10 settembre 2015 ore: 12:21
Immigrazione

Accoglienza, 100 famiglie in rete in 15 città: è il modello francese "Welcome"

Il progetto è stato lanciato nel 2009 dai Gesuiti. Punta a ingrandirsi dopo l’appello di Papa Francesco. Le famiglie si attivano nell’emergenza, prima dell’intervento dello Stato: "Li togliamo dalla strada e gli diamo un tetto. E’ un modo per ridare dignità ai profughi"
Migranti che mangiano. Profughi e accoglienza

ROMA - “Li togliamo dalla strada e gli diamo un tetto prima che vengano presi in carico dallo Stato”. Riassume così Michel Croc, presidente della rete francese dei gesuiti Jrs, il progetto “Welcome”. Un programma di risposta all’emergenza nell’accoglienza dei profughi che ha messo in rete dal 2009 famiglie e comunità religiose in 15 città del paese. E che ora punta ad ingrandirsi in forza delle parole pronunciate domenica scorsa da Papa Francesco, che ha chiesto alla chiesa europea di aprire le sue porte alle famiglie dei profughi.

Nello specifico, spiega Croc, il funzionamento è semplice: “Ogni famiglia o comunità religiosa riceve un richiedente asilo per un periodo di circa un mese. Ma non c’è una durata fissa, può variare a seconda delle situazioni  e l’accoglienza può passare di casa in casa, se necessario. Gli ospiti sono profughi che hanno la procedura di riconoscimento in corso, ma che non sono ancora ospitati nei centri messi a disposizione dallo Stato – aggiunge -. Normalmente, un terzo di loro vive come senzatetto, in rifugi di fortuna o sul ciglio delle strade . Per questo vengono affidati a questa rete di volontariato”. A fare da tramite tra le famiglie e i profughi è sempre un’associazione attiva sul territorio. Nella prassi il progetto è simile a quelli attivati in Italia dalla Caritas, dal Centro Astalli ma anche da associazioni come il Piam di Asti. La differenza è che, mentre i progetti di casa nostra si rivolgono ai rifugiati che hanno ultimato il percorso dell’asilo e che sono già stati accolti in strutture della rete Sprar, la rete di volontariato francese si attiva nell’emergenza, fornendo una casa a chi arriva e non sa dove andare.

- Le famiglie coinvolte nel progetto sono oltre un centinaio: “Si attivano in maniera spontanea e di solito sono molto felici di farlo – aggiunge il responsabile del progetto -. Ne parlano agli amici e così, tramite il passaparola, altre famiglie entrano nell’accoglienza. La cosa bella è che in questo modo i richiedenti asilo ritrovano una dignità e le forze per andare avanti”. I migranti e i richiedenti asilo entrati nella rete dell’accoglienza di Welcome sono finora 400. “Di solito si tratta di persone arrivate da poco, qualche mese al massimo – aggiunge –. Noi puntiamo a fare in modo che non debbano tornare per strada”. Nell’ambito del progetto sono previsti anche degli scambi culturali tra i profughi ospitati e gli studenti delle scuole e università francesi. Si tratta di incontri sui temi più diversi, dalla cucina alla musica, fino alle lezioni di francese e i dibattiti sulla condizione della donna nella società.

Dopo la pubblicazione della foto del piccolo Aylan "abbiamo ricevuto centinaia di telefonate e una media di 5 richieste a settimana da parte di persone che hanno bisogno d’aiuto. Per questo il progetto andrà avanti – aggiunge Croc -. Dobbiamo passare da uno stato di emozione e di urgenza a una routine nell’accoglienza, prenderci cura delle persone mese dopo mese. Stiamo pensando di allargare la rete in Francia, ma anche fuori dal paese”. (ec)

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