “matto e facilitatore sociale”) coinvolgerà i presenti in uno dei suoi “cerchi ritmici”, sessioni di danza e percussioni con cui ha lavorato a fianco del noto psichiatra Mariano Loiacono; mentre i redattori di Radio banda larga e Radio Ohm effettueranno delle dirette dalla manifestazione.

Mad pride Torino - Maglie con scritta

Il tutto con lo scopo di far pressioni sullo stato italiano, affinché si decida a mettersi in pari con quanto, a livello locale, viene già praticato con successo. Negli ultimi anni - mentre, con le morti da Tso e la querelle sugli Opg, la psichiatria tornava a occupare le prime pagine dei quotidiani - una serie di sperimentazioni sono state lanciate con ottimi esiti in alcuni distretti asl del paese: attualmente, tra Milano, Como, Varese, Pavia e Brescia, almeno 115 tra utenti ed ex utenti psichiatrici svolgono attività di Supporto tra pari, con regolare rimborso da parte della Regione. Si tratta però di una goccia nel mare; perché nel resto del paese questo genere di attività resta appannaggio di iniziative spontanee da parte di gruppi come il Mad Pride.

“In questi cinque anni - spiega la Abbà - di casi ne abbiamo seguiti parecchi. Alcuni utenti li abbiamo convinti a ricoverarsi; altri li abbiamo affiancati durante le diagnosi, perché spesso sentivano di non avere potere contrattuale in quelle situazioni. E a volte sono i loro stessi psichiatri a coinvolgerci. Personalmente non sono mai intervenuta in quanto psicologa, ma come esponente del gruppo: nel caso di Mrozinski, ad esempio, fu Simone Sandretti a chiedermi di accompagnarlo. Ma più volte se l’era cavata da solo”. 

Mad Pride di Torino

Già, Sandretti: fu lui nel 2011 a immaginarsi quel movimento di "matti", mentre fuggiva da un ennesimo ricovero “spontaneo” che, in quel caso, sentiva essere ingiusto. La figura del “mediatore psico-sociale” era una delle sue ossessioni: ma a vederla realizzata, purtroppo, non ha fatto in tempo. Simone se n’è andato lo scorso febbraio: ai funerali  erano presenti centinaia di persone, molte delle quali in mano tenevano una girandola colorata, simbolo del Torino mad pride. È anche per lui che oggi, ancora una volta, i "matti" torneranno a sfilare per le strade di Torino (ams).

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