13 dicembre 2016 ore: 15:17
Immigrazione

Accoglienza migranti, associazioni in piazza a Roma: "I posti non bastano”

Manifestazione sabato 17 di Baobab experience e diverse associazioni, tra cui Msf, Amnesty e Medu. Tra le richieste quella di dotare la capitale di un centro per transitanti. Nel frattempo si fa strada l’ipotesi di un campo attrezzato vicino la stazione Tiburtina
Donne e bambini migranti in Italia

ROMA – Un piccolo passo per l’accoglienza dei migranti a Roma è stato fatto, ma ancora non basta: manca una reale progettualità che renda possibile l’inserimento di chi arriva nella capitale in un circuito di protezione e tutela. Lo sottolineano gli attivisti di Baobab experience, in vista della manifestazione che si terrà sabato prossimo a Roma, dal titolo “Proteggere le persone non i confini”. Dopo lo spostamento dei migranti accampati a Tiburtina nel presidio umanitario di via Del Frantoio, infatti, il numero delle persone che dormono in strada è drasticamente diminuito, ma per gli attivisti -l’emergenza potrebbe ricrearsi da un giorno all’altro. Per questo chiedono all’amministrazione capitolina di attivare al più presto soluzioni di lungo periodo: primo fra tutti un centro per migranti in transito sul modello di Milano. Nel frattempo potrebbe essere allestito già nelle prossime settimane un campo nel parcheggio della stazione, con tende in grado di ospitare chi resta fuori dall’accoglienza formale e un infopoint per l’informativa legale.

“Abbiamo accolto favorevolmente il primo passo fatto a Roma per l’accoglienza dei migranti in transito, anche come un riconoscimento delle nostre rivendicazioni. Ma è evidente che questo non basta – sottolinea Andrea Costa, uno degli attivisti di Baobab experience – E i motivi sono diversi: innanzitutto sappiamo che quest’anno, rispetto all’anno scorso, gli sbarchi stanno proseguendo anche in questo periodo. Questo vuole dire che continua il transito di migranti. L’altro punto è che essendo più lenti i tempi per le richieste d’asilo e di relocation i migranti si fermano di più a Roma”. Per Costa quindi è necessario “attrezzare un hub per la primissima accoglienza in attesa di averne uno in muratura – aggiunge – cosicché i migranti possano chiedere informazioni ed entrare in un circuito di protezione, anziché essere abbandonati in una città che non dà risposte”. L’attivista spiega che il prossimo passo dell’amministrazione potrebbe essere proprio l’apertura di un campo poco distante da piazzale Spadolini, dove attualmente si trova il presidio dei volontari. Dopo un periodo di stallo i rapporti tra volontari, associazioni e assessorato alle Politiche sociali sono infatti ripresi nelle ultime settimane. Il risultato potrebbe essere proprio un campo attrezzato per la primissima accoglienza: “sarebbe innanzitutto un infopoint, ma qualora dovesse riprendere il flusso più consistente di persone, potrebbe diventare anche un luogo di pernotto. Un centro di prima assistenza legale, sanitaria, psicologica – aggiunge – ma anche un posto dove trovare un momento di socialità e svago. Un’ accoglienza come la intendiamo noi, insomma, con visite culturali, formazione, corsi di lingua.  Questo è quello di cui la città ha bisogno”.

La manifestazione di sabato partirà da piazza della Repubblica alle ore 14. Tra le associazioni che hanno aderito ci sono Medici senza frontiere, Amnesty international e Medu (Medici per i diritti umani). “Si tratta di una mobilitazione indetta il 30 settembre scorso, quando è stata sgomberata via Cupa, senza alcuna alternativa per i migranti – spiega Viola De Andreade Piroli -. Da quella data sono stati 9 gli sgomberi subiti da attivisti, volontari e migranti. Ora il Comune grida ai quattro venti che ha trovato una soluzione: il 1 dicembre una settantina di ragazzi hanno trovato un posto in cui dormire, ma di fatto si sta usando l’emergenza freddo per spostare i migranti. Questa per noi non è una soluzione: primo perché sono posti per altre persone, secondo perché migranti non sono semplici senza dimora ma persone che a livello giuridico si trovano in una situazione diversa e che hanno bisogno di un’assistenza anche legale. Quello a cui teniamo – conclude - è un tipo di accoglienza che tenga conto realmente della situazione di fortissima fragilità in cui si trovano queste persone”. (ec)

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