9 aprile 2018 ore: 14:25
Immigrazione

Accoglienza migranti. Lombardia, solo 100 comuni aderiscono allo Sprar

Il modello di accoglienza è basato solo sull'emergenza. E manca una regia da parte della Regione. Minnelli (Confcooperative): "Le realtà del terzo settore sono state lasciate sole. Investire su politiche d'accoglienza non è una questione di destra o sinistra. Ma di buon senso". E Caritas presenta il documento con i punti essenziali per politiche migratorie ispirate alla solidarietà
Migranti. Accoglienza. Migranti in fila - SITO NUOVO

MILANO - In Lombardia sono solo 100 su 1.516 i comuni che aderiscono allo Sprar, il sistema di accoglienza dei richiedenti asilo decentrato che permette ai sindaci di programmare gli interventi, di avere a disposizione fondi dal Governo, di gestire piccoli gruppi di migranti. E sono solo 87 su 134 quei comuni della Città metropolitana di Milano che hanno sottoscritto il protocollo con la Prefettura per l'accoglienza dei profughi che sbarcano sulle coste italiane. Viceversa, nel 2017 la Lombardia ha ospitato circa 24mila migranti, concentrati soprattutto nei Centri di accoglienza straordinaria. In Lombardia, insomma, l'accoglienza è ancora tutta legata all'emergenza. È quanto emerge dal convegno organizzato oggi da Caritas Ambrosiana e dalla Rappresentanza a Milano della Commissione europea, dal titolo "Le politiche Ue in tema di migrazione e asilo: quali ricadute sulle persone". "Nessuno può essere soddisfatto della situazione che si è creata", commenta Pierfrancesco Majorino, assessore alla Politiche sociali del Comune di Milano, che ha accolto in cinque anni oltre 127mila profughi. "Oggi abbiamo il grande problema di tutti quei migranti ai quali è stata rigettata la domanda d'asilo -aggiunge-. Molti passano dal centro di accoglienza per profughi al dormitorio per i senza tetto. Tutto questo è il frutto micidiale del Regolamento di Dublino (che impone ai profughi di chiedere l'asilo nel primo paese europeo in cui arrivano, ndr) e la legge Bossi Fini. Di fatto è impossibile entrare in Italia se non facendo richiesta d'asilo. Ma questo è assurdo, bisogna prevedere canali d'ingresso legali di altri tipo".

Mentre i sindaci lombardi cercano in tutti i modi di non accogliere sul proprio territorio i richiedenti asilo, "c'è una mancanza totale di regia da parte della Regione", denuncia Massimo Minnelli, presidente di Confcooperative Lombardia. Nel 2017, le cooperative lombarde hanno accolto circa 15mila migranti. "Le realtà del terzo settore sono state lasciate sole sia dalla Regione che da molti comuni -aggiunge-. A volte anche far fare una carta d'identità a un migrante diventa un problema. Sta diventando sempre più difficile accedere ai servizi sociali. Il problema è che la Regione non ha voluto finora fare una politica che guardi al futuro. E non è una questione di destra o di sinistra. È una questione di buon senso, perché non investire su politiche di accoglienza significa solo favorire un clima di insicurezza".

Durante il convegno, Caritas Ambrosiana ha presentato anche un documento in cui riassume i "punti essenziali" per costruire "politiche migratorie con una visione a lungo termine e ispirate alla solidarietà". All'Europa, le Caritas europee chiedono una riforma del sistema d'asilo, "che rispetti la dignità e i diritti umani di tutti i migranti" e che impedisca "espulsioni collettive e respingimenti". Non solo. Basta alzare muri: è sempre più difficile entrare legalmente nei Paesi europei, ma questo finisce solo per "alimentare l'immigrazione regolare e il business dei trafficanti". C'è poi il problema degli accordi con Turchia, Libia, e gli altri paesi del Magreb e dell'Africa Subsahariana per limitare l'arrivo dei migranti. "Le istituzioni europee si devono impegnare a rispettare i diritti umani" e "gli aiuti allo sviluppo non devono essere usati per finanziare il controllo delle frontiere esterne o progetti volti a ridurre i flussi migratori". All'Italia, Caritas chiede l'apertura di corridoi umanitari, un sistema di accoglienza diffuso, la riforma della Bossi-Fini e l'introduzione dello ius soli come criterio per concedere la cittadinanza. (dp)

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