Accoglienza migranti: così funziona la rete Sprar. Posti triplicati in 10 anni
- ROMA – Per molti è il modello a cui tendere: una forma di accoglienza integrata, basata su progetti portati avanti insieme agli enti locali, che prevede anche iniziative di integrazione e avviamento al lavoro. Ma cos’è e come funziona lo Sprar, il Sistema di protezione per richiedenti asilo e rifugiati? Lo spiegano Daniela Di Capua e Monica Giovannetti, rispettivamente direttrice del sistema centrale Sprar e responsabile dell’area minori, in un lungo intervento sul giornale online Secondo Welfare. Nato nel 2001 il modello Sprar “ha segnato un momento di svolta nella storia dell’asilo in Italia”, scrivono le autrici. “In primo luogo perché per la prima volta si è iniziato a pensare e a programmare in termini di sistema, in secondo luogo perché l’accoglienza è uscita dalla dimensione privata per entrare in quella pubblica”. E così mentre prima le realtà del terzo settore, gestivano l’accoglienza in totale autonomia e al di fuori di una cornice istituzionale definita e omogenea, “con l’avvio del Pna (Programma nazionale asilo), “si è concretizzata un’assunzione di responsabilità da parte degli enti locali e dello Stato centrale”.
Come funziona. Lo Sprar può contare, infatti, su una rete strutturale di enti locali che accedono al Fondo nazionale per le politiche e i servizi dell’asilo (Fnpsa) per realizzare progetti di accoglienza integrata destinati a richiedenti protezione internazionale, rifugiati, titolari di protezione sussidiaria e umanitaria, grazie al sostegno delle realtà del terzo settore. “Oltre alla formalizzazione di un dovere di accoglienza delle istituzioni pubbliche, la nascita dello SPRAR ha comportato la riappropriazione da parte delle amministrazioni locali di strategie e interventi di welfare – continuano Di Capua e Giovannetti -. Nei 14 anni del Sistema di protezione i progetti di accoglienza dello Sprar, supportati dalla copertura politica dell’ente locale e dal contributo degli enti di tutela, sono infatti diventati un punto di riferimento forte sui territori per tutte le azioni in favore di richiedenti e titolari di protezione internazionale. Tale peculiarità ha consentito la crescita di competenze e capacità, specifiche e riconoscibili, in capo agli operatori dell’accoglienza, i quali sono diventati i principali interlocutori per gli enti e i servizi chiamati in causa nei percorsi di inclusione dei beneficiari dei progetti”.Gli Enti locali implementano, infatti, i progetti territoriali di accoglienza, coniugando le Linee guida e gli standard dello Sprar con le caratteristiche e le peculiarità del territorio, vale a dire che possono scegliere la tipologia di accoglienza da realizzare e i destinatari che maggiormente si è in grado di prendere in carico, fermo restando un livello di standard e servizi che tutti i progetti sono tenuti a garantire. Pertanto i progetti possono essere rivolti a singoli adulti e nuclei familiari, oppure a famiglie monoparentali, donne sole in stato di gravidanza, minori non accompagnati, vittime di tortura, persone bisognose di cure continuative o con disabilità fisica o psichica. Per le persone con una vulnerabilità riconducibile alla sfera della salute mentale sono previsti progetti specificamente dedicati.
L’evoluzione negli ultimi 10 anni: da 1.365 posti a oltre 27 mila. Negli ultimi tempi il Sistema ha conosciuto ampliamenti notevoli, sia per quanto riguarda la capacità dei posti messi a disposizione per l’accoglienza, sia per quanto riguarda i beneficiari accolti. Tali ampliamenti, disposti dal Ministero dell’Interno, sono avvenuti in risposta a un fenomeno ormai strutturale di afflussi consistenti, che impone l’esigenza di ripensare e adeguare l’intero sistema di accoglienza. “Già dalla fine del 2012, grazie all’esperienza della cosiddetta “Emergenza Nord Africa” e alla conseguente esigenza di dar vita a un sistema nazionale unico, flessibile e in grado di dare risposte più strutturali che emergenziali al fenomeno, il Ministero dell’Interno ha predisposto diversi allargamenti straordinari della rete Sprar, che in meno di un anno hanno più che triplicato la capacità ricettiva del Sistema – scrivono ancora le autrici -. In dieci anni, si è progressivamente passati dai 1.365 posti disponibili del 2003 ai 20.752 del 2014. Nel 2015 lo Sprar ha visto il consolidarsi della rete di accoglienza per un totale di 21.613 posti e nel primo semestre del 2016 la capienza è salita a 27.089 posti.Nel 2015 e, soprattutto, nel 2016, una quota importante degli ampliamenti ha riguardato la categoria dei minori stranieri non accompagnati, protagonisti di crescenti arrivi sul territorio italiano e interessati da recenti modifiche normative tese a incrementare la loro tutela. In particolare, a partire da dicembre 2015, a seguito della pubblicazione della graduatoria afferente al bando del 27 aprile 2015 con il quale si prevedeva l’ampliamento dei posti dedicati a minori stranieri non accompagnati all’interno della rete Sprar, i posti dedicati a questo particolare segmento dei flussi migratori sono giunti a 1.916. Si perfeziona così il modello dello SPRAR, che garantisce un’accoglienza sicura e strutturata dei minori stranieri non accompagnati anche non richiedenti asilo, così come previsto dal “Piano Nazionale per fronteggiare il flusso straordinario di cittadini extracomunitari, adulti, famiglie e minori stranieri non accompagnati” (Intesa sancita in Conferenza Unificata il 10 luglio 2014)”.Oltre ai progetti rivolti ai minori, nel 2015 sono poi entrati a far parte della rete Sprar nuovi progetti dedicati a specifiche tipologie di beneficiari: progetti per l'accoglienza di famiglie siriane dai campi profughi in Libano, inserite attraverso le attività di resettlement.
Infine, l’intervento di Di Capua e Giovannetti si concentra sulla situazione del 2016: nei primi sei mesi dell’anno i progetti finanziati sono 674, ovvero 244 in più rispetto al 2015, di cui 520 destinati all’accoglienza di richiedenti e titolari di protezione internazionale appartenenti alle categorie ordinarie, 109 destinati a minori non accompagnati e 45 a persone con disagio mentale o disabilità fisica. Complessivamente, i progetti finanziati dal Fnpsa hanno reso disponibili 27.089 posti di accoglienza, di cui 24.593 destinati alle categorie ordinarie, 1.916 all’accoglienza dei minori stranieri non accompagnati e 580 a persone con disagio mentale e disabilità fisica. I beneficiari accolti nel primo semestre, sono stati 21.226 nei progetti ordinari, 243 nei progetti per disabili e disagio mentale e 2.027 in quelli per minori stranieri non accompagnati (che costituiscono il 9% degli accolti, +3 punti percentuali rispetto al 2015), per un totale di 23.496 accolti. Anche per il 2016 va evidenziato che di questi 23.496, 513 beneficiari sono transitati in più progetti SPRAR di categorie e tipologie differenti (e pertanto censiti come beneficiari da tutti i progetti che li hanno presi in carico), per lo più a seguito di subentrate e gravi esigenze emerse successivamente all’inserimento in accoglienza nel primo progetto SPRAR: pertanto il numero effettivo degli accolti è pari a 22.983, 2.187 in più rispetto al 2015. Le prime quattro regioni per numero di accolti sono, come negli anni passati, i territori che detengono la maggiore capienza dello Sprar, ossia la Sicilia (che rispetto al 2015 balza al primo posto con il 20,9%), il Lazio (20,3%), la Calabria (9,8%) e la Puglia (8,8%): complessivamente rappresentano il 59,8% del totale. Nelle restanti regioni il peso di tale presenza è inferiore al 6% e va inoltre ricordato che in Valle d’Aosta non sono presenti progetti della rete Sprar.