Accoglienza alternativa: anziani soli convivono con giovani migranti
- ROMA - Anziani romani che aprono la propria casa a giovani migranti. Succede a Roma, dove due signore di settanta anni hanno deciso di accogliere un giovane del Mali e uno proveniente dall’Afghanistan. Il progetto, gestito dell’associazione Programma Integra in collaborazione con la cooperativa sociale Meta onlus, si chiama Homefull ed è stato finanziato dalla Regione Lazio. L’obiettivo è quello di avviare dei co-housing intergenerazionali: vivendo sotto lo stesso tetto, i migranti hanno possibilità di uscire dal circuito dell’accoglienza e iniziare un percorso reale di integrazione, mentre le persone di una certa età ritrovano la gioia di non sentirsi più sole.
“L’iniziativa è partita a gennaio”, racconta Laura Antonini di Programma Integra. “Abbiamo coinvolto 65 ragazzi dai 16 ai 30 anni”. Le segnalazioni sono arrivate direttamente dai centri d’accoglienza. “Quello che vogliamo è aiutare i migranti a diventare autonomi. Prima della convivenza abbiamo avviato una fase di formazione in cui i partecipanti al progetto hanno iniziato a conoscersi. Abbiamo organizzato degli incontri per abbattere le diffidenze iniziali e creare un rapporto di fiducia reciproca. Gli anziani hanno conosciuto le storie di alcuni rifugiati e imparato qualcosa delle loro culture e della loro cucina tipica”. Sono stati avviati anche dei laboratori a cui hanno partecipato Hasan Mahbub, rifugiato del Bangladesh e protagonista del cortometraggio “La Currybonara” e Felix Adado, togolese diventato poi mediatore interculturale, poeta e scrittore.
Dopo questo percorso di conoscenza reciproca, sono stati selezionati quattro ragazzi: un primo co-housing è partito a giugno, mentre il secondo inizierà a settembre. Gli altri due rifugiati provenienti dal Ciad e dall’Afghanistan invece hanno deciso di avviare un percorso autonomo di convivenza. Per loro il progetto prevede la copertura di sei mesi d’affitto. Chi ospita invece riceve 200 euro al mese per coprire le spese aggiuntive dei pasti e dei consumi extra di luce, gas e acqua. Un nuovo modo di pensare l’accoglienza: il migrante viene inserito in una rete familiare che pensava di aver perso. “Si aiutano e si fanno compagnia a vicenda. Vivono insieme da giugno e si trovano molto bene: noi li seguiamo passo passo. L’importante è che l’anziano non diventi un tutor per il migrante e che quest’ultimo non si trasformino in un badante.”, afferma Antonini. “Anche se il progetto presto finirà, la speranza è che le convivenze continuino”. (Gabriella Lanza)