23 aprile 2015 ore: 17:45
Immigrazione

Accoglienza immigrati, Rambaudi: meglio collaborare con i prefetti

Così la coordinatrice della Commissione politiche sociali della Conferenza delle Regioni all’ennesimo “no” del Veneto sul piano accoglienza. “Situazione sotto controllo? Parole grosse, ma la copertura economica c’è”
Sbarchi. Barcone e uomo della capitaneria di porto

ROMA - “Meglio esserci e collaborare con le prefetture sull’accoglienza degli immigrati. Se i territori si disimpegnano, finirà che saranno prese decisioni sulla loro testa. Non è che ci siano tante alternative”. Risponde così Lorena Rambaudi, coordinatrice nazionale della Commissione politiche sociali della Conferenza delle Regioni, all’ennesimo “no” da parte della regione Veneto all’intesa sul piano di accoglienza dei migranti presentato dal governo alle Regioni. Con una nota diffusa oggi, infatti, la giunta veneta torna a ribadire la propria posizione dopo l’incontro di ieri al Viminale del Tavolo immigrazione. Nella nota, la giunta presenta un elenco dei no della giunta pronunciati nelle riunioni della Conferenza delle regioni dal 16 aprile dello scorso anno in poi, “com’è facilmente desumibile dai verbali”, si legge. Un no ribadito anche in data 10 luglio 2014 dal presidente del Veneto, Luca Zaia, al “Piano nazionale per fronteggiare il flusso straordinario di cittadini extracomunitari, adulti, famiglie e minori stranieri non accompagnati – spiega la nota -, per una serie di motivazioni relative prevalentemente alla copertura finanziaria del piano (limitata al solo 2014) e alle modalità di riparto dei migranti per singola Regione”.

Per Rambaudi, però, il muro contro muro non serve a nulla. “Il fenomeno, al di là di come la si può pensare in termini ideologici e politici, esiste – spiega Rambaudi -. Far finta di non vederlo non mi sembra una soluzione. Le persone saranno distribuite anche in quei territori in ogni caso, tanto vale che ci sia una partecipazione per gestire la situazione, ammortizzare le questioni ed evitare problemi. Noi abbiamo chiesto al ministero che sia mantenuta l’accoglienza diffusa e che i prefetti la garantiscano. Se persiste il no, la decisione spetterà ai prefetti. Così è il sistema”. C’è poi la possibilità delle requisizioni, spiega Rambaudi. “I prefetti preferiscono di no, cercano la collaborazione, ma quell’opportunità c’è sempre”. Sul tema coperture, inoltre, la coordinatrice della Commissione politiche sociali rassicura: “La copertura c’è, adesso chiederemo i dati con più precisione”.

Nonostante le tensioni con le regioni Lombardia e Veneto, al Viminale si cerca di mantenere la calma. “Il governo non intende dichiarare lo stato d’emergenza e passare a poteri straordinari, ma di provare a far funzionare meglio il sistema definito sui territori – spiega Rambaudi -. Questo richiede da parte di tutti un maggior impegno: da parte dei prefetti affinché coinvolgano più i territori e da parte di questi ultimi affinché ci siano e portino avanti il criterio dell’accoglienza diffusa. Veneto e Lombardia hanno una posizione di minore o non disponibilità, ma se qualche regione si sfila e non fa la sua parte, questo va a discapito degli altri e diventa un problema di solidarietà tra le regioni”. Ad oggi, inoltre, non tutti i territori sono sullo stesso piano in termini di accoglienza. “In conferenza dei presidenti oggi ho fatto presente che non tutte le regioni sono allo stesso livello – aggiunge Rambaudi -. Per questo abbiamo chiesto al ministero di fare un ‘punto zero’ perché ci sono regioni che hanno accolto di più e altre di meno”.

Prossimo appuntamento in agenda, l’incontro col ministro dell’Interno, Angelino Alfano, previsto per i primi di maggio, per fare un punto anche alla luce delle decisioni prese a Bruxelles. Intanto, per Rambaudi la situazione non è ancora del tutto “sotto controllo”. “Sono parole grosse – chiosa -. Diciamo che il sistema c’è. Ci vuole un po’ di impegno nell’applicazione di un modello che è chiaro, sta funzionando e su cui ci sono le coperture. Quel che serve, ora, è un po’ più di lavoro e di disposizione degli enti locali per gestire meglio i processi”. (ga) 

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