5 settembre 2016 ore: 18:25
Immigrazione

A un anno dall'appello del papa le chiese hanno accolto 30 mila migranti

Il bilancio della Fondazione Migrantes: oltre alle parrocchie, circa 60 istituti religiosi femminili e maschili coinvolti. E anche le famiglie hanno aperto la propria casa. Tanti i "gesti concreti" con cui le comunità cristiane hanno risposto al pontefice
Migranti. In fila nel cielo blu

- ROMA - E’ passato un anno da quando, il 6 settembre 2015, papa Francesco, per prepararsi con “un gesto concreto” all’Anno Santo della misericordia, invitava le parrocchie, le comunità religiose, i monasteri, i santuari di tutta Europa ad accogliere una famiglia di profughi. “Da allora  - spiega mons. Perego, direttore generale della Fondazione Migrantes - l’impegno delle Chiese in Italia, già significativo per le oltre 22 mila persone accolte, grazie anche al Vademecum redatto dal Consiglio permanente della Cei, ma anche a un magistero ricco e puntuale di numerosi vescovi italiani, si è allargato ad almeno 30 mila richiedenti asilo e rifugiati, con un impegno che è andato oltre la collaborazione istituzionale con le prefetture (i Cas) e i comuni (gli Sprar), per trovare forme nuove e familiari di accoglienza in parrocchia, per oltre 5 mila richiedenti asilo e rifugiati, e in famiglia per almeno 500 adulti, grazie anche al progetto di Caritas Italiana (Rifugiato a casa mia)”. 

"Oltre le parrocchie e le famiglie - continua il direttore di Migrantes - determinante in questo anno è stato anche l’impegno di oltre 60 istituti religiosi femminili e di molti istituti maschili (dai salesiani, ai padri Bianchi, dai gesuiti ai comboniani, agli scalabriniani, ai padri somaschi, solo per citarne alcuni), che hanno ripensato gli spazi delle loro case o hanno destinato strutture all’accoglienza dei richiedenti asilo e rifugiati, con una particolare attenzione ai minori, alle donne sole con bambini, alle persone più fragili”.

In alcune realtà, come la diocesi di Bergamo o di Cremona, in questo anno le accoglienze sono quasi raddoppiate; alcune parrocchie di periferia a Como come a Ventimiglia  stanno offrendo un "gesto concreto" di accoglienza di almeno 500 persone sbarcate sulle coste italiane e oggi in cammino verso altri paesi europei; in altre come Torino, attraverso la Migrantes diocesana, la diocesi  ad oggi accoglie 250 persone, di cui 115 accolte in strutture diocesane convenzionate come Cas e Sprar, mentre 135 accolte gratuitamente in 16 parrocchie, 8 unità pastorali, 7 congregazioni religiose maschili e femminili, il seminario diocesano. “Si tratta di persone – spiega Sergio Durando, direttore della Migrantes di Torino – che hanno ottenuto una forma di protezione internazionale o umanitaria e che non sono ancora inseriti in altre accoglienze istituzionali”. “Tante famiglie poi – continua il direttore Migrantes di Torino – hanno contattato l’ufficio per offrire la disponibilità ad accogliere nelle proprie case rifugiati e rifugiate. Attualmente sono 47 i rifugiati (di cui 3 minori non accompagnati), usciti da percorsi di prima accoglienza, ospitati in famiglia, grazie a un progetto con il Comune di Torino, nell’ambito dell’accoglienza Sprar”. 

“Alla luce dei nuovi arrivi e a un’accoglienza istituzionale che ha raggiunto  ormai le 150 mila  persone (2,5 ogni mille abitanti), la speranza è che l’appello del papa, a un anno di distanza, alimenti ancora nelle comunità cristiane l’esigenza di ‘gesti concreti’ di accoglienza, nonostante un ‘vento contrario’, alimentato da populismi  e informazioni esasperate sul tema migranti e rifugiati che stanno investendo l’Europa, indebolendo la sua storia democratica e solidale”, conclude mons. Perego.  

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