27 marzo 2014 ore: 15:40
Immigrazione

Accoglienza rifugiati, Caritas Italiana: “Inadeguati i ministeri preposti”

Il responsabile dell’Ufficio immigrazione denuncia: “Registriamo purtroppo una incapacità di strutturare un sistema nazionale di accoglienza credibile”
Profughi siriani, rifugiati

ROMA – “Sono 8 mesi che richiamiamo pubblicamente l’attenzione sul fatto che sono migliaia le persone pronte a lasciare le coste libiche per raggiungere l’Italia e quando questo puntualmente accade, l’unica risposta che si è in grado di dare è la solita richiesta: ci servono posti in accoglienza”. A lamentare una “sostanziale inadeguatezza dei dicasteri preposti” all’accoglienza dei migranti è Oliviero Forti, responsabile dell'Ufficio Immigrazione della Caritas durante la presentazione del Rapporto 2014 del Centro internazionale di studi sulla famiglia tenutasi ieri al Senato. Per Forti, i flussi degli ultimi giorni provenienti dal Mediterraneo sono una “situazione che ormai si ripete con una preoccupante ciclicità e a fronte della quale registriamo purtroppo una incapacità di strutturare un sistema nazionale di accoglienza credibile”.

Dovere dell’accoglienza che, secondo Forti, “nei fatti continua ad essere attraversato da correnti sotterranee, più o meno consce, di rifiuto verso lo straniero e verso il ‘non cittadino’” e a cui si aggiunge la fragilità degli enti territoriali “in quanto sottodimensionati per affrontare seriamente questa sfida e soprattutto non sostenuti politicamente e quindi loro stessi vittime di un meccanismo a dir poco incomprensibile”. Per Forti, “è sotto gli occhi di tutti quanto avvenuto con l’emergenza Nord Africa nel 2011, quando l’accoglienza istituzionale è andata immediatamente in default e solo l’intervento degli organismi umanitari e di terzo settore ha evitato il peggio”. Un quadro “poco confortante che si sta ripresentando in questi giorni, tale e quale al passato e a cui stiamo rispondendo nella stessa identica maniera, attivando accoglienze in emergenza con la messa a disposizione di posti per coloro che sbarcando ad Augusta o a Porto Palo. E come nel passato il tutto avviene dalla mattina alla sera, con una richiesta della locale prefettura alla Caritas”.

Un cambio di rotta, quindi, è l’unica strada possibile, ha spiegato Forti. “E’ quanto mai indispensabile definire forme di collaborazione stabile tra le istituzioni nazionali, locali e i principali organismi umanitari direttamente coinvolti nell’accoglienza – ha spiegato Forti - per pianificare gli interventi ed evitare così l’accoglienza in emergenza”. Occorre, poi, investire in nuove forme di accoglienza, “come quella da noi sperimentata nel corso di quest’anno e denominata Rifugiato a casa mia”, ha aggiunto Forti, raccontando del progetto sperimentale di accoglienza di richiedenti protezione internazionale o di rifugiati presso le famiglie, attivato presso il circuito delle Caritas diocesane. Per il responsabile dell'Ufficio Immigrazione della Caritas, il futuro dell’asilo, sia in Italia che in Europa, “dovrà passare inevitabilmente attraverso una seria revisione degli strumenti giuridici e normativi – ha osservato Forti -, soprattutto di matrice comunitaria, a partire dal famigerato Regolamento di Dublino, ma anche attraverso sistemi di accoglienza e tutela che vedano uno spiccato protagonismo dei territori capaci, in questi anni, di sperimentare buone prassi a beneficio non solo dei protetti umanitari, ma di tutta la comunità di accoglienza”. 

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