Accoglienza profughi, il Cnca Veneto: "Alimentare il conflitto sociale è pericoloso"
VENEZIA - Un richiamo al senso di responsabilità di tutti, ma in particolare a chi ricopre cariche pubbliche e a chi opera nel campo dell’informazione . “A tutti chiediamo uno sforzo per superare le semplificazioni e cercare di comprendere realmente ciò che sta accendendo attorno a noi e nel mondo. chiediamo di non fermarsi a giudizi sommari e superficiali, di promuovere la coesione sociale e la solidarietà”. L’appello è del Cnca Veneto, che interviene sulla questione dell’accoglienza dei profughi e sulle molte resistenze incontrate in regione, mettendo in chiaro alcune cose.
“Ciò che stiamo vedendo in questi giorni ci preoccupa molto, perché dipinge un’Italia attraversata da moti di odio verso il diverso, oggi rappresentato dagli immigrati, anche se in fuga da guerre e devastazioni, o dai Rom che vivono ai margini delle nostre comunità – scrive il coordinamento comunità di accoglienza regionale -. Alimentare il conflitto sociale tra le fasce più deboli della popolazione e soffiare sulla lotta nell’accesso al welfare di sopravvivenza può convenire sotto il profilo del consenso elettorale, ma non aiuterà il nostro Paese a crescere e migliorare”.
Il Cnca riconosce che “la gestione degli arrivi ci trova sempre impreparati e molti dei problemi che dobbiamo affrontare sono riconducibili a carenze organizzative piuttosto che al fenomeno in sé. Usiamo i numeri per gridare ad un allarme che è solo in parte giustificato e che gli altri paesi europei faticano a comprendere, perché falsato dalla strumentalizzazione politica”.
L’Italia, dice il Cnca, è divisa tra la “paura dell’invasione” e il bisogno di manodopera straniera. “Nel 2014 sono state 64 mila le richieste di asilo a fronte di oltre 170mila ingressi via mare: ciò significa che oltre 100 mila persone hanno solo attraversato il nostro Paese per dirigersi verso altri stati. La dispersione dei profughi è la prova che il nostro mercato del lavoro è oggi poco attraente eppure necessita tuttora di manodopera straniera”.
Nonostante la paventata “invasione”, lo scorso anno sono stati necessari due decreti flussi per lavoro stagionale e non, per 30 mila persone non comunitarie. E altri 13 mila sono gli stranieri non comunitari con il primo decreto flussi del 2015. “La politica del doppio binario, in altre parole, quella che ci fa dire e fare cose opposte, che ci fa gridare all’invasione e promuovere gli ingressi, appare oggi sempre più inadatta e pericolosa, vero elemento di immaturità e inadeguatezza della nostra classe politica”, conclude il Cnca.