20 aprile 2016 ore: 15:19
Immigrazione

Accordo Ue-Turchia, la Commissione: "Già colpito il business dei trafficanti"

Secondo l'esecutivo comunitario, a un mese dall'entrata in vigore dell'intesa, è fortemente calato il numero di migranti che attraversano l'Egeo. Finora sono stati rimandati in Turchia 325 migranti, mentre 103 rifugiati sono stati reinsediati in Europa. Avramopoulos: “Fatti progressi, ma siamo ancora all'inizio del lavoro”
Turchia-UE

BRUXELLES - Il lavoro è solo all'inizio, ma le cose cominciano a funzionare nella messa in atto dell'accordo stretto tra Unione europea e Turchia per fermare l'immigrazione irregolare attraverso l'Egeo. La valutazione è della Commissione europea che oggi ha presentato il primo report su come stanno andando le cose dallo scorso 4 aprile, quando è entrato in vigore il meccanismo che dovrebbe riportare sistematicamente in Turchia tutti i migranti sbarcati sulle coste elleniche e reinsediare, in cambio, rifugiati siriani negli Stati europei. Da allora, fa i conti l'esecutivo comunitario, sono stati riportati in Turchia in tutto 325 migranti, mentre i rifugiati siriani accolti in Europa sono stati 103.

- “Sono felice di dire che dei progressi sono stati fatti” ma “siamo ancora all'inizio del lavoro”, commenta il commissario europeo per l'Immigrazione, Dimitris Avramopoulos. “Abbiamo già osservato una forte diminuzione dei migranti che attraversano l'Egeo e questo significa che il business dei trafficanti è già stato colpito”, esulta Avramopoulos. “Anche se abbiamo visto buoni progressi nelle fasi iniziali, la Commissione rimane impegnata per assicurare la completa e tempestiva messa in atto di tutti gli elementi dell'accordo tra Ue e Turchia, inclusi i progetti per i rifugiati siriani in Turchia, la liberalizzazione dei visti e il rispetto delle leggi europee e internazionali”, garantisce il vicepresidente dell'esecutivo comunitario, Frans Timmermans.

Tra i migranti rimandati dalla Grecia verso la Turchia, non ci sono però stati, fino a questo momento, richiedenti asilo siriani. Saranno questi i casi più delicati, perché le loro domande dovranno essere singolarmente trattate in Grecia, per rispettare i principi sanciti dalla Convenzione di Ginevra, ma dovrebbero poi essere giudicate inammissibili perché ora la Turchia è considerata come paese sicuro che può fornire protezione sufficiente. Per rendere possibile questo processo, assicura Avramopoulos, “le autorità greche hanno messo in atto tutte le necessarie disposizioni legali e operative” e anche la Turchia ha modificato la propria legislazione per assicurare protezione ai cittadini siriani, protezione che fino ad ora non era garantita. Ma “siamo in contatto permanente con il governo turco per fare sì che siano messe in atto anche tutele per i non siriani”, fa sapere il commissario.    

Per rendere possibili le operazioni, Frontex, l'agenzia europea per il controllo delle frontiere, ha inviato sulle isole greche 318 ufficiali per accompagnare i viaggi di ritorno e 21 esperti di riammissioni. Negli hotspot greci sono al lavoro anche 25 ufficiali di collegamento turchi, mentre cinque ufficiali greci sono stati inviati in Turchia.  

In cambio dell'aiuto sui migranti, l'Ue si impegna a portare avanti, come promesso ad Ankara, il processo per la liberalizzazione dei visti. Il prossimo 4 maggio, l'esecutivo comunitario presenterà il terzo report sui progressi compiuti dalla Turchia per mettersi in linea con i requisiti necessari a consentire questo passo e se la valutazione sarà positiva, il rapporto sarà accompagnato da una proposta legislativa per inserire la Turchia nella lista dei paesi che beneficiano dell'esenzione dei visti già da giugno 2016. Intanto si accelera anche l'esborso dei fondi promessi da Bruxelles ad Ankara per l'accoglienza dei migranti nei campi turchi: finora 16 Stati membri si sono impegnati a versare in tutto 1,61 miliardi, oltre al miliardo che sarà messo a disposizione dal bilancio europeo. 

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