Accoglienza migranti, Maroni minaccia. Le associazioni: "Parole illegittime"
ROMA – Parole “strumentali”, “demagogiche”, “senza nessuna consistenza legale” e volte a “minare la credibilità del nostro paese”. E’ unanime il coro di indignazione e sdegno delle principali associazioni che lavorano a fianco dei migranti, sulle parole pronunciate ieri dal governatore della Lombardia Roberto Maroni. Su Twitter il presidente della regione ha minacciato di sospendere i trasferimenti di denaro ai comuni lombardi che hanno intenzione di accogliere nuovi profughi sul territorio. Maroni ha anche annunciato di voler far fronte comune con i governatori di altre due regioni, Liguria e Veneto. E la risposta favorevole di Luca Zaia e Giovanni Toi, non si è fatta attendere.
- Di atteggiamento “strumentale e del tutto fuori dalle regole” parla Filippo Miraglia, vicepresidente dei Arci nazionale. “Nel 2011 fu lo stesso Maroni, come ministro dell’Interno, a pensare un sistema di quote per la ripartizione dei profughi – sottolinea -. Le stesse regole che vengono applicate oggi, ma da presidente di regione si dice contrario. E’ chiaramente un uso strumentale del tema immigrazione. Le urne si sono appena chiuse ma è evidente che questi governatori stanno ancora facendo campagna elettorale. Tra l’altro – aggiunge - sul piano giuridico questa presa di posizione non ha nessun senso. Sull’accoglienza è competente il governo centrale, Maroni non si può arrogare dunque questa scelta, sarebbe passibile di una denuncia per abuso, come lui stesso sa bene”. Secondo Miraglia, dunque, si tratta di dichiarazioni puramente politiche che rischiano però di creare allarme sociale. “In questo momento, non solo al Nord, stiamo incontrando molte difficoltà per l’allargamento dello Sprar, perché è difficile convincere i sindaci ad accogliere. Questo atteggiamento della politica non fa che alimentare paura e razzismo. A questo si aggiungono i giornali che rilanciano l’allarme sugli arrivi massicci e parlano di esodo biblico. La retorica dell’invasione dei predicatori di odio e la gestione emergenziale dell’accoglienza portata avanti dal governo stanno producendo un clima di ostilità nei confronti dei migranti. A questo si aggiungono le vicende legate all’inchiesta di Mafia capitale, che non consentono più di distinguere chi lavora bene e chi no”.
Sulla stessa scia anche Oliviero Forti, responsabile immigrazione di Caritas italiana. “Questa indisponibilità delle regioni del Nord è un arretramento rispetto al lavoro che abbiamo fatto in questi mesi nel Tavolo immigrazione e asilo – afferma –. Questo fa capire quanto il tema sia ormai fortemente politicizzato. Fino a ieri, per esempio, la Liguria non aveva mai espresso posizioni di questo tipo. Dispiace constatare che l’immigrazione è ancora una volta occasione di scontro politico. In questo momento sarebbe, invece, necessaria più lucidità per rispondere ai bisogni collegati all’accoglienza”. Anche per Forti queste dichiarazioni alimentano il clima di odio nell’opinione pubblica: “parlare in questi termini e alzare i toni non aiuta le persone a crearsi un’idea corretta del fenomeno accoglienza”.
Per la fondazione Migrantes “la chiusura di alcune regioni del Nord all’accoglienza delle persone salvate nel Mediterraneo e approdate nei nostri porti è un segnale non solo negativo di solidarietà di alcuni governatori di una parte del nostro Paese, ma anche una negativa indicazione di credibilità dell’Italia che si appresta, nei prossimi giorni, a convincere i Paesi europei ad un piano sull’immigrazione che prevede il ricollocamento”. Secondo monsignor Giancarlo Perego e monsignor Guerino Di Tora in questo momento sarebbe “preferibile da parte delle regioni sostenere i Comuni, soprattutto gli oltre 7500 che non hanno ancora dato un segno concreto di accoglienza, per una solida e diffusa struttura di accoglienza, in collaborazione con il ministero dell’Interno e con il mondo dell’associazionismo e del volontariato anche ecclesiale”. “Serve una rete – concludono -che aiuti a costruire nuove buone prassi di accoglienza e che, nello stresso tempo, contribuisca a recuperare credibilità in Europa”.
Anche l’Asgi (L’associazione studi giuridici sull’immigrazione) critica aspramente le esternazioni del presidente della Lombardia. Secondo Gianfranco Schiavone, membro del consiglio direttivo si tratta di minacce che non hanno nessuna consistenza legale perché “l’immigrazione esula dalle competenze regionali”. Il loro carattere è dunque solamente “politico e demagogico". Anche se, aggiunge Schiavone, le parole del governatore lombardo vanno tenute in considerazione “perché mettono in luce la debolezza principale dell'attuale schema del sistema di accoglienza decentrato”, che si basa solo sulla volontaria adesione degli enti locali al programma. "È un castello di sabbia – continua Schiavone – non sono previsti meccanismi normativi per garantire i posti adeguati, ovviamente in proporzione rispetto a popolazione residente e reddito”. Oltre alle associazioni, in queste ore, sono sempre di più i comuni delle regioni del Nord che stanno rispedendo al mittente le minacce di Roberto Maroni. (ec)