Accessibilità e poesie a Roma per un weekend all’insegna dei libri
ROMA - Un weekend, quello passato, all’insegna della presentazione di libri. Testi che spaziano dall’accessibilità alla poesia, scritti da persone con disabilità e accolti da un pubblico sempre più curioso e interessato.
Sabato 9 aprile è stata la volta di Ermio De Luca, ingegnere e persona con disabilità motoria, che presso il Parco inclusivo di Torresina, a nord di Roma, ha presentato insieme al circolo letterario “Franca Rame” e in collaborazione con le Istituzioni del Municipio XIV e il comitato di quartiere il libro “Un po’ di progettazione accessibile” (Aracne editrice) e un gioco da tavolo da lui ideato che si chiama “Ciak si aggira”. Incontro partecipato da tanti cittadini del quartiere, il libro è uno spaccato delle difficoltà che una persona con disabilità motoria incontra nella propria quotidianità di quartiere, ma è anche l’offerta di soluzione tecniche volte a migliorare la qualità della vita di tutti in un’ottica di “Design for All”. Ovvero di progettazione per tutti. Il libro è stato accompagnato dalla presentazione del gioco da tavolo “Ciak si aggira”, una versione ripensata del gioco dell’oca dove le barriere rallentano il giocatore. In questo senso non si torna indietro come nel gioco dell’oca, ma si riflette sulla difficoltà che una barriera architettonica crea.
“Il libro – ha spiegato l’autore Ermio De Luca – nasce con l’intento di far capire a chi non vive una disabilità cosa si deve fare in termini di accessibilità. A causa dell’incidente che mi ha ridotto così, ho passato molto tempo a documentarmi e a capire come superare le difficoltà partendo dal mio territorio. Madri con passeggini, sedie a ruote, anziani che vivono problemi de deambulazione: ci vive queste situazione ha bisogno di una città accessibile. Senza barriere”.
Domenica 10 aprile, invece, è stata la volta di Adriana Mattorre, 33 anni, con la sua seconda raccolta di poesie “Avvolta nel mio respiro” (Nuove Edizioni Barbaro) presso la Sala del Mosaico della Basilica di San Bartolomeo all’Isola Tiberina. Dopo l’esordio nel 2006 con “Sassi disagiati” (Qualecultura ed.), Adriana Mattorre torna ad interrogare il pubblico con un linguaggio dal taglio particolare. Sicuramente poetico, ma incredibile: Adriana vive una cerebro lesione lieve che le impedisce la parola e il movimento. Sicuramente fuori dall’ordinario, “Avvolta nel mio respiro” è la parola scritta di una sensibilità che non si immagina. Accompagnata nella scrittura al computer dai suoi educatori, Adriana è un fiume in piena di lucidità. “Non è un miracolo – sostiene Francesca Benassi, presidente del centro studi Cnap di Roma che ha introdotto la presentazione del testo – ma un percorso faticoso di sostegno alla persona e di potenziamento delle capacità residue”.
“Oltre le mie difficoltà evidenti – scrive Adriana Mattorre -, io avevo sogni, sospiri alati e tremiti silenziosi. Solo le mie poesie disegnano la mia anima sospesa tra handicap e vaga normalità, silenzi infiniti vibrano sui miei pensieri, fosse sacre che celano desideri e paure. Sapere di avere rime per raccontare la nascita della mia anima ha alleviato la mia fatica di vivere. Nasce così la mia dura poetica del “male di vivere” come una pura liberazione dalla muta realtà”. Una scrittura autentica, che sostituisce un linguaggio reso complicato dalla disabilità. Una scrittura vera che merita di essere letta e valorizzata. (eb)