Aborto, il Parlamento Ue chiede l’inserimento nella Carta dei diritti. Cgil: “Un voto storico”
Il Parlamento Europeo ha approvato una risoluzione per chiedere di inserire nella Carta dei diritti fondamentali dell’Unione Europea l’assistenza sanitaria sessuale e riproduttiva e il diritto a un aborto libero, sicuro e legale.
“La privazione dell’accesso alle cure per l’aborto costituisce una violazione di tali diritti fondamentali”, si dice nella risoluzione. Il testo è stato approvato con 336 voti a favore, 163 contrari e 39 astensioni. La risoluzione però non è vincolante, e un’eventuale modifica della Carta dei diritti fondamentali dell’Unione Europea dovrà essere approvata all’unanimità da tutti gli stati membri.
Con il voto di oggi il parlamento chiede di modificare l’articolo 3 della Carta, per affermare che “tutte le persone hanno il diritto all’autodeterminazione sul proprio corpo, all’accesso libero, informato, completo e universale alla salute sessuale e riproduttiva e ai relativi servizi sanitari senza discriminazioni, compreso l’accesso all’aborto sicuro e legale”.
Cgil: “Voto storico. Si lavori anche in Italia per garantire un diritto sempre più a rischio”
“Un voto storico, quello del Parlamento europeo che, chiedendo di inserire l’aborto libero e sicuro tra i diritti fondamentali dell’Unione europea, segue la scelta della Francia che lo ha inserito in Costituzione, e dà un segnale fortissimo sulla tutela dei diritti e l’autodeterminazione delle donne. Come se, prima del rinnovo di giugno, si fosse voluto dire alle destre ultraconservatrici che avanzano, indietro non si torna”. Così la segretaria confederale della Cgil Lara Ghiglione, commenta la risoluzione adottata a larghissima maggioranza dal Parlamento europeo.
Con la medesima risoluzione, l’Eurocamera ha anche richiamato stati come Malta e la Polonia, dove l’aborto è un reato, e quelli come l’Italia in cui le norme tutelano più chiaramente l’obiezione di coscienza dell’accesso libero alle IVG.
"I deputati che rappresentano le forze di governo, FDI, Lega e FI, hanno votato contro il diritto all’autodeterminazione delle donne – osserva la dirigente sindacale - non nascondendo quindi quale sia la loro visione del ruolo della donna nella società del ventunesimo secolo”.
“Come Cgil non ci stancheremo mai di chiedere garanzie sulla salute e sulla libera scelta delle donne sia rispetto alla maternità, oggi limitata da retribuzioni basse, precarietà lavorativa e da un sistema di servizi alle famiglie inadeguato, sia rispetto alla decisione di interrompere in totale sicurezza una gravidanza non desiderata. Adesso - conclude Ghiglione - si lavori per dare rispetto e sostanza a questo storico voto che ci ricorda come l’Europa non sia solo economia e finanza, ma anche volano di conquista di diritti per tutti gli Stati e gli abitanti dell’Unione”.