2 dicembre 2015 ore: 15:29
Disabilità

Accessibilità, autonomia, visitabilità: così si costruisce la "casa dei sogni"

Ne parla domani Massimo Improta, responsabile Area ausili del Centro protesi Inail di Vigorso di Budrio, al convegno di SuperAbile Inail per la Giornata delle persone con disabilità. “Ci sono soluzioni altamente tecnologiche e altre a basso impatto tecnologico: l'obiettivo è rendere la casa un ambiente confortevole per chi ha subito un infortunio”
Disabilità. Ausili per casa accessibile

ROMA - Rendere non solo accessibile, ma anche confortevole e “visitabile” l'ambiente domestico dopo un infortunio: ci pensano gli interventi di domotizzazione realizzati da Inail, spesso con la consulenza e il supporto tecnico del centro protesi Vigorso di Budrio. Una carrellata su casi, esperienze e storie sarà presentata domani al convegno “La disabilità non è un problema”, in programma presso l'auditorium dell'Istituto, in occasione della XXIV Giornata internazionale delle persone con disabilità. A parlarne interverrà Massimo Improta, Capo Reparto Ausili del Centro protesi Inail di Vigorso di Budrio. Gli abbiamo chiesto qualche anticipazione...

Parlerò di 'assistive technology', con un focus sulla domotizzazione dell'ambiente domestico e sull'arredo accessibile. Mostrerò, anche attraverso immagini e filmati, come si possa allestire e adattare un' abitazione per renderla adeguata alla persona in carrozzina”. Si tratta di interventi di diverso tipo, che vengono realizzati quando si riscontri la necessità di fornire all'infortunato, specialmente se in carrozzina, non solo un ausilio alla persona, ma anche un adeguamento del domicilio. “Ci sono interventi di alta tecnologia – spiega Improta – che sfruttano oggi sopratutto le app e quindi piccoli dispositivi mobili come smartphone e tablet, molto più maneggevoli e familiari dei computer: attraverso questi, riusciamo a garantire un controllo dell'ambiente domestico anche a chi gravi difficoltà motorie e una mobilità molto ridotta”, spiega Improta.

Non mancano però le soluzioni “a bassissimo impatto tecnologico – spiega Improta – pensate sopratutto per gli anziani o per chi non abbia familiarità con la tecnologia o l'informatica: penso alle pinze prensili, o ai sistemi per giocare a carte con una mano sola, o alle impugnature ergonomiche per mangiare in autonomia”. Autonomia che però, precisa Improta, “non significa indipendenza. Questo è un malinteso che deve essere sfatato: la domotica non rende indipendenti, perché la dipendenza dagli altri, in presenza di gravi disabilità, resta: attraverso questi interventi possiamo però rendere la persona più autonoma e metterla in grado di compiere delle azioni che altrimenti non potrebbe compiere. L'obiettivo è fare in modo che la persona, tornando a casa, trovi un ambiente confortevole”.

Non in tutti i casi, naturalmente, si realizzano interventi sul domicilio: “dipende da una serie di fattori – spiega Improta – come la volontà di empowerment della persona, il contesto in cui vive, la sua familiarità con la tecnologia e sopratutto le sue esigenze effettive: non andremo certo a fornire una cucina accessibile a chi non abbia bisogno di prepararsi i pasti da solo. Attenzione, però: questo non significa che questo tipo di interventi si indirizzi solo a chi vive da solo: anche chi ha una famiglia può avere il desiderio e la volontà di cucinare quando si trova solo in casa”.

Un'altra esigenza è poi quella di accogliere amici e “per questo pensiamo, oltre anche all'accessibilità, anche alla visibilità – aggiunge Improta – La socialità è un aspetto fondamentale della vita e cerchiamo di tutelarla anche attraverso la domotica, realizzando per esempio arredi accessibili per soggiorni in cui posano essere accolti eventualmente amici con disabilità. Il principio è sempre lo stesso: fare in modo che la casa sia un ambiente confortevole per chi ha subito un infortunio, potenziando al massimo la sua possibilità di autonomia”. (cl)

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