30 ottobre 2017 ore: 11:58
Disabilità

Adozioni speciali, “non esistono genitori di serie B”: parola di “Mamme matte”

L’associazione, che si occupa anche di trovare genitori affidatari e adottivi per bambini con disabilità, scrive una lettera aperta sul caso della neonata con sindrome di Down affidata a un single: “Notizia riportata in modo fuorviante: quel papà non è un genitore di serie B”
Adozione per i bimbi affidati

ROMA – Non è un genitore “di serie B”, quello che ha scelto di prendersi cura della neonata con sindrome di Down lasciata in ospedale dalla donna che l’aveva partorita: ci tiene a precisarlo, dopo una riflessione durata alcune settimane, l’associazione M’aMa-Dalla parte dei bambini, formata da mamme volontarie impegnate ogni giorno a trovare una famiglia o un genitore per ogni bambino che ne abbia bisogno. Inclusi i bambini con disabilità, spesso condannati a crescere in istituto o in casa famiglia, perché non è così facile trovare chi sia disposto a prendersene cura come se fosse un figlio. 

“Nelle ultime settimane si è parlato molto di una bimba con sindrome di Down adottata da un padre single dopo aver ricevuto sette rifiuti da coppie contattate dal tribunale di riferimento – scrive oggi l’associazione - Prima di dire la nostra, abbiamo volutamente lasciato passare qualche giorno per far ‘stemperare gli animi’ e affrontare il tema con la serenità che spetta all’argomento. La notizia, la sua diffusione e la modalità con cui è stata veicolata – affermano le mamme volontarie - ci hanno lasciato perplesse, seppur molto contente che la bimba oggi abbia un papà. Noi quotidianamente, come associazione M’aMa-Dalla Parte dei Bambini, lavoriamo perché sia rispettato il diritto di ogni minore di crescere in una famiglia. Famiglia che, se non dovesse essere la propria di origine, sia la più idonea a soddisfare i suoi bisogni: omogenitoriale, omosessuale o la più tradizionale delle tradizionali”. 

E l’associazione, seppur soltanto con le forze del volontariato, riesce piuttosto efficacemente a raggiungere il proprio scopo, visto che da marzo 2016 ha contribuito, in collaborazione con Servizi sociali e Tribunali per i Minorenni, a far crescere in famiglia 45 minori con bisogni speciali. Minori che non sempre sono stati affidati a coppie “tradizionali”, ma più volte anche a single. Ben conoscendo questa realtà. Dunque, l’associazione ritiene che “scrivere che la bambina abbia un papà dopo sette rifiuti di coppie ‘normali’ rischia di far passare un messaggio fuorviante, forse più corrispondente all’immaginario collettivo che alla realtà che noi operatrici del settore viviamo affiancando e sostenendo single e famiglie che decidono di aprire la loro casa e le loro braccia a bambini con bisogni speciali. Crediamo non debba passare questo messaggio – affermano - Un single non è un genitore di serie B. Così come un bambino con la sindrome di down non è una persona di serie B. Non può passare per noi quindi la notizia che esista una genitorialità di serie B e che la piccola protagonista degli scorsi giorni si sia dovuta ‘accontentare’, perché non voluta da ‘coppie normali’. Perché, come recita un nostro progetto, le famiglie ci sono, basta ritrovarle, formarle, sostenerle, ascoltarle”. 

L’associazione ha infatti tra le sue attività principali proprio la ricerca di famiglie per bimbi con diverse disabilità o difficoltà, ricorrendo anche al metodo degli “appelli” attraverso i social per reperire famiglie (single e coppie, formati o nella volontà di farlo), “sempre garantendo la privacy e il rispetto dei minori – assicura l’associazione - Cerchiamo di supplire alla mancanza di un vero e proprio database nazionale, capace di mettere in comunicazione i nuclei familiari disponibili (affidatari e adottivi) con gli enti che si occupano della loro collocazione (tribunali, servizi sociali, comunità...con i quali collaboriamo). La nostra è una piccola realtà, siamo un gruppo di mamme volontarie adottive o affidatarie e professioniste del sociale: ognuna di noi ha sperimentato in prima persona l’accoglienza speciale e abbiamo deciso di non restare a guardare tutto ciò che non funziona nel mondo dell’accoglienza, ma ci siamo rimboccate le maniche unendo cuore e professionalità e cercando di fare la differenza ogni giorno, cercando e sostenendo un numero sempre maggiore di famiglie pronte all’accoglienza. Ci chiamano Mamme Matte (e ci piace) – concludono - perché ci prendiamo a cuore la storia di ogni bambino di cui siamo a conoscenza e cerchiamo in lungo e in largo una famiglia per lui, famiglia che poi viene valutata da chi ha in carico il minore”. In forza di questo impegno e di questa competenza ormai acquisita, le “Mamme Matte” hanno deciso di intervenire nel dibattito suscitato dal caso della neonata di Napoli, prima che la notizia fosse del tutto archiviata. E sempre in difesa del diritto di ciascun bambino all’affetto e al calore di una famiglia. (cl)

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