Accoglienza, Migrantes: pressione mediatica e regionali rischiano di indebolire diritto dei migranti
ROMA - "Ancora morti in mare, forse 40 secondo le testimonianze raccolte negli sbarchi di questi giorni. E in seguito a questa ennesima tragedia ritorna la necessità prioritaria - affermata anche dalla maggioranza del Parlamento europeo - di salvare i migranti che attraversano il Mediterraneo". E' quanto si legge in una nota della Fondazione Migrantes. "Gli sbarchi di persone provenienti dalla Libia in questi primi quattro mesi dell'anno corrispondono, anzi sono leggermente inferiori, a quelli dello scorso anno", prosegue la nota. "I migranti iniziano percorsi alternativi, via mare e via terra, anche alla luce del disastroso annuncio di azioni militari per distruggere le imbarcazioni nei porti libici".
Nei primi mesi dell'anno, non sono più i siriani quelli più numerosi ad attraversare il Mediterraneo, ma gli eritrei e i somali: il Corno d'Africa con le guerre, le dittature, drammi di tanti anni, ritorna ad essere protagonista di questi viaggi della speranza sempre più tragici - dichiara monsignor Perego, direttore generale della fondazione Migrantes -. Nel nostro Paese, all’affanno dell'accoglienza, ai percorsi lunghi di riconoscimento della protezione internazionale si uniscono percorsi sommari e discrezionali di esame dei profili dei migranti, che rischiano di non individuare e proteggere vittime di tratta, rifugiati ambientali, rifugiati politici e religiosi. La pressione mediatica e politica sull'emergenza sbarchi, complici le elezioni regionali prossime, rischiano di indebolire il diritto alla protezione internazionale per molte persone che, sbarcando in Italia, chiedono aiuto all'Europa".
La speranza immediata va in due direzioni: verso l'Italia, per il rafforzamento sulle coste italiane di Sicilia, Calabria, Campania e Puglia di una prima accoglienza organizzata e la ridistribuzione dei migranti su almeno 3 mila comuni italiani sopra i 5 mila abitanti; l'attenzione alla tutela 'familiare' dei minori, attraverso la rete associativa e dei servizi di affido, previsti dalla legislazione italiana; e verso l'Europa, perché il 'Mare nostrum europeo' non si fermi nel salvataggio a 30 miglia dalle coste italiane, e perché si giunga a una redistribuzione dei migranti che sbarcano sulle coste del Sud Europa in tutti i 28 Paesi europei, con l'utilizzo comune della protezione umanitaria e sociale, "Evitando il più possibile reciproci respingimenti e dinieghi che, allo stato attuale non tutelano le persone, soprattutto i più deboli. Ogni attesa e ogni ritardo ha purtroppo nuovamente l'odore della morte di tante persone, "uomini e donne come noi", come ci ha ricordato papa Francesco" conclude monsignor Perego.