Accusato di aver provocato 50 tumori, presiede l’Airc da 8 anni
MILANO - Si apre oggi il terzo processo contro la Pirelli per l'esposizione all'amianto degli operai che lavoravano negli stabilimenti milanesi di viale Sarca e via Ripamonti. Cinque i nuovi casi portati in tribunale dal pubblico ministero Maurizio Ascione, che rappresenta l'accusa anche per gli altri due processi in corso. Imputati sono sempre gli stessi 10 dirigenti della Pirelli, membri del consiglio di amministrazione negli anni che vanno dal 1979 al 1989. Tra questi anche Piero Sierra, 79 anni, che dal 2005 è presidente dell'Associazione italiana per la ricerca sul cancro (Airc), oltre che essere ancora presente nel consiglio di amministrazione delle principali sedi Pirelli nel mondo. I dirigenti sotto accusa devono rispondere di lesioni e omicidio colposo, per non aver adottato sistemi di prevenzione e di protezione dei dipendenti dalle esposizioni alle fibre di amianto.
Complessivamente gli operai deceduti o malati, che sono al centro dell'inchiesta che ha portato nel tempo all'apertura di tre processi, sono 50. Si sono costituiti parte civile, oltre che gli operai o i loro familiari, anche Regione Lombardia, Asl di Milano, Inail, Cgil, Medicina Democratica, Associazione esposti amianto e il "Comitato per la difesa della salute nei luoghi di lavoro e nel territorio" di Sesto S. Giovanni.
box Dei 50 operai, 39 sono morti e tra questi 35 per mesotelioma pleurico, tumore che, come si legge proprio sul sito dell'Airc, è causato principalmente dall'esposizione all'amianto. La Pirelli per i 22 dei 24 casi trattati dal primo processo (iniziato nel 2012), ha già provveduto ad un risarcimento dei danni ai famigliari degli operai, che pertanto hanno ritirato la loro costituzione di parte civile (le cifre non sono state rese note). Danni risarciti anche alla Regione Lombardia, per un ammontare medio di 25mila euro per paziente, a titolo di rimborso per le spese sostenute dal sistema sanitario per curarli. Per il secondo processo, iniziato il 26 novembre scorso, sono già in corso alcune trattative tra i legali dei familiari e della Pirelli.
Negli stabilimenti della Pirelli, secondo un rapporto dell'Asl di Milano stilato nel 2006, l'amianto fino alla fine degli anni '80 era usato per coibentare tubi e macchinari ed era presente anche in un talco utilizzato nella produzione dei cavi. Dopo che l'amianto è stato dichiarato fuori legge, nel 1992, la Pirelli ha avviato 130 cantieri di bonifica negli stabilimenti. E la difesa sostiene che sono sempre state adottate tutte le misure di prevenzione, adeguate alle conoscenze tecniche di quegli anni. Saranno i giudici a stabilire se così è stato. (dp)
Su RS, l’agenzia giornalistica di Redattore sociale, la risposta dell’Airc che difende il suo presidente.