8 giugno 2015 ore: 15:31
Immigrazione

Accoglienza migranti, ricetta di Asgi per evitare che "qualcuno si tiri indietro"

Il sistema Sprar è ancora un "castello di sabbia", perchè i posti sono assegnati ai comuni solo su base volontaria, senza un reale coordinamento nazionale. L'associazione di giuristi propone una norma più coraggiosa
Immigrati a terra in attesa di accoglienza

MILANO – Costruire una normativa "per evitare che qualcuno possa tirarsi indietro". Per stroncare sul nascere qualunque levata di scudi anti immigrati, l'Associazione studi giuridici per l'immigrazione suggerisce di potenziare ulteriormente il sistema dello Sprar, una delle sperimentazioni positive di accoglienza all'italiana. Per farlo ha proposto alle Commissioni parlamentari un parere sul Decreto legislativo per recepire la direttiva europea 2013/33/EU. L'atto del Governo è in fase di discussione in Senato, da quando è stato emesso il 18 maggio. L'aggiunta fondamentale rispetto al testo in esame in Parlamento sarebbe una norma che in caso di necessità preveda "la realizzazione e la gestione dei progetti di accoglienza territoriale", integralmente finanziati dallo Stato. Su questo il testo in esame, invece, richiama ancora il bando del 2002, in cui i posti Sprar sono ancora assegnati ai Comuni solo su base volontaria, senza un reale coordinamento nazionale. Questa discrezionalità fa sì che il sistema, per quanto ben impostato, sia ancora "un castello di sabbia", come dice Gianfranco Schiavone, membro del Consiglio direttivo dell'Asgi

"Il meccanismo corretto sarebbe assegnare ai Comuni il compito di fare accoglienza, visto che sono i responsabili di erogare i servizi di prossimità, ma inseriti in un preciso quadro nazionale", è la soluzione proposta da Schiavone. Scopo di questa aggiunta normativa, come specifica Asgi al punto 15 del suo parere, è evitare "il prodursi di quegli interventi emergenziali che hanno purtroppo caratterizzato per molti anni la situazione italiana e che, specie in relazione all'accoglienza dei nuclei famigliari e delle situazioni vulnerabili". Queste condizioni di mancata accoglienza sono costate, ricorda Asgi, condanne all'Italia di fronte alla Corte europea per i diritti dell'uomo. Ciò che conta quindi è stabilire uno standard chiaro, facilmente misurabile, a livello nazionale, per chiedere poi alle amministrazioni locali di adeguarsi.

"Finora – commenta Schiavone – non c'è stata la volontà di andare fino in fondo a questo Decreto legislativo, spingendosi oltre l'impostazione degli Sprar. Credo sia un atteggiamento politicamente sciocco, perché offre ancora margine alla 'fabbrica del disordine'", ossia all'accoglienza senza criteri né standard. Eppure la stessa direttiva europea specifica che gli Stati membri devono impegnarsi per garantire ai profughi "un’adeguata qualità di vita", livello che può essere deciso solo a livello centrale. (lb)

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