Accoglienza, Tripodi (Rosarno): il ''no'' dei comuni a 30 immigrati in più fa ridere
ROMA - "Le polemiche di alcuni Comuni che non vogliono 30 o 40 migranti in piu'' mi fanno ridere... Noi abbiamo una presenza costante di 2.000 persone su 15.000 abitanti". Elisabetta Tripodi è stata, fino a pochi giorni fa, il sindaco del comune calabrese di Rosarno dal dicembre del 2010, "il primo sindaco eletto dopo la rivolta, con un Comune commissariato per mafia". E ora che la questione migranti è di nuovo sulle prime pagine dei giornali per lo scontro tra Lega e governo sulla disponibilita'' all''accoglienza da parte dei comuni, Elisabetta Tripodi porta la sua esperienza in Commissione Affari Costituzionali del Senato. "Siamo stati definiti come una citta'' razzista- dice l''ormai ex sindaco, decaduto per le dimissioni della sua maggioranza- Ci è stato detto che dovevamo farcela da soli, in un contesto difficile per la pervasivià della criminalità organizzata. La verità è' che faceva comodo tenere la clandestinià al sud, dove le regole sono meno certe. Ci sono altri problemi e ci si bada meno, è questo l'errore che ha creato mille Rosarno. E ci siamo avvantaggiati della manodopera a basso costo". La paga è di 25 euro a giornata, o 1 euro a cassetta, ovviamente in nero, sulla quale grava poi il fenomeno del caporalato e dello sfruttamento del lavoro nero. A Rosarno l'immigrazione è cominciata alla fine degli anni 90, quando c'era una forte domanda di braccia per raccogliere le arance. Ed è esplosa come questione nazionale quando tra il 7 e il 9 gennaio 2010, dopo il ferimento di due immigrati africani da parte di sconosciuti con una carabina ad aria compressa, si scateno'' una rivolta urbana che coinvolse le forze dell''ordine, i cittadini e immigrati. Ora però il contesto di migrazione è notevolmente cambiato: "Una volta che sbarcano, tendono a non farsi identificare- spiega Tripodi- Vorrebbero andare all''estero per chiedere asilo, senza restare bloccati nei Cara italiani. La clandestinita'' è un falso problema, i nostri censimenti ci dicono che l''80% dei presenti nei campi ha un permesso di soggiorno. Il problema e'' quando il permesso lo perdono... Nel corso negli anni è cambiata la provenienza. Ora, a quella africana si è aggiunta l'immigrazione dell'Est Europa, sopratutto bulgari di etnia rom. La rivolta non ha insegnato nulla. La Legge Rosarno non ha dato i risultati sperati: venivano incentivati gli immigrati che denunciavano gli sfruttatori, ma i numeri sono bassissimi. Ci hanno lasciati soli. Abbiamo provato ad evitare forme di contrasto con la popolazione, evitando i ghetti. Ma siamo in un territorio difficile: ad esempio la ditta che aveva vinto l'appalto per un centro d'accoglienza è coinvolta in questioni di mafia, e si avvia al fallimento. L'opera che potrebbe ospitare 150 minori non accompagnati rischia di restare incompleta". Per la Tripodi bisogna "agire sul piano culturale per eliminare il lavoro nero. Il vero problema è lo sfruttamento della manodopera illegale. Finchè ci sarà' un''economia povera e depressa, chi offre braccia a prezzi stracciati trova sbocco. Ma con i costi dell'agricoltura non è possibile lavorare nei campi a dei salari umani. Gli immigrati prendevano il lavoro che gli italiani non vogliono fare, ma ora che c'è crisi gli italiani tornano e trovano la concorrenza degli immigrati". (DIRE)