Accoglienza, all’Emilia-Romagna 1.600 migranti. Appelli alla solidarietà
BOLOGNA - Si moltiplicano gli appelli alla solidarietà e all’accoglienza dei migranti sotto le Due Torri e molte famiglie si sono già rivolte alle parrocchie e al Comune dicendosi disponibili a ospitare in casa un profugo. Una mobilitazione che oggi ha una maggiore rilevanza, vista la nuova quota di migranti che il ministero dell’Interno potrebbe assegnare all’Emilia-Romagna, circa 1.600 persone. “Si tratta di una stima fatta dal Viminale in base ai possibili arrivi in Italia”, spiega la vice prefetto di Bologna Bianca Lubreto, che rassicura: “Tutte queste persone non arriveranno in una sola volta né nei prossimi mesi, altrimenti ci ritroveremmo al collasso”. Per ora il sistema di accoglienza in regione ha permesso di gestire in maniera corretta il flusso di migranti transitati dall’hub, il centro di prima accoglienza, di via Mattei, permettendo di distribuire le persone tra le diverse province. “Ogni settimana da Bologna partono circa una cinquantina di migranti diretti nelle diverse strutture territoriali che si occupano della seconda fase dell’accoglienza – continua Lubreto –. In più abbiamo anche attivato un nuovo bando per trovare altri 350 posti nella provincia di Bologna”. Il bando (già pubblicato sul sito della Prefettura) scade il 25 settembre.
I profughi accolti in Emilia-Romagna sono 4.652, di cui 1.210 solo sotto le Due Torri (dati Prefettura a inizio settembre). Un numero che per la vice presidente della Regione Elisabetta Gualmini, “non rappresenta un’invasione”, ma richiede comunque uno sforzo collettivo per migliorare l’accoglienza e l’integrazione di chi sceglie di rimanere. “I migranti accolti da noi sono pari allo 0,1 per cento della popolazione e non siamo certo gli unici ad accogliere – dice la vice presidente –. Altrove ce ne sono molti di più di quanti ce ne siano qui. Serve una gestione responsabile del fenomeno in questo modo si riesce a favorire l’integrazione”. Un obiettivo che la Regione persegue anche attraverso il protocollo recentemente sottoscritto con la Prefettura, le cooperative che si occupano di sociale, il Forum Terzo settore, i sindacati. In base all’accordo i profughi potranno, come volontari, svolgere lavori socialmente utili, come ad esempio la manutenzione del verde. I fondi previsti per questo progetto (della durata di un anno) ammontano a 100 mila euro per l’assicurazione per un massimo di 50 euro a testa e quindi per circa 2 mila persone.
Accanto all’accoglienza istituzionale si sta facendo lentamente strada anche quella messa in piedi da singoli cittadini. Che in numero crescente, dopo anche l’appello del Papa di domenica scorsa, si stanno rivolgendo alle parrocchie, alla Caritas e ad associazioni laiche. Mettendo a disposizione le proprie case per accogliere una famiglia o singoli migranti. Ed è da questi piccoli gesti di solidarietà che don Giovanni Nicolini, consulente del sindaco Virginio Merola sul tema dell’accoglienza, ha pensato di trarre ispirazione per dare vita a un progetto di “accoglienza comunitaria”. L’idea del parroco di Sant’Antonio alla Dozza è quella di mettere insieme associazioni e cittadini del territorio bolognese per creare un percorso d’accoglienza unico e che interessi l’intera comunità “Chi metterà a disposizione la propria casa per accogliere un migrante non sarà certo solo – spiega don Nicolini – ma si sentirà parte dell’intera comunità e sarà sostenuto da una rete di volontari”. (Dino Collazzo)